Nell’ambito del ciclo “Milano città d’acque”, la Fondazione Carlo Perini organizza il convegno conclusivo “Milano, la riscoperta dell’acqua: da Leonardo a oggi”.
L’incontro formativo gratuito – promosso con il patrocinio del Comune di Milano – Assessorato alla Partecipazione e del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, con la partecipazione dell’Assessore al Territorio della Regione Lombardia, e in collaborazione con la Fondazione Cariplo e la Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti PPC – si terrà sabato 15 giugno 2019, presso l’Acquario Civico di Milano, viale Gadio 2; registrazione dei partecipanti dalle ore 9.30.
Per parteciparvi è obbligatoria l’iscrizione sulla piattaforma Im@teria del CNAPPC, ricercando il convegno tra gli eventi frontali accreditati dalla Consulta Regionale Lombarda degli OAPPC.
La partecipazione, gratuita, darà diritto agli architetti iscritti a 4 crediti formativi professionali.
Leonardo da Vinci, Pianta e veduta prospettica di Milano (ca. 1507-1510), Milano, Veneranda Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana, Codice Atlantico, f. 199 verso.
Motivazioni del Progetto “Milano, la riscoperta dell’acqua: da Leonardo a oggi”
L’acqua è un bene prezioso di cui la Lombardia è ricca. Le civiltà che nei secoli popolarono la nostra terra compresero questa peculiarità del territorio e ne sfruttarono le risorse per sviluppare gli insediamenti e le attività economiche. Il risultato di un tale lavoro, durato 700 anni, fu la costruzione di una mirabile rete idrografica costituita da canali e corsi d’acqua naturali che innervavano tutto il territorio agricolo e collegavano le città. Durante il Rinascimento uomini d’ingegno come lo stesso Leonardo da Vinci, ammirarono questo prodigioso disegno ingegneristico e si adoperarono al fine di perfezionarlo. La rete dei Navigli crebbe fino al XIX secolo e configurò il sistema complesso formato da Naviglio Grande, Naviglio del Martesana, Cerchia interna di Milano, Naviglio di Bereguardo, Naviglio Pavese, Naviglio di Bereguardo e da altri canali irrigui, tra cui il Villoresi. Nonostante alcuni interventi di cancellazione parziale, avvenuti nel corso dell’ultimo secolo, abbiano posto in secondo piano la funzione dei Navigli, oggi si assiste a un rinnovato interesse per le vie d’acqua con molteplici finalità per il turismo, la mobilità dolce, lo sport, il miglioramento paesaggistico e la valorizzazione dei beni storico ambientali, come dimostra il grande successo di pubblico del progetto di recupero e riqualificazione della Darsena di Milano, che nel 2015 ha ridato vita a un luogo urbano e metropolitano, prima lasciato al degrado e all’abbandono. Si percepisce allora l’importanza di conservare alcune strutture territoriali e valorizzare il patrimonio storico culturale rappresentato dalle diverse forme di paesaggio createsi intorno ai corsi d’acqua, non solo per salvaguardare la memoria storica ma anche per creare nuovi scenari di rigenerazione urbana e territoriale. In questa direzione si collocano le iniziative promosse da Regione Lombardia che, nell’ultimo decennio ha avviato la riorganizzazione e la rivitalizzazione del sistema delle idrovie lombarde, culminato nel “Progetto integrato d’Area per la realizzazione di un programma di interventi infrastrutturali e di valorizzazione turistica, ambientale e culturale del Sistema dei Navigli e delle Vie d’acqua lombarde in vista di Expo 2015”. Inoltre, dal 2012, l’Amministrazione comunale di Milano sta portando avanti il Progetto di riapertura integrale della Cerchia dei Navigli Interni di Milano, con l’intento di riconnettere, in un unico insieme i due sottosistemi formati da: Lago Maggiore – Darsena di Milano e Lago di Como – Naviglio Martesana – Milano, prefigurando un vasto impianto di infrastrutturazione regionale sostenibile.
I Navigli interni di Milano furono chiusi quasi un secolo fa per ragioni di ordine economico e urbanistico, riferibili a quel momento storico che tendeva verso la motorizzazione come strumento dello sviluppo. Oggi la realtà è cambiata e la conversione ecologica, che già coinvolge alcune grandi metropoli del terzo millennio, come Milano, richiede interventi sostenibili di miglioramento urbano e metropolitano: la costruzione di una nuova mobilità a scopo turistico e per trasporto, la navigabilità delle vie d’acqua, lo sviluppo della ciclo-pedonalità, l’incremento delle aree verdi, Il miglioramento paesaggistico delle aree urbane e la valorizzazione dei beni storico culturali presenti, le forme di risparmio energetico legato allo sfruttamento dell’acqua dei corsi d’acqua sotterranei, la tutela della qualità dell’acqua per una migliore agricoltura.
Tratto C: via Francesco Sforza direzione centro ©Comune di Milano, Progetto Navigli.
Il ciclo “Milano città d’acque” della Fondazione Carlo Perini
La finalità del progetto “Milano città d’acque” è stata quella di indagare sull’evoluzione del rapporto dell’uomo con l’acqua nel territorio dell’area milanese e lombarda, prestando attenzione agli aspetti storici di costruzione della rete idrografica. Gli interventi territoriali presi in considerazione interessano Milano e l’area della Città Metropolitana di Milano, racchiusa tra i fiumi Ticino a ovest e Adda a est, iniziati nel XII secolo circa e protrattisi per circa settecento anni. Di queste grandi opere si sono analizzate le funzioni relativamente al ruolo dell’acqua per l’agricoltura, la difesa, il trasporto di merci e la navigazione, la produzione d’energia. Si è approfondita la conoscenza del lavoro compiuto dall’uomo per incanalare e gestire le acque superficiali e sotterranee della pianura padana. Sono state studiate le tappe della realizzazione delle opere idrauliche dal punto di vista tecnico ed economico e del loro impatto sulla trasformazione del paesaggio, il contributo di Leonardo al miglioramento del sistema idraulico milanese e lo studio delle conche. In relazione a questi campi di indagine, il lavoro si è articolato in una presentazione di studi svolti da diversi esperti che hanno offerto una panoramica storica sulla costruzione di navigli e canali dal medioevo ad oggi. Gli studi già presentati possono essere distinti in due parti: i navigli che interessano propriamente la città di Milano e quelli che lambiscono il territorio extra urbano, metropolitano e regionale. Nel corso degli incontri, ci si è soffermati sull’importanza dell’acqua come forza motrice e sull’impulso che tale elemento naturale ha dato allo sviluppo economico del Milanese e di tutta la Lombardia, sia anticamente, quando l’acqua muoveva i numerosi mulini, folle, torchi disseminati in tutta l’area considerata, sia nell’era dello sviluppo industriale. Ne risulta un quadro di grandi interventi che fanno comprendere quella che poteva essere il ruolo della risorsa acqua e la forma del territorio milanese, quasi fino al secondo dopoguerra. Parallelamente diventano di chiara lettura i successivi cambiamenti intervenuti nel paesaggio agrario e urbano determinatisi in seguito allo sviluppo dell’urbanizzazione, alle diverse scelte in tema di mobilità e trasporti, alla chiusura dei navigli a Milano e infine alla perdita di importanza e al progressivo abbandono delle vie d’acqua. Rispetto al degrado dei corsi d’acqua, si deve anche considerare la grave compromissione della rete idrica prodotta dall’inquinamento industriale e antropico non controllato.
L’intento di questo Convegno conclusivo del Ciclo “Milano città d’acque”, in coincidenza con il 500° Leonardesco, è quello di entrare nuovamente nel merito degli argomenti trattati, in funzione della questione della valorizzazione delle vie d’acqua lombarde e della riapertura dei Navigli milanesi.
Vista dai Bastioni verso via San Marco (Simulazione fotorealistica di Simone Carzaniga per MM SpA).