“Non c’è né passato né futuro nell’arte. Se un’opera d’arte non può vivere sempre nel presente, non ha significato”, Pablo Picasso
Fino al 30 giugno è possibile visitare al Mudec la mostra Picasso. La metamorfosi della figura, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura, con Fondazione Deloitte come Institutional Partner della mostra e che vede il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia e dell’Istituto Cervantes di Milano.
L’esposizione è curata da Malén Gual, conservatrice onoraria del Museo Picasso di Barcellona insieme a Ricardo Ostalé.
Il Mudec propone al pubblico di prendere visione, attraverso un grande progetto espositivo, di una parte della produzione di Picasso, esplorando la sua attrazione per le fonti artistiche “primigenie” e raccontando di una costante rielaborazione intellettuale dell’arte “primitiva”. La mostra guarda al “primitivo” per spiegare come le opere dell’artista abbiano affondato le sue radici nel passato (attingendo da esempi neolitici e proto-iberici), ma guarda anche al presente, mettendo in luce l’evoluzione della pittura contemporanea tra le nuove generazioni di artisti africani, che hanno avuto modo di confrontarsi con l’opera del maestro spagnolo, assorbendone e rielaborandone il linguaggio.
Foto di Carlotta Coppo.
La mostra si snoda in sei sezioni, accompagnando il visitatore alla scoperta del percorso di ricerca e studio della forma intrapreso da Picasso.
Uno sguardo verso altre culture
La prima sezione della mostra si apre con una selezione di opere realizzate da Picasso a partire dal 1906. Le opere di questo periodo rivelano l’influenza di molteplici culture artistiche: l’arte dell’Antico Egitto, le sculture iberiche preromane (da lui collezionate) e una scultura Hemba. Fotografie di opere collezionate dall’artista e dei suoi studi, affollati di sculture e maschere, arricchiscono il percorso del visitatore.
Il 1906 rappresenta una svolta fondamentale per il percorso dell’artista, poiché la scoperta dell’“arte nera” – di cui facevano parte quella egizia, iberica e tribale – lo porta a rimettere in discussione i canoni occidentali della rappresentazione della figura umana, iniziando un percorso di sperimentazione rivoluzionario.
1906-07, Les Demoiselles d’Avignon
La seconda sezione della mostra si sofferma sul passaggio di Picasso all’avanguardia del Cubismo, con la sua tendenza alla geometrizzazione delle forme.
È di questi anni l’opera Les Demoiselles d’Avignon, opera che impegnò l’artista per anni e che diede vita a una serie di schizzi e appunti nei suoi taccuini da disegno. Un taccuino del 1907, il Quaderno n. 7, proveniente dalla Fondazione Pablo Ruiz Picasso – Museo Casa Natal, ci permette di esplorare il processo creativo dell’artista, ammirando 26 disegni e schizzi preparatori del dipinto.
I soggetti rappresentati da Picasso nel dipinto evidenziano le molteplici fonti di ispirazione dell’artista, dalle Bagnanti di Cézanne, alla scultura iberica, dall’arte romanica catalana alle maschere africane e oceaniche.
Nella sala, in cui è presente un multimediale con immagini di disegni appartenenti ad altri quaderni direttamente collegati a Les Demoiselles, è possibile ammirare anche il dipinto Femme Nue, in prestito dal Museo del Novecento di Milano e alcune maschere africane (una maschera Suruku, una scultura Dogon e un’altra di Tellem), che rappresentano il cuore dell’intero percorso espositivo.
Foto di Carlotta Coppo.
1908-27, Cubismi
La terza sezione presenta al visitatore la rivoluzione plastica di Picasso. Dal 1908 al 1917 l’artista elabora un’arte figurativa lontana dai canoni rappresentativi, non astratta e che non faceva distinzioni tra il trattamento di oggetti, paesaggi o persone.
L’apprezzamento dei contributi artistici delle culture extraeuropee portò Picasso a collezionare statue, maschere e altri oggetti provenienti dall’Africa e dall’Oceania, consolidando nel tempo i princìpi del Cubismo, che assorbì le influenze della statuaria iberica, delle maschere e delle sculture africane e del geometrismo di Cézanne.
Dagli anni ’20 alla Seconda Guerra Mondiale
La quarta sezione racconta la permanenza nell’opera di Picasso degli stilemi formali ereditati dall’arte dei popoli africani. L’incisività e l’espressività atemporale delle opere africane, come la statua Igbo Alusi, permeano il lavoro di Picasso degli anni ’20-’30, emergendo persino in alcuni bozzetti per Guernica (esposti in mostra) e nelle figure tragiche degli anni di guerra.
Negli anni ‘20 Picasso si allontana dal movimento cubista e ritorna alla rappresentazione classica; tuttavia, il contatto con i poeti surrealisti lo porta a riscoprire il fascino delle culture extraeuropee, catturandone la magia che si manifesta nelle sue opere pittoriche e scultoree.
Metamorfosi della figura
La quinta sezione della mostra presenta al visitatore opere di Picasso realizzate tra il 1930 e il 1970. Queste sono distanti dalla rappresentazione geometrica presentate nelle precedenti sezioni del percorso, ma si caratterizzano per le forme e linee più morbide e sinuose, in cui gli elementi delle figure vengono strappati e rimodellati, mescolati e distorti, trasformati in forme lontane dalla rappresentazione diretta, ma riconoscibili come elementi umani.
Pablo Picasso, Nudo accovacciato / Nu accoudé, 1961. Olio su tela, collezione privata ©Succession Picasso, by SIAE 2024.
Picasso e l’arte africana: un’attrazione reciproca
La sesta sezione esplora l’influenza di Picasso sugli artisti africani contemporanei. Opere di Romuald Hazoumè (Benin), Gonçalo Mabunda (Mozambico) e Cheri Samba (Congo) omaggiano Picasso come interprete d’eccellenza dell’anima africana. Hazoumè e Mabunda reinterpretano le maschere rituali subsahariane, infondendo loro nuova vita e significati contemporanei, dove le valenze magico-religiose si fondono con linguaggi espressivi innovativi, creando un dialogo tra passato e presente. Cheri Samba, invece, si ispira alle formule espressive rivoluzionarie di Picasso per dar vita a un’arte ricca di simboli e messaggi.
Si ricorda inoltre che in occasione della mostra, 24 ORE Cultura ha pubblicato il catalogo Picasso. La metamorfosi della figura, insieme al volume monografico Pablo Picasso, della collana “Una vita per l’arte”, a cura di Francesco Poli.
Foto di Carlotta Coppo.