Questo mio libro ha origine dalle riflessioni e dagli studi di circa 30 anni fa, in cui sondavo la relazione tra spazio costruito e spazio aperto, parchi e giardini, che, probabilmente, in quegli anni rappresentava una tra le prime ricerche su questo tema condotta al Politecnico di Milano. Poi i Libri pubblicati in questi ultimi anni con la casa editrice Rupe Mutevole, romanzi e testi con poesie e fotografie, hanno sviluppato questa mia passione.
Nella mia pratica progettuale mi occupo anche di questo rapporto indissolubile tra Spazio e Natura.
Desidero unire teoria e pratica ed il progetto di paesaggio. È il primo libro di una serie di libri che affronteranno il tema del rapporto tra architettura e natura che terminerà con progetti contemporanei. Infatti affronterò la relazione in opere di architetti come Álvaro Siza, del mio maestro Umberto Riva, in Le Corbusier e F. Lloyd Wright, per citarne alcuni più conosciuti.
La mia Aspirazione: che questa relazione tra Architettura e Natura si instauri all’interno dello spazio pubblico e di convivialità comune, come è lo spazio dei giardini, dei parchi e delle piazze, e di altri contesti urbani e non urbani.
Nel libro Architettura e Natura il tentativo è quello di legare la costruzione dei giardini Storici al periodo culturale in cui nascono, un periodo che è segnato in letteratura dalle poesie di Holderlin, di Leopardi e di altri grandi Autori, e nell’arte dalle pitture impressioniste, e ancor prima dai quadri di Turner, in cui il rapporto con la Natura diventa un rapporto di tipo potremmo dire “Mitico” e di Stupefazione. Lo stesso rapporto soggiace alla costruzione del Giardino all’Inglese.
I giardini di Villa Lante a Bagnaia (Viterbo), 1511-66.
La divulgazione e la conoscenza delle composizioni e delle sintassi spaziali, dei vocaboli specifici dell’Arte dei Giardini (siepi, fontane, catene di acqua, boschi, radure, che vengono ricomposti nei parchi e nei giardini contemporanei) sono importanti. Discipline ed arti diverse concorrono alla loro creazione.
Io ho sempre creduto in un’Opera d’Arte Totale, ho sempre cercato di praticare diverse discipline, o comunque di tenere insieme nel mio lavoro discipline diverse come Poesia, Scrittura, Fotografia, Architettura; a partire dal Bauhaus, non è più possibile pensare queste discipline artistico-scientifiche separatamente.
Inoltre, desidero essere, anche con il mio lavoro di architetto sempre molto attenta a quelle che sono le potenzialità del Sito, del Paesaggio. Attenzione al Contesto e alle caratteristiche del Paesaggio locale, cercare, in qualche modo, di ascoltare quelli che sono gli elementi che ci preesistono.
Nel mio Manifesto del Paesaggio scrissi che avere esperienza fisica dei luoghi ci permette di creare “memoria”, ed è importante compierla, quanto l’esperienza virtuale fatta attraverso i social e i media.
Inoltre, c’è un approccio di tipo etico, non solo alla mia progettazione, ma anche alla scrittura: Occuparmi dello spazio Collettivo, quegli spazi che possono creare Relazioni tra gli individui, nei quali si possa attecchire radici, abitudini… Occuparmi di quel Luogo che Le Corbusier negli anni ’50, ed altri maestri del Movimento Moderno definivano il “Cuore della città”: un Ambiente in cui sia centrale lo Spazio Collettivo.
Miriamo anche a dare una definizione di Bellezza, da trovarsi nella Relazione tra un singolo individuo e un’opera come possono essere Giardini e Parchi, Cieli Stellati, che ci danno la Sensazione di Bellezza o comunque di qualcosa che assomiglia alla Perfezione.
Design for Prospect Park in the City of Brooklyn, di Olmsted, Vaux & Co., landscape architects; J.Y. Culyer, Chief engineer, 1871.
Per me il Giardino che viene trattato nel libro, è una sorta di metafora: la metafora della vita (ne ho titolato anche un libro In un grande giardino); è molto importante pensare o cercare di pensare alla vita proprio come al fatto di esistere all’interno di un grande giardino (una grande quercia che cresce, rigogliosa è la metafora della nostra esistenza).
Mi rendo conto che ci sia una distanza tra lo spirito, appunto, del nostro tempo e quello che aveva motivato autori di ogni disciplina nell’Ottocento e all’inizio del Novecento in cui si guardava con Stupore e Stupefazione alla Natura, quasi in un atteggiamento mitico e di esaltazione, però io credo che, appunto, il tema del Sublime e della mitizzazione dello spazio naturale, possa essere ancora passibile di sviluppo.
Architetti del paesaggio come appunto per esempio Wirtz, come Desvigne, o Peter Walker, o maestri del ’900 come Jellicoe, Burle Marx, oppure il nostro paesaggista Porcinai, hanno saputo riutilizzare in modalità contemporanea quelli che sono gli elementi costitutivi dei Giardini Storici e attraverso i loro linguaggi ne hanno dato un’interpretazione. Quindi, il mio tentativo è proprio quello di cercare di attrarre il lettore del libro all’interno di questo mondo.
Spero i lettori dei miei libri mi seguano anche sui social ed anche attraverso il mio sito web che sta per arrivare, perché, sono anche abbastanza attiva in quell’ambiente, per diffondere i miei progetti e le mie idee. Come si dice: “Stay tuned”.
…Se è vero che tutto si modifica e cambia velocemente, che molto si esperisce fugacemente, in un attimo… qualcosa forse ci permette di dilatare il tempo… tutto è riassunto in una parola chiave che mi segue da molto tempo RELAZIONE, tra gli uomini, e che è l’anima dello Spazio in cui noi tutti abitiamo.
Milano, 15 maggio 2022