A Parigi, presso il Petit Palais, il Museo delle Belle arti cittadino, sono esposti per la prima volta al pubblico 150 disegni realizzati da Jean-Jacques Lequeu (1757-1826), uno dei tre – insieme a Boullée e Ledoux – “architetti rivoluzionari” francesi, così denominati da Emil Kaufmann per la prima volta negli anni ’50 nei suoi famosi studi dedicati all’architettura dell’epoca.
Jean-Jacques Lequeu, L’Île d’amour et repos de pêche, plume et la- vis d’encre, BnF, département des Estampes et de la photographie. Crédit: BnF.
Lequeu, il più giovane dei tre, è sicuramente anche quello meno conosciuto, il più solitario e, per certi versi, anche il più singolare, e questa mostra – prodotta con l’aiuto della Biblioteca Nazionale di Francia, che conserva oltre 800 disegni donati dall’artista –, oltre a costituire un prezioso documento sulla sua ricca produzione e sul travagliato periodo storico in cui ha vissuto, certifica la grande rilevanza della sua figura.
Jean-Jacques Lequeu, Élévation d’un temple à l’Égalité, pour le jardin du philosophe, 1794, plume et lavis d’encre BnF, départe- ment des Estampes et de la photographie. Crédit: BnF.
La carriera professionale e l’opera artistica di Lequeu si rincorrono e intrecciano lungo gli avvenimenti storici che caratterizzarono la Francia del diciottesimo secolo. Egli passa dai primi proficui inizi lavorativi svolti per una clientela aristocratica, all’adesione, un po’ opportunistica, ai nuovi ideali portati dalla Rivoluzione del 1789 – che, però, non gli garantì alcun incarico professionale importante, ma, bensì, un lungo e sicuro impiego presso gli uffici del Catasto e del Politecnico, finalizzato con una pensione statale –, sino alle ultime proposte progettuali elaborate senza alcun esito positivo durante l’Impero di Carlo X.
Jean-Jacques Lequeu, Autoportrait, 1792, plume et lavis d’encre, BnF, département des Estampes et de la photographie. Crédit: BnF.
Così, il percorso espositivo della mostra ci restituisce, inevitabilmente, una vasta quantità di disegni e progetti, caratterizzati tutti da una grande fantasia e perizia esecutiva, suddivisi in capitoli tematici: una serie di ritratti e studi sulla fisionomia umana, genere molto in voga in quel periodo; progetti architettonici mai realizzati, tra i quali un vasto parco immaginario, giardino ideale (nato inizialmente come un nuovo manuale del disegno) popolato da numerosi ricordi e storie personali; molti disegni erotici, oscillanti tra il naturalismo anatomico e l’idealizzazione dell’arte antica.
Jean-Jacques Lequeu, Hôtel Montholon. Projet de salon, 1785, plume et lavis d’encre, BnF, département des Estampes et de la photographie. Crédit: BnF.
L’esposizione parigina è accompagnata da una catalogo che riproduce circa 200 opere di Lequeu, da un ciclo di conferenze e da un concerto musicale, sui temi affrontati dalla manifestazione.