Giudicato da molti come l’evento migliore e vera sorpresa della 16. Mostra Internazionale di Architettura, in corso fino al 25 novembre a Venezia, “Vatican Chapels” è una rassegna coinvolgente sotto vari punti di vista: sia per la particolarità e l’importanza del tema, sia poiché riunisce in uno spazio circoscritto le 10 opere – variazioni sul tema della “cappella nel bosco”, architettura iconica progettata, a partire dal 1918, da Gunnar Asplund al Skogskyrkogården di Stoccolma – di altrettanti rinomati progettisti internazionali, sia per la sua localizzazione, lontana dalla gaia confusione del resto dei padiglioni veneziani.
Andrew Berman, cappella per “Vatican Chapels”, 2018. Foto di Alessandra Chemollo.
(cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)
Ed è così che si presenta al grande pubblico il Padiglione della Santa Sede, all’esordio alla Biennale Architettura: come un vasto e interessantissimo padiglione diffuso, formato da 10 cappelle (più una, dedicata allo spazio espositivo) collocate all’interno del bosco di pini della fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio Maggiore.
Ricardo Flores & Eva Prats, cappella per “Vatican Chapels”, 2018. Foto di Alessandra Chemollo.
(cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)
L’intero progetto “Vatican Chapels” è stato coordinato da Francesco Dal Co, professore e direttore di “Casabella”, e da Micol Forti, direttrice della sezione di Arte moderna e contemporanea dei Musei Vaticani, oltre che promosso dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e Commissario del Padiglione.
Norman Foster, cappella per “Vatican Chapels”, 2018. Foto di Alessandra Chemollo.
(cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)
Le 10 cappelle – progettate rispettivamente da Andrew Berman, Francesco Cellini, Javier Corvalàn Espínola, Ricardo Flores & Eva Prats, Norman Foster, Terunobu Fujimori, Sean Godsell, Carla Juaçaba, Smiljan Radic Clarke, Eduardo Souto de Moura – “non sono chiese consacrate, piuttosto punti di orientamento nel labirinto della vita. In molte, anche se non era stato richiesto, ricorre il simbolo della croce, in tutte ci sono invece l’altare e il leggio”, afferma Dal Co.
Carla Juaçaba, cappella per “Vatican Chapels”, 2018. Foto di Alessandra Chemollo.
(cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)
Per la realizzazione delle cappelle sono stati impiegati materiali quali pietra, ceramica, acciaio, legno e calcestruzzo, prestando attenzione anche alla possibilità che siano smontate e riciclate dopo l’esposizione.
Eduardo Souto de Moura, cappella per “Vatican Chapels”, 2018. Foto: BF/weArch.
(cliccare sull’immagine per consultare la galleria fotografica)
“Vatican Chapels” è accompagnata da un’undicesima piccola costruzione, chiamata Padiglione Asplund e progettata da Francesco Magnani e Traudy Pelzel, che espone vario materiale iconografico (disegni originali, documenti, modelli) relativo alla Cappella nel bosco di Gunnar Asplund.