L’accesso principale dal sagrato ridisegna la testata della piazza principale, con la facciata che si piega verso il portale d’ingresso in uno spazio ribassato, quasi un androne, che offre protezione e un primo riparo. Il volume dell’aula liturgica è caratterizzato da un ampio ma allo stesso tempo raccolto spazio centrale, privo di elementi strutturali al suo interno, scandito da un fitto sistema di pilastri alternati a finestrature a tutta altezza in cui un elemento impalpabile dà forma allo spazio: la luce, che si diffonde attraverso le alte finestre allungate, ritma e circonda tre lati dell’aula, e muta seguendo lo scorrere del tempo.
Foto: Marco Introini.
Il corpo basso è invece un semplice volume su pianta trapezoidale molto allungata, con copertura piana. In una porzione del corpo dell’aula, rivolta verso il sagrato, è collocata la “cella campanaria” nella quale sono ricollocate le cinque campane novecentesche. Questo ambiente, collocato sopra la cappella feriale, è isolato rispetto all’aula, mentre rimane completamente aperto verso l’esterno, diffondendo il suono delle campane attraverso i pilastri del corpo in elevazione.
Pianta del piano terra.
I materiali
Il basamento, che recinge chiesa e locali accessori, è rivestito esternamente in mattoni e appare, per chi lo osserva dal fronte strada, come un muro cieco con trafori a gelosia in corrispondenza di aperture interne, che, in continuità con quello della villa seicentesca confinante, segue l’andamento del fronte strada.
Foto: Marco Introini.
Nella parte alta dell’aula liturgica, i pilasti in calcestruzzo color coccio pesto, pigmentato con ossidi di ferro, si alternano a strette aperture allungate, schermate da vetrate continue opaline senza infisso esterno, che filtrano la luce su tre lati dell’aula. Nella parte bassa, l’ambiente è rivestito da pannelli speciali in cemento con andamento a scanalature verticali simili ad alti tendaggi, aventi funzione acustica.
Foto: Marco Introini.
La copertura a doppia falda con struttura in acciaio, è rivestita esternamente in zinco-titanio brunito che assorbe la luce senza rifletterla, integrandosi nel contesto locale, ma senza confondersi. Gli spazi internamente sono racchiusi e riscaldati visivamente da rivestimenti in legno posti sia sui pilastri sia a soffitto. Un “tappeto” di pietra rosata della Lessinia, grezza sul sagrato e levigata negli ambienti interni, accompagna il cammino all’interno dell’aula e degli altri spazi.
Foto: Marco Introini.
I fuochi liturgici
I fuochi liturgici sono realizzati con il medesimo marmo chiaro stratificato di pietra della Lessinia utilizzato per la pavimentazione. Tra questi, mensa e tabernacolo sono costituiti in parte da elementi di spoglio recuperati dalla chiesa dell’Assunta e integrati grazie al rivestimento lapideo nel nuovo disegno progettuale.
Foto: Marco Introini.
Il mosaico
Sul muro di fondo, arretrata rispetto alla struttura superiore e illuminata da un lucernario nascosto, è collocata l’opera “Terra” a evocare la “rinascita-resurrezione”. Il mosaico dell’artista Marco De Luca è realizzato con laterizi recuperati dalle fabbriche precedenti, frammentati, mescolati a tessere d’oro e ricomposti su una parete inclinata. La superficie irregolare realizzata con la tecnica dell’opus scutulatum è direttamente bagnata da un fascio di luce che segna lo scorrere del tempo e rischiara il presbiterio.
Foto: Marco Introini.
Via Crucis
Sul passo delle scanalature dei rivestimenti parietali in cemento sono state collocate le 14 tavolette della via Crucis, opera realizzata dall’atelier Rupnik, unico elemento in tutto il progetto a cui è concesso un cromatismo diverso da quello dominante nell’edificio: “Nelle scene della Via Crucis a pittura si vedono solo squarci di volti, barlumi di occhi, per concentrare tutta l’intensità spirituale sul volto, nello sguardo, dal momento che il volto è la rivelazione della persona”. Le opere sono realizzate con pittura vinilica e oro in foglia su tavola di legno, con preparazione a gesso.
Foto: Marco Introini.