Giovanni Muzio, Chiesa parrocchiale di S. Maria di Caravaggio (Madonna del Caravaggio), 1956-68
Pavia, viale Camillo Golgi 39, via Rasori
La parte urbana in cui è collocata la chiesa è situata nella zona Ponte di Pietra, prima periferia della città che dal secondo dopoguerra cresce rapidamente con la realizzazione di complessi industriali ed edifici residenziali. Nel 1944 l’architetto Carlo Emilio Aschieri e l’ingegnere Eliseo Mocchi progettano una chiesa nella stessa posizione, in seguito non realizzata.
La chiesa è un complesso che, secondo gli intenti progettuali di Muzio, deve diventare un elemento di riqualificazione della periferia, una porzione vitale di città, un luogo di riferimento, il vero centro del quartiere.
Foto dell’autore.
La chiesa assume quindi il carattere di eccezione rispetto al tessuto residenziale mentre la casa parrocchiale ha caratteristiche più dimesse legate alla normalità della residenza; l’insieme di fatto costituisce un complesso di spazi, percorsi e luoghi urbani che imprime un ordine al contesto e una innegabile riconoscibilità.
I temi principali che caratterizzano i progetti di Muzio relativi agli edifici sacri nel dopoguerra sono la pianta libera e l’eccezionalità della copertura (F. Irace, Giovanni Muzio 1893-1932. Opere, Electa, Milano, 1994, p. 224). Possiamo confrontare la chiesa pavese con altri progetti quali la chiesa milanese di San Giovanni Battista alla Creta (1956-58) e del progetto per il santuario di Sant’Antonio a Bergamo (1961) e riscontrare affinità nella sezione longitudinale e nella pianta poligonale; oppure il Sant’Antonio di Bergamo, la basilica dell’Annunciazione a Nazareth (1959-69) e la grande cupola con doppia loggia.
Archivio parrocchiale.
Una prima soluzione di progetto del 1956 prevede una pianta centrale che corrisponde alla vasta cupola unitaria.
La soluzione realizzata adotta invece una pianta dal perimetro poligonale complesso, la navata libera ha la copertura inclinata longitudinalmente ritmata all’intradosso da travi reticolari.
Esternamente a perimetro troviamo volumi bassi corrispondenti alle navate laterali – definite all’interno da archi ribassati – e agli accessi secondari, l’abside e il campanile; volumi secondari che si relazionano con la scala minore del contesto adiacente.
Archivio parrocchiale.
L’edificio è interamente rivestito in laterizio a vista con l’inserto di alcuni elementi strutturali in calcestruzzo.
Il prospetto principale con l’ingresso appare concavo e coperto da una grande vela aggettante che ripara anche la grande scalinata, similmente alla chiesa di San Giovanni Battista alla Creta a Milano. La chiesa è arretrata dal filo stradale determinando un sagrato in forma di spazio pubblico urbano.
Gli ingressi sono stratificati: quello principale, oltre all’apertura centrale maggiore, ha due accessi laterali in forma di bussola, similmente agli accessi secondari.
Archivio parrocchiale.
Archivio parrocchiale.
Il campanile è un volume autonomo collocato dietro l’abside che ospita una scala a doppia rampa, una loggia con cella campanaria a copertura piana con grandi ali laterali inclinate in calcestruzzo a vista.
La grande cupola a pianta poligonale è dotata di doppio loggiato e sorretta internamente alla chiesa da una struttura in calcestruzzo a vista con grandi pilastri a sezione esagonale che determinano portali a cuspide; in sommità è conclusa da un volume stretto e alto con ballatoio alla base e copertura piramidale con statua della madonna al vertice.
Foto dell’autore.
All’interno un ballatoio si appoggia ai portali e definisce l’attacco della lanterna piramidale dipinta a fasce rosse con tonalità digradanti dal basso verso l’alto e luce proveniente dalla sommità.
L’altare principale e i due laterali hanno pianta poligonale e sono illuminati da luce soffusa proveniente dagli ampi grigliati in laterizio delle cantorie.