Mario Asnago e Claudio Vender, Cappella funeraria Pallavicini, 1938
Vigevano, cimitero comunale, viale del cimitero 18
Una piccola architettura che comunica la sua essenza unicamente attraverso la luce e il vuoto bianco dello spazio interno; esternamente può essere considerata una sorta di modello in scala ridotta di un edificio, un volume stereometrico segnato da vetrate centrali a tutt’altezza sui due fronti principali tra pareti rivestite esternamente da lastre in pietra serena.
Il nome della famiglia Pallavicini inciso a lato sulla pietra è in posizione asimmetrica.
Un esile serramento vetrato e un telaio a cornice di un grigliato metallico ortogonale in tondini di ferro disegnano due grandi croci bianche sovrapposte.
Foto dell’autore.
Foto dell’autore.
L’esile sporgenza della piccola gronda a sezione quadrata definisce il coronamento mentre il basamento compone una pedana con due sottili aiuole a cespugli e caratterizza il fronte principale.
Se confrontiamo le cappelle funerarie di Asnago e Vender notiamo che sono in genere costituite da prismi puri con bucature vetrate composte da spazio e luce: la cappella Colombo a Cantù del 1934, la Marelli a Cantù del 1936, l’edicola Ambrogio Strada a Cesano Maderno del 1936, la cappella Ricevuti al Cimitero Monumentale di Milano del 1937, la cappella Boretto a Rancate in forma di belvedere con portichetto e bucature lungo tutti i prospetti.