Guglielmo Mozzoni, Piscina coperta comunale, 1984
Bereguardo, via Ada Negri
Perpendicolarmente al blocco delle scuole precedentemente descritte e a margine del terreno verso ovest, la delimitazione dell’abitato è proseguita dal complesso della piscina coperta, ancora definita da una fascia basamentale continua con grandi coperture piramidali (in coppi originariamente, ora sostituiti da altro materiale).
Il grande rettangolo in pianta è costituito, oltre che da uno spazio centrale delle piscine, da una piastra a “L”: a nord, verso la scuola, ospita gli ingressi, gli spogliatoi, i servizi e gli uffici distribuiti da un corridoio centrale; a ovest prosegue con altri locali, un secondo ingresso, è interrotta dall’appoggio su contrafforti delle grandi travi della copertura – corrispondenti alla tribuna – ed è conclusa da un’ultima porzione con locali tecnici e centrale termica segnati in angolo da un grande comignolo tronco-piramidale.
Foto dell’autore.
Il perimetro della piastra è cieco e unitario bucato solo dagli ingressi con aggetto superiore e dai vuoti di piccoli patii. La luce all’interno arriva mediante una serie di lucernari che bucano la copertura piana. La fascia muraria a perimetro prosegue anche verso sud, piena con due bucature ad arco, quasi un fortilizio.
A est e a ovest il perimetro è svuotato da muri bassi, i contrafforti sui quali sono appoggiate le grandi travi lamellari accoppiate che sorreggono la vasta copertura composta da due porzioni congiunte a falde; i vuoti corrispondono all’alternanza di tramezzi e di grandi vetrate. Tiranti metallici incrociati legano le travi lignee. La copertura corrisponde alla vasca principale e a quella per i bambini.
La soluzione iniziale della copertura prevede una sorta di grande tendone sorretto da tiranti appesi a piloni mentre la struttura è in seguito eseguita con travi lamellari di 35 metri di luce.
Da: G. Mozzoni, cit.
“Che bisogno c’era di fare una piscina proprio a due passi dal Ticino? Ma effettivamente il bisogno c’era: era il bisogno di avere dei contributi che poi il Sindaco avrebbe usato in modo che a un certo punto soldi non ce ne furono più e la piscina si fermò per anni e anni, fin tanto che furono trovati altri contributi e adesso la piscina c’è e la gente invece di andare a fare il bagno all’aria aperta in pieno Ticino, va lì tra le mattonelle e l’aria condizionata” (da: G. Mozzoni, L’architetto Mozzoni, cit., p. 245).