Il prezioso volume edito da Scheiwiller, corredato da una ricca iconografia, presenta l’affresco tracciato da Bernard Aikema di un Rinascimento con prospettiva europea. L’autore affronta una inedita lettura del Rinascimento, fenomeno artistico culturale con cui si è soliti indicare quello straordinario periodo di fioritura delle arti, della letteratura, della filosofia e delle scienze, nato in Italia a partire da Firenze, poi diffusosi a Roma e in altre città della Penisola italiana, tra Quattrocento e Cinquecento. Aikema intende dimostrare che la Rinascita delle arti non può essere intesa unicamente come toscano centrica e che nuovi modi di concepire l’opera d’arte sorsero parallelamente in altri luoghi in Europa, portando una “pluralità di idee e di forme artistiche (…) in un’epoca di profondi cambiamenti sociali, politici e culturali”.
Il punto di vista cronologico della storiografia tradizionale, in questo particolare caso di studio, viene sostituito da una ricerca sostanzialmente geografica, mirante a rinvenire tracce e documentazioni della diffusione di innovazioni artistiche a livello europeo, con le loro varianti e caratteristiche locali, nate nel periodo storico in oggetto.
La storiografia delle arti sviluppatesi in questa stagione artistica, convenzionalmente, attribuisce a Giorgio Vasari (1511-1574) la prima definizione di Rinascimento, in quanto l’autore, esso stesso artista poliedrico e di grande fama, nelle Vite de’ più eccellenti pittori scultori e architettori, narra di una nuova Maniera di prodursi delle arti, da Giotto in poi, improntata ad una Rinascita legata alle forme della civiltà classica. Il termine Rinascimento starebbe, dunque, ad indicare un ritorno degli artisti, dopo l’epoca medioevale, ritenuta momento di decadenza e barbarie, al mondo classico, visto come ideale di bellezza e di modello etico dell’individuo.
Alternativamente alla visione Vasariana di un Rinascimento diffusosi in modo sostanzialmente centrifugo, soprattutto dall’area toscana, verso altri centri, sia all’interno dell’Italia sia al di fuori, Bernard Aikema propone un punto di vista policentrico, con prospettive regionali e sopra regionali in Europa, in cui si osservano vari modi del cambiamento di significato dell’opera d’arte, manifestatosi tra produzione artistica medioevale e rinascimentale. Il periodo di indagine corre tra la fine del XV secolo e il secondo/terzo decennio del secolo XVII e viene individuato dall’autore come il “momentum nella storia visiva e intellettuale dell’Europa” che designa il mutamento nelle arti definito con il vocabolo Rinascimento
Jan Brueghel e Hieronymus Francken II, Gli arciduchi Alberto e Isabella in visita a una collezione, olio su tavola. Baltimora, Walters Art Museum. Courtesy Walters Art Museum Baltimore.
Due sono i criteri principali che guidano la ricerca di questo studioso di fama internazionale, il primo è la Mobilitas, che tende a indagare e sottolineare gli spostamenti e i collegamenti di molti artisti itineranti che viaggiano da un capo all’altro dell’Europa, nelle differenti corti europee, portando con sé novità, influenze, contaminazioni e modi diversi di concepire l’arte, in questo periodo; il secondo criterio è la Curiositas, il desiderio del nuovo, la voglia di conoscere, il fascino della meraviglia generati in questo momento storico dalle novità della Scienza, dalle scoperte geografiche e dalle innovazioni artistiche. Il presente volume è dedicato alla Mobilitas, mentre alla Curiositas verrà dedicata una prossima pubblicazione nel 2023.
L’opera in oggetto è suddivisa in otto capitoli, in cui l’autore presenta la sua tesi. Il primo capitolo “Punti di vista” costituisce l’introduzione alle argomentazioni presentate, in cui viene tracciata l’architettura della ricerca, con continui richiami alla bibliografia specialistica e agli approcci diversi di operatori della critica d’arte.
Nel secondo capitolo, “Incipit. Geografie artistiche del Quattrocento” viene tracciato un quadro del “primo Rinascimento”, indagando oltre i confini fiorentini, dove nascevano i capolavori di Brunelleschi, Donatello, Ghiberti, Masaccio, Della Francesca e Alberti, per rintracciare i rapporti tra i grandi centri dell’area mediterranea occidentale e meridionale, come Valencia, Barcellona, Marsiglia, Palermo, Messina, Napoli e quelli dei Paesi del Nord Europa, come Bruges, Gand, Tournai, in cui si produceva, nel Quindicesimo secolo, una cultura artistica raffinatissima che si esprimeva nell’architettura, scultura e pittura ma soprattutto nella miniatura, nell’oreficeria, nelle arti tessili e nell’arazzeria.
Il terzo capitolo è dedicato a “Roma triumphans” con la descrizione della costituzione di un nuovo linguaggio artistico, modellato sui cardini della antichità classica greco romana, che fu la base per la ricostruzione urbana e architettonica di Roma, iniziata nei primi decenni del XV secolo e portata avanti dai vari Papi, fino ai primi decenni del XVI secolo.
Segue il capitolo quarto con il “Rinascimento imperiale asburgico” che descrive le vicende artistiche sviluppatesi nel periodo della dominazione del potere imperiale asburgico in Europa, per quasi tutto il Cinquecento, caratterizzato da uno stile rinascimentale imperiale e monumentale, esemplificato da costruzioni come il maestoso Palazzo di Carlo V a Granada, eretto a partire dal 1533, con evidenti riflessi dell’architettura di Giulio Romano, e la realizzazione del Complesso dell’Escorial, fatto edificare da Filippo II, tra il 1563 e il 1584, come residenza e pantheon dei re di Spagna.
Hans Bildhauer, Epitaffio di Johann Segen. Treviri, Liebfrauenkirche. Courtesy Università di Treviri, Andrea Thull.
Il quinto capitolo è riservato al “Rinascimento imperiale Valois”, in cui si rappresenta lo sviluppo di produzioni artistiche, architettoniche, scultoree e pittoriche nei territori francesi, durante il sedicesimo secolo, sotto il dominio dei Valois.
Grégoire Guérard, Trittico di San Girolamo, olio su tavola. Bourg-en-Bresse, Musée de Brou. Courtesy Musée de Brou, Bourg-en-Bresse, Carine Monfray.
Il sesto “Due metropoli a confronto: Venezia e Anversa” raffronta le due diverse aree culturali in cui sono inserite le due grandi città, Venezia e Anversa, entrambe città di grandi commerci e di scambi mercantili, ma anche centri di produzioni artistiche molteplici e dai risultati eccelsi.
Jan Brueghel e Pieter Paul Rubens, Il giardino dell’Eden con la caduta di Adamo ed Eva, olio su tavola. L’Aja, Mauritshuis. Courtesy Mauritshuis, L’Aja.
Il settimo capitolo analizza il “Rinascimento nelle Alpi”, tendendo a rivalutare le varie espressioni d’arte presenti nelle regioni alpine, su entrambe i versanti, spesso non abbastanza apprezzate dalla critica d’arte.
Il successivo capitolo ottavo, “Altri Rinascimenti: i Rinascimenti degli altri” intende esplorare altre forme ed espressioni del rinascimento artistico, dai rinascimenti quasi vernacolari, di estrazione popolare a quelli eleganti, empirici e bizzarri.
Joris Hoefnagel, Insetti e testa di un dio del vento, disegno a penna acquerellato. New York, Metropolitan Museum of Art. Courtesy Metropolitan Museum of Art, New York.
Infine, il capitolo “Per concludere” traccia essenzialmente le conclusioni della trattazione, arrivando a descrivere la fine dell’epoca del Rinascimento e il prospettarsi di un nuovo linguaggio artistico, dopo i primi due decenni del XVII secolo.