Lo studio Inside Outside si occupa sia della progettazione degli spazi interni (inside) sia di quelli esterni (outside). Questa apparente dicotomia come si riflette, poi, sul vostro lavoro nel campo della progettazione degli spazi verdi (landscapes)? Che tipo di consapevolezza apporta l’esperienza di lavoro su entrambe le tipologie di spazi ?
Da Inside Outside creiamo ambienti flessibili, temporanei o stagionali. Che siano spazi interni o esterni per noi è uguale – semplicemente usiamo tecniche, ingredienti e materiali differenti. La nostra idea è che siano spazi sempre connessi: soprattutto quando si lavora in un contesto urbano, la progettazione degli spazi verdi è vista o, comunque, prosegue all’interno; gli spazi interni, invece, sono visibili, sentiti, ripresi o contraddetti esteriormente.
Lavoriamo con un approccio site specific, di modo che ogni progetto sia originale, una reazione in un contesto specifico e definito, con propri utenti e un determinato programma. Il nostro è un lavoro applicato: le installazioni o gli oggetti sono unici, ma sempre funzionali in un modo o nell’altro. Possono essere usati e sono dipendenti dall’interazione con l’uomo (per il loro mantenimento, ma anche per l’utilizzo) e dalle condizioni climatiche, sempre soggette a cambiamento. La progettazione di paesaggi è spesso definita come “dipinti viventi”, e, naturalmente, i nostri progetti all’aperto, per quanto soggetti alle necessità e ai limiti del possibile, sono sempre uno spingersi ai confini dell’accettabile e alla ricerca del maggior piacere estetico. Questo ovviamente cambia di volta in volta, in base a luogo e committente.
Inside Outside, Biblioteca degli Alberi, Milano. Photo: ©Andrea Cherchi.
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Il suo modo di progettare gli spazi verdi pare organizzato secondo trame geometriche ben definite, corrispondenti a un’immagine contemporanea che ribadisce il dominio dell’uomo sulla natura. Ha mai pensato all’alternativa di realizzare paesaggi più “naturalistici” e come vede le due filosofie progettuali?
Sì, certo che pensiamo anche a progetti contrari a quanto proponiamo di solito, haha! È logico. Abbiamo un evidente attaccamento sentimentale al “selvaggio” e al naturale e spesso lo ricerchiamo, come alla fine quasi ogni essere umano. Niente risulta più piacevole della selvatichezza o, per lo meno, di un po’ di natura nel tempo libero!
Ciò che cerchiamo di fare nel nostro lavoro è integrare nell’uso comune gli aspetti logici e geometrici – ma anche romantici e lirici! – di composizioni che sentiamo siano la soluzione più convincente per l’ambiente urbano. Nelle commissioni ci viene richiesto di organizzare lo spazio, di renderlo accessibile, utilizzabile e comprensibile per visitatori e staff, équipe di mantenimento e accessibile per i proprietari sia nel breve che nel lungo termine. Notiamo che una base molto grafica e un design basico organizzato sono molto importanti per garantire in un giardino la sopravvivenza del luogo: piante e alberi crescono, si moltiplicano, si espandono, muoiono, appaiono e scompaiono. Un giardino necessita dai 10 ai 20 anni per crescere, gli alberi dai 50 ai 100 anni. Il tempo è il cuore pulsante, e una buona cura il segreto. Pertanto, la supremazia dell’uomo: sì, verissimo. Ma attenzione: giusto qualche settimana di disattenzione e la natura riprende il controllo! Inoltre: anche un giardino selvatico necessita di cura, anche solo per ragioni di sicurezza e igiene – se parliamo del pubblico. I giardini privati, invece, sono una differente questione: lì ci piace creare ambienti naturali – magari aggiungendo qualcosa di “sintetico”. La contraddizione diventa sorpresa.
Osservando la Biblioteca degli Alberi, tuttavia, si può vedere chiaramente come il “naturale” sia integrato: un laghetto naturale, prati “naturali”, erba dall’aspetto “naturale” e campi sempre verdi… Se avessimo dovuto e potuto liberare la mano, le foreste circolari sarebbero state molto più naturali: alberi piantati in maniera densa, dalle diverse età, a formare una vera foresta tutti assieme! Ma ahimè! La sicurezza impone apertura e trasparenza…
Inside Outside, Biblioteca degli Alberi, Milano. Photo: ©Inside Outside.
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Lei ormai progetta in diversi paesi e realtà urbane del mondo. Con riferimento all’area milanese di Porta Nuova – dove è appena stato inaugurato il parco Biblioteca degli Alberi –, quali sono le caratteristiche consolidate di essa che l’hanno maggiormente influenzata, nel bene e nel male, durante la progettazione?
Dall’ideazione (concorso vinto nel 2004) all’apertura del parco sono passati 14 anni. In che modo il progetto ha dovuto riattualizzarsi, soprattutto rispetto alla mutata sensibilità urbana verso il verde e rispetto alla nuova polarità del quartiere Porta Nuova?
Tutto intorno al sito di Porta Nuova, incredibili progressi hanno avuto luogo parallelamente alla realizzazione e all’ulteriore sviluppo del nostro progetto per la Biblioteca degli Alberi. Il roboante suono e cattivo odore delle strade affollate ai tre lati del sito; le aree in precedenza dissociate che lo circondano; le dispute pubbliche degli ultimi 15 anni; le conversazioni e le interazioni con il municipio e gli sviluppatori; il budget diminuito; la collaborazione con il nostro collega di progettazione paesaggistica Franco Giorgetta; la crescente comprensione del clima e della cultura milanese e il nostro stesso “maturare” durante il lungo periodo: tutto ciò ha influenzato la composizione finale del parco. Eppure, il design strutturale inziale si è comprovato resiliente: gli ingredienti principali e il linguaggio di design sono sopravvissuti a tutto e tutti.
Inside Outside, Biblioteca degli Alberi, Milano. Photo: ©Inside Outside.
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Infine, passando dal passato al presente e gettando uno sguardo verso il futuro, come muteranno, a suo parere, il parco e il quartiere nei prossimi 20, 50, 100 anni?
Lo sviluppo del parco dipende dal comportamento dei suoi utilizzatori e pianificatori, e dal livello di cura di cui potrà godere. Idealmente, gli alberi cresceranno fino a formare attraenti e voluminose “foreste circolari”, in cui entrare e da sfruttare nei modi più vari, in compagnie numerose o semplicemente da soli.
L’area per cani sarà assiduamente frequentata e necessiterà di pulizia e ristoro regolari. I campi di piante cresceranno ancora più belli nel corso dell’anno se mantenuti e puliti dalle erbacce ogni settimana. I prati cambieranno col tempo via via che piante più forti prenderanno più spazio, in base anche al ritmo di tosatura e risemina. I campi di arbusti e il labirinto dovranno essere spuntati e nutriti due volte l’anno per diventare delle vere, verdi, strutture architettoniche. Il laghetto naturale attrarrà insetti, uccelli, rane e rospi – eventualmente anche pesci e salamandre se la gente non getterà sporcizia e non lascerà i propri animali entrarvi! Naturalmente, l’acqua scorrente, gli insetti e gli eventuali pesci impediranno la diffusione di uova e larve di zanzara, sì che il laghetto non diventi sorsa di incomodità per i visitatori. Oh! E le stagioni sorprenderanno il pubblico ogni volta con nuovi odori, colori, fiori, foglie, semi e frutti, con uccellini a cantare e il suono di api, scarafaggi, cavallette e diversi anfibi. I sentieri rimarranno retti, come creati oggi, ma probabilmente con più foglie cadute sparse lungo la loro via, e le cui forme copriranno in parte i nomi Latini degli alberi, le informazioni botaniche di questi e le frasi poetiche incise su di essi.
Su base regolare, concerti, esibizioni, fashion show, mercatini e incontri saranno organizzati sui prati, le piazze e i sentieri, mentre le chaises longues saranno immensamente apprezzate da tutti, giorno e notte (fermo restando che tutto sia pulito dopo ciascun uso!).
È così che immagino il futuro di questo parco pubblico aperto – se tutto va secondo i piani.
Petra Blaisse, Amsterdam, 15 novembre 2018
Inside Outside, Biblioteca degli Alberi, Milano. Photo: ©Inside Outside.
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Petra Blaisse, about Biblioteca degli Alberi and beyond
Inside Outside deals with the design of both indoor and outdoor spaces. How is this apparent dichotomy reflected in your work in the field of landscape design? What kind of awareness does the experience of working on both types of spaces bring?
At Inside Outside we create flexible, temporary or seasonal environments. Whether inside or outside we consider it to be the same – just using different techniques, ingredients and materials. In our view they are always connected: mainly working in urban context, landscape is viewed from or prolonged inside the interior, and interiors are visible, sensed, reflected or contradicted outside.
We work with a site specific approach, so each work is original, a reaction to the given context, its users and program. Ours is applied work: installations or objects are unique but always functional in some way or another. They can be used and are dependent on human interaction (maintenance and use) and climatic conditions, subject to change. Landscape is often referred to as ‘living paintings’, and of course our landscape designs are, however obedient to necessities and impossibilities, always a search for the limits of the acceptable and for the most aesthetically pleasing. This naturally differs per situation, place and commissioner.
Inside Outside, Biblioteca degli Alberi, Milano. Photo: ©Inside Outside.
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Your way of designing green spaces seems to be organized according to well-defined geometric patterns, corresponding to a contemporary image that reaffirms man’s supremacy over nature. Have you ever thought about the alternative of creating more “naturalistic” landscapes? And how do you see the two design philosophies?
Yes of course we think about the opposite of what we usually do, haha! That is logical. We clearly have a sentimental attachment to the ‘wild’ and the natural and we often long for it, like almost every human being. Nothing more enjoyed then wilderness or at least: nature in our free time!
What we try to do in our work is to integrate the natural into the often logical / geometric -but also romantic and lyrical! – compositions that we feel are the most convincing solution in an urban environment. In our commissions we are requested to organize space, make it accessible, usable and comprehensible for visitors and staff, maintenance crews and affordable for the owners both short and long term. What we see is that a very graphic base, an organized basic design for a garden is important to guarantee the survival of the essence of the place: plants and trees grow, multiply, spread, dye, appear and disappear. A garden needs 10 to 20 years to grow; trees need 50 to 100 years. Time is the key, and maintenance the secret. So domination of the human: yes, true. But beware: a few weeks not looking after and nature takes over! And: even a wild garden needs manipulation, be it only for safety reasons and hygiene – if we speak of the public realm. Private gardens are another matter: there we like to create natural environments – maybe with the addition of a bit of ‘syntethic’. Contradiction for surprise.
Looking at our Biblioteca degli Alberi, however, you can also clearly see the ‘natural’ integrated: a natural pond, ‘natural’ meadows, ‘natural’ looking grass & perennial fields…
If we had had the free hand, the circular forests would have been much more natural: densely planted trees of different ages forming a real forest together! But alas! Security dictates openness and transparency…
Inside Outside, Biblioteca degli Alberi, Milano. Photo: ©Inside Outside.
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You have now been working in several countries and urban realities of the world. With reference to the Milan area of Porta Nuova – where the “Biblioteca degli Alberi” park has just been inaugurated –, what are the consolidated characteristics of this area which influenced you most, for better or for worse, during its design?
It’s been 14 years since the park was conceived (international competition won in 2004) and opened. How did the project have to be updated, especially with respect to the transformation of urban sensitivity towards greenery and with regard to the new polarity of the Porta Nuova district?
All around the site of the Porta Nuova huge developments took place parallel to the competition phase and the further development of our project for the Biblioteca degli Alberi. The roaring sounds and bad smell of the busy streets on three sides of the site; the formerly dissociated areas that surround it; the public disputes during the past 15 years; the conversations and interactions with municipality and developers; the shrinking budget; the collaboration with our local landscape colleague Franco Giorgetta; the growing understanding of Milan’s climate and culture and our own ‘growing up’ during the long period: everything influenced the final detailing of the park. Yet the basic competition design proved resilient: the principle ingredients and design language survived it all.
Inside Outside, Biblioteca degli Alberi, Milano. Photo: ©Inside Outside.
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Finally, moving from the past to present days and looking forward the future, how do you think the park and the neighborhood will change in the next 20, 50, 100 years?
The development of the park depends on the behaviour of its users and planners, and on the maintenance level. Ideally, the trees will grow into beautiful, voluminous circular ‘pavilions’ that one can enter and use in various ways, with large groups or simply alone.
The dog areas will be intensely used and will need regular cleaning and restoration. The plant fields will grow more beautiful by the year if well maintained, cleaned of weeds every week. The meadows will change through time as stronger plants will take up more space, depending on mowing rhythm and re-seeding. The shrub fields and the maze will need to be trimmed and fed twice a year to become architectural, green structures. The natural pond will attract insects, birds, frogs and toads – possibly even fish and salamanders if people don’t throw or allow their own pets to enter it! Naturally, the running water, insects and possible fish will prevent the spread of mosquito eggs and larvae, so that the pond will not be the source of physical irritation. Oh! The seasons will surprise the public at every turn with new smells, colours, flowers, leaves, seeds and fruits, with bird songs and the sound of bees, beetles, grasshoppers and various amphibians. The paths will remain as straight as they are created today but probably more imprinted with the shapes of fallen leaves that will half cover the Latin tree names, botanic information and poetic sentences that are inscribed on them.
At a regular basis, concerts, exhibitions, fashion shows, markets and gatherings will be organized on lawns, squares and paths, and the ‘chaises longues’ will be immensely enjoyed by everyone, day and night (provided all is cleaned up each time after use!).
That is how I imagine this open public park’s future – if all goes well.
Petra Blaisse, Amsterdam, November 15, 2018