Il bistrot si trova nel cuore del centro storico genovese, a due passi da via Garibaldi e piazza De Ferrari.
La ristrutturazione e valorizzazione di questo piccolo immobile, immerso in una zona patrimonio dell’UNESCO, è stata richiesta da una realtà già ben radicata nel territorio: Macelli 44, azienda locale che alleva animali allo stato brado con metodo biologico.
Foto: Anna Positano, Gaia Cambiaggi | Studio Campo.
L’intervento è partito dalla ricerca storica e dai racconti delle persone che abitano il quartiere e che lo hanno visto mutare nel tempo.
Si è compiuto un lavoro di vero e proprio recupero del patrimonio edilizio, ma al tempo stesso anche di interpretazione, attraverso segni e simboli, una scelta attenta e mirata dei materiali, a partire dall’identità storica dei “Macelli di Soziglia”.
Pianta del piano terra.
Nella prima fase di ricerca, è stata trovata una planimetria risalente al 1186, in cui la piazza, se pur di forma differente, risultava già essere il Mercatus vetus de Suxilia, a dimostrazione che l’edificio, pur avendo avuto da sempre funzione commerciale e pubblica, aveva chiaramente subito, sicuramente negli ultimi 50 anni, interventi imponenti, rimaneggiati e non legittimati.
Foto: Anna Positano, Gaia Cambiaggi | Studio Campo.
Volendo capire quali tecniche costruttive si fossero susseguite nel tempo, si sono iniziati a demolire i diversi spessori di intonaco e cemento che rivestivano tutte le superfici interne, successivamente è stata consolidata parte della struttura del tetto esistente e applicato uno strato di isolante interno alla falda.
Parallelamente, sono state ritrovate, in stato di abbandono, le centine in ferro battuto dei due portali di facciata, poi sabbiate e reinstallate; ed è stato ritrovato e ripristinato l’accesso all’antica intercapedine posteriore all’edificio, risalente al periodo medievale.
L’intervento più delicato è stato quello di ricostruzione del pilastro centrale, che negli anni ’80 era stato demolito per far spazio a una soletta in cemento armato che si sviluppava per tutta la superficie del locale.
Foto: Anna Positano, Gaia Cambiaggi | Studio Campo.
Si è scelto di utilizzare il ferro, materiale lavorato nelle antiche botteghe della città vecchia, per costruire: le nuove cancellate esterne, studiate secondo il disegno delle centine esistenti, gli infissi interni, parte della cella di stagionatura, fulcro del bio-bistrot, scala e soppalco, perché si potesse ricreare una zona superiore che sfruttasse al meglio l’altezza del locale.
Il marmo, principale elemento delle storiche macellerie di Soziglia, in questo caso è stato pensato per poter realizzare un bancone di lavorazione della carne totalmente refrigerato; gli specchi, altri elementi caratteristici delle antiche botteghe del centro, in questo caso sono stati installati con una precisa inclinazione, per poter acquisire una maggior percezione di ampiezza all’ingresso del locale.
Foto: Anna Positano, Gaia Cambiaggi | Studio Campo.
Si sono intenzionalmente lasciate visibili parti delle putrelle che reggevano il solaio in cemento armato, presente prima del nostro intervento, per denunciare il netto segno di un passato intervento, chiaramente inadeguato al contesto circostante, ma pur sempre facente parte della storia di questo edificio.
Tutti gli elementi di arredo, come il portabicchieri, il portabottiglie, le mensole, appendiabiti, l’insegna esterna, le sedute e i tavoli interni ed esterni, sono stati disegnati su misura, adeguandoli alle esigenze, al tempo e allo spazio.
Foto: Anna Positano, Gaia Cambiaggi | Studio Campo.
Altra nota di particolare importanza è costituita dagli impianti: luci interne / esterne, cella di stagionatura, raffrescamento sono stati progettati per poter essere gestiti e controllati da remoto, e per poter consentire un maggior risparmio energetico.
Il pensiero comune è stato quello di consentire un servizio plastic free, rendere l’acqua microfiltrata e accessibile a chiunque fosse di passaggio.
Foto: Anna Positano, Gaia Cambiaggi | Studio Campo.
Si è voluto far riemergere l’identità di questo spazio, rendendolo per prima cosa permeabile e riflesso sulla piazza antistante, con il forte intento di farlo tornare a essere un luogo d’incontro, un crocevia di culture, come è nell’animo del centro storico genovese.
Foto: Anna Positano, Gaia Cambiaggi | Studio Campo.