Luciano Baldessari (con M.P. Matteotti, E. Saliva, B. Duca, V. Di Tocco), Edifici residenziali per Iacp, 1958-62
Belgioioso, via XXV aprile 4
Nella prima periferia di Belgioioso Baldessari realizza due edifici residenziali per lavoratori, il primo nel 1958, mentre il secondo, di minore interesse, nel 1962.
Soprattutto il primo edificio, nonostante possa essere considerato meno rilevante rispetto alle opere del maestro, costituisce un esempio di interessanti soluzioni progettuali applicate alla normalità che dovrebbe distinguere l’edilizia residenziale dagli edifici pubblici.
Due volumi a pianta quadrata – il primo a tre piani e il secondo a quattro in ragione del piano terra a cantine – sono tra loro sfalsati di mezzo piano circa e uniti dal vano scala.
Gli alloggi, uno per ogni piano con affaccio su quattro lati, sono composti da una cucina, un bagno, un soggiorno e due camere da letto.
Foto dell’autore.
Archivio Aler.
I due corpi di fabbrica hanno quote sfalsate di 155 cm, poiché il primo volume ha le cantine al piano terra mentre il secondo ha un piano seminterrato e il primo livello è rialzato; di conseguenza, ogni rampa del vano scala distribuisce un solo alloggio.
Le estremità del vano scala, in angolo tra i due volumi, sono caratterizzate da una lama verticale esterna che sorregge lateralmente a quote sfalsate sia i balconi dei soggiorni che i balconcini delle cucine separati da un vuoto rispetto al vano scala stesso. Questa complessità definisce due elementi autonomi e caratterizzanti l’edificio concentrando in episodi unitari il rapporto stratificato tra esterno e interno.
Possiamo riscontrare analogie nei progetti di “ville collettive” adottate nello studio urbanistico per Santa Margherita Ligure, nel Condominio “Venezia” a Rovereto del 1962 e anche nelle casette operaie per la FAM Vanzetti a Milano progettate da Franco Albini.
Archivio Aler.
Foto dell’autore.
Baldessari adotta un linguaggio minimalista – affine alle architetture presenti nei bozzetti scenografici per i Sei personaggi in cerca d’autore del 1932 – e con particolari mutuati dalla tradizione, quali copertura a due falde in coppi, l’aggetto della gronda, le dimensioni delle bucature con persiane in legno, il lavatoio nel portichetto al piano terra; elementi che troviamo anche nel complesso di edilizia residenziale presso Caravate, nel condominio “Venezia” di Rovereto, nella casa di riposo di Caravate, riconducibili ad architetture coeve dei Maestri del razionalismo definibili neorealiste.