Il fatto che papà usasse un chatbot sui social network non è mai stato un problema per noi, anche perché il bot si è sempre comportato bene, limitandosi a mettere cuori e like sotto ai nostri post, a commentarli con parole di incoraggiamento o di approvazione e solo saltuariamente con una punta di ironia.
In occasione dei nostri compleanni il bot è tuttora solito pubblicare qualche nostra vecchia foto: in terrazza mentre mangiamo la granita o al mare, in posa da sirene sugli scogli.
L’ha addestrato papà e quindi, in un certo senso, il sentimento è reale.
Ma papà è morto più di un anno fa e il suo fantasma ci perseguita, seppure con affetto e gentilezza.
©Davide Catania.
L’esorcista ascolta racconti come il nostro tutti i giorni e ci concede solo un breve sguardo compassionevole prima di passare al rituale.
Accende l’incenso, mette il telefono di papà in un dock a forma di teschio, digita qualcosa e borbotta parole che per noi hanno poco senso: “backdoor… shell… script…”.
Indugia. Prima di cliccare invio fa per porgerci la tastiera, ma all’unisono facciamo cenno di no.
Aspettiamo in silenzio per qualche minuto, poi gli occhi del teschio si illuminano e riceviamo un sms di notifica.