A Perugia, si è conclusa la terza edizione di Seed – Design Actions for the Future, il festival organizzato dalla Fondazione Guglielmo Giordano e dall’Istituto Nazionale di Architettura (IN/Arch), dal 25 al 28 settembre 2024. L’evento si è confermato un appuntamento culturale di rilievo, grazie alla presenza di oltre 50 esperti internazionali, tra architetti, designer, scienziati e filosofi, riuniti per riflettere sugli “Equilibri” del nostro tempo, tema centrale di quest’anno.
Durante i quattro giorni di festival, la città umbra si è convertita nel crocevia di un dialogo interdisciplinare attraverso concerti, mostre, installazioni e oltre 30 incontri. La suggestiva cornice di San Francesco al Prato ha accolto ospiti come Peter Biľak, Petra Blaisse, Jan Geh, Toshiko Mori, Alexander Römer e Kjetil Thorsen che hanno arricchito il dibattito con le loro esperienze e visioni. In una società sempre più destabilizzata dai cambiamenti climatici, dalle disuguaglianze sociali e dalla rapida evoluzione tecnologica, Seed ha sottolineato la necessità di collaborazioni tra design, architettura e discipline umanistiche e scientifiche per progettare il futuro.
Numerosi interventi hanno segnato questa edizione, offrendo una pluralità di prospettive sui temi più urgenti del nostro tempo.
Durante l’anteprima del 20 settembre, Stefano Boeri, con la lecture Architettura Vivente, ha evidenziato il potere degli spazi verdi e delle architetture naturali nel rigenerare le città e migliorare la qualità della vita urbana.
Nei giorni del festival, Raul Pantaleo, fondatore di TAMassociati, insieme al neuroscienziato Giovanni Vecchiato, ha discusso l’impatto positivo delle forme architettoniche sui territori colpiti da conflitti e calamità, gettando luce su un aspetto cruciale dell’architettura sociale. Ugo La Pietra, invece, ha esaminato il legame profondo tra architettura e società, con particolare attenzione all’evoluzione delle abitudini che influenzano la progettazione degli spazi, creando emozioni e reazioni nel rapporto tra le persone e l’ambiente circostante. Di grande rilievo anche l’intervento di Jan Gehl in cui è stato ribadita l’importanza di spazi urbani pensati per favorire il benessere e la socialità, ispirandosi all’armonia delle città storiche italiane.
Sul fronte scientifico, Roberto Battiston ha esaminato gli effetti dei cambiamenti climatici e le sfide legate all’energia rinnovabile. Parallelamente, sono state condivise le ricerche sui quasicristalli di Luca Bindi, offrendo una nuova prospettiva sull’origine e sulla composizione della Terra. Sofia Fatigoni, astrofisica, ha condotto il pubblico in un affascinante viaggio attraverso l’esplorazione spaziale, discutendo dei radiotelescopi e delle nuove frontiere della ricerca tra i deserti di ghiaccio.
Omar Di Felice, ultracyclist e attivista, ha raccontato la sua straordinaria avventura attraverso l’Antartide, offrendo una visione intima del rapporto tra uomo e paesaggio. Inoltre, durante il festival, con Lucio Caracciolo e Laura Canali sono stati affrontati temi di geopolitica, analizzando i legami di forza tra gli Stati, arricchendo il dibattito con la “geografia dei sentimenti” proposta dalla Canali attraverso la sua rappresentazione cartografica poetica.
Tra gli ospiti anche Annalisa Metta, la quale ha esplorato i paesaggi come strumenti capaci di immaginare futuri inattesi e performanti; Luca Molinari, il cui libro Stanze. Abitare il desiderio offre spunti di riflessione su stili di vita e architettura; e ancora Sandra D’Urzo, Piero Lissoni, Mario Cucinella, Amedeo Schiattarella, Aldo Colonetti e Giacomo Maniscalco.
Un momento significativo del festival è stata la presentazione dell’H7Shelter, un nuovo prototipo di rifugio progettato da Hope and Space, organizzazione non governativa con sede a Foligno, in collaborazione con Gimme Shelter e Panurania. Il prototipo, pensato per le crisi umanitarie, combina la versatilità delle tende con la qualità delle piccole case prefabbricate, offrendo una soluzione innovativa e funzionale per le emergenze.
Molto più di un semplice festival, Seed 2024 si è affermato quale piattaforma culturale internazionale polifonica, capace di stimolare il confronto tra discipline diverse. Come ha dichiarato Andrea Margaritelli, Presidente di IN/Arch: “Seed si è proposto come palestra, per esercizi di visione a lunga gittata, di affinamento delle capacità di ascolto, di allargamento della sfera delle proprie percezioni”.
Un invito alla riflessione collettiva per affrontare le grandi sfide globali e costruire un futuro in cui equilibrio e squilibrio convivono in un dialogo costante.