Ignazio Gardella, Casa del viticultore, ex Barbieri, 1944-47
Castana, Canneto Pavese, Località Rambotta, strada provinciale 45
La celebre casa ex Barbieri detta “del viticultore”, progettata nel 1944-47, costituisce uno dei primi esempi di architettura “neorealista” ed è ancora conservata nonostante alcuni maldestri interventi. Il progetto è senza dubbio debitore delle ricerche sull’architettura rurale di Pagano e prelude al tema delle preesistenze ambientali introdotto da Ernesto Nathan Rogers. La copertura a falde, le dimensioni delle finestre, l’adozione di ante in legno, il parapetto in ferro del balcone, la muratura portante, sono legati a questa scelta.
La casa ospita al piano terra locali relativi all’attività del committente mentre l’alloggio è al primo livello.
Due prime soluzioni di progetto precedono il progetto definitivo; una di queste prevede il salone principale al primo livello in posizione non centrale, sempre proiettato verso l’esterno dalla terrazza, oltre a una scala esterna di accesso all’alloggio.
La soluzione finale definisce una pianta a “L” con salone centrale prolungato da una terrazza aggettante e un camino a lato della vetrata; il salone divide l’ala che ospita la cucina e il vano scala dalle camere con servizio igienico.
Il taglio centrale del prospetto principale verso valle comprende la loggia di ingresso al piano terra, la terrazza e la vetrata superiore del salone.
Da: A. Samonà, Ignazio Gardella e il professionismo italiano, Officina, Roma, 1981.
L’edificio ha un tetto a due falde a impluvio asimmetriche con la porzione maggiore verso valle così che lo spazio del soggiorno si apre verso l’esterno.
Di rilievo la soluzione a coronamento: le sottili travi lignee sono rastremate, sporgono dalla facciata e sono collocate lungo una fascia in sottosquadro rispetto all’intonaco della facciata stessa.
Possiamo riscontrare analogie della villa con le “casette per artigiani e operai” in Sicilia progettate da Franco Albini nel medesimo periodo o con le casette operaie progettate da Albini per il quartiere F.A.M. Vanzetti a Milano nel 1944.
Gardella riesce quindi con questo piccolo edificio a effettuare una rilettura dell’architettura rurale componendola con la lezione del Movimento Moderno in una sintesi spaziale, materica, tipologica e di rapporto con il contesto.
Come già accennato, la casa è conservata nonostante alcune superfetazioni nel retro, la sostituzione di alcuni serramenti, l’eliminazione degli scuri alle finestre e l’aggiunta di una zoccolatura in lastre di pietra irregolari alla base.