A Ferrara è stato recentemente inaugurato lo Spazio Antonioni, un museo dedicato al celebre regista Michelangelo Antonioni, considerato uno dei maestri della cinematografia moderna. Il museo, situato nell’ex Padiglione d’Arte Contemporanea di Palazzo Massari, offre ai visitatori un’immersione nell’universo creativo e intellettuale del regista italiano.
Alvisi Kirimoto, Spazio Antonioni, Ferrara. Foto: ©Marco Cappelletti.
L’iniziativa, curata da Dominique Païni, ex direttore della Cinémathèque Française, con i contributi di Enrica Fico Antonioni e Vittorio Sgarbi, è stata realizzata dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara e dalla Fondazione Ferrara Arte. Lo Spazio Antonioni nasce con l’idea di creare un luogo dinamico di formazione e scoperta, dove è possibile esplorare il lavoro di Antonioni e i suoi collegamenti con altre forme d’arte.
La notte, 1961. Fotografia di scena di Sergio Strizzi ©Sergio Strizzi / Courtesy Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Archivio Michelangelo Antonioni.
Il museo ospita una vasta collezione di oltre 47.000 oggetti, tra cui film, manifesti, sceneggiature, fotografie, disegni, dipinti, libri, dischi, premi e lettere, che illustrano l’estetica e il pensiero del regista. L’Archivio Antonioni, valorizzato grazie al sostegno della Regione Emilia-Romagna, permette di approfondire il cinema e l’attività critica, letteraria e artistica del maestro ferrarese, in dialogo con artisti come Giorgio Morandi, Filippo de Pisis e Alberto Burri.
Manifesto francese de Il deserto rosso, 1964 / Courtesy Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Archivio Michelangelo Antonioni.
Il percorso espositivo segue cronologicamente le fasi del cinema di Antonioni, dagli esordi nel neorealismo al superamento di questa stagione con i film di cui è protagonista Lucia Bosè, fino alla “trilogia della modernità” legata a Monica Vitti (L’avventura, L’eclisse, La notte). Dopo l’avvento del colore in Il deserto rosso, il percorso prosegue con le pellicole angloamericane Blow Up (1966) e Zabriskie Point (1970), testimoni dell’esplosione della cultura pop e hippy, e con l’evasione africana in Professione: reporter (1975), per concludersi con le ultime opere legate all’Italia.
Una sezione è dedicata alla produzione pittorica del regista e ai suoi paesaggi onirici delle Montagne incantate.
Fotografia dei sopralluoghi per Zabriskie Point, 1968 / Courtesy Ferrara, Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Archivio Michelangelo Antonioni.
Il progetto architettonico del museo, realizzato dallo studio Alvisi Kirimoto, richiama i piani sequenza di Antonioni con un percorso fluido e dinamico. Al piano terra, setti monolitici organizzano le esposizioni, culminando in sale immersive dedicate ai film del regista, mentre al primo piano, pannelli mobili permettono di modulare lo spazio espositivo in base alle necessità.
Alvisi Kirimoto, Spazio Antonioni, Ferrara. Foto: ©Marco Cappelletti.
“Volevamo creare uno spazio astratto, definito da superfici e materiali dai cromatismi neutri. La progressione cromatica nelle tonalità del grigio da un lato esalta il valore dinamico e spaziale dell’esperienza museale, dall’altro permette di definire dei momenti più raccolti di approfondimento e conoscenza”, ha affermato Junko Kirimoto, partner dello studio.
Alvisi Kirimoto, Spazio Antonioni, Ferrara. Foto: ©Marco Cappelletti.