Il volume dedicato da Electaarchitettura all’abbazia di Monte Maria, Abtei Marienberg in tedesco, documenta e illustra, attraverso numerosi disegni e fotografie, oltre ai testi di Marco Mulazzani e Francesco Dal Co, la storia e le vicissitudini del complesso religioso situato in Val Venosta, nei pressi di Burgusio.

Abbazia di Monte Maria, vista da sud-ovest. ©Foto drone / Drohnenfotos, Alpsvision GmbH.

Vista la ricchezza e la quantità di temi, storici, artistici e architettonici, e delle vicende occorse a partire dal 1149-50, anno della fondazione del monastero, fino ai giorni nostri, il libro tratta due “capitoli” di una grande storia unica: quello delle vicende storiche legate alla fondazione, alla costruzione e alle trasformazioni, avvenute nel corso di nove secoli, dell’abbazia benedettina; il secondo, invece, più breve, ma anch’esso ricco di avvenimenti, ripercorre e analizza le opere architettoniche realizzate dal progettista altoatesino Werner Tscholl, in seguito alla sua collaborazione con i monaci dell’abbazia di Monte Maria.

Il giardino dei Signori: sul fondo, la sala di lettura della biblioteca con la nuova parete vetrata e il volume in vetro che contiene la scala di accesso alla biblioteca ipogea. Foto: ©René Riller.

Due “storie”, avvenute in archi temporali differenti e di lunghezze diverse (quella più recente, della durata di “solo” poco oltre un ventennio), ma fortemente correlate e profondamente interconnesse in quanto l’opera progettuale di Tscholl non poteva prescindere da varie stratificazioni del passato incontrate durante i lavori, né dalle indicazioni storiche provenienti dagli ambienti da trattare architettonicamente. Di certo nel 1999 né l’abbate, che si rivolse per primo all’architetto altoatesino per sistemare un museo nelle cantine dell’abbazia, né Tscholl potevano immaginare quanto lunga e profonda sarebbe stata la loro collaborazione.

Il padiglione e la vetrina espositiva nel cortile di ingresso dell’abbazia. Foto: ©René Riller.

La conformazione storica e architettonica dell’abbazia hanno determinato quasi inevitabilmente che ogni singolo intervento operato da Tscholl mettesse in evidenza nuove parti del complesso benedettino da “sistemare”, ossia da conservare, restaurare o rinnovare dal punto di vista architettonico.
Così, nel corso di oltre un ventennio, si sono susseguiti numerosi interventi, tra cui: il recupero del corpo di fabbrica adiacente all’ingresso, la realizzazione del museo dell’abbazia, della foresteria (“casa Hermann”) per gli ospiti, del padiglione e della vetrina espositiva nel cortile d’ingresso, della casa dei giovani, della caffetteria Invito, del padiglione delle carrozze, del museo della scuola dell’abbazia, il restauro del chiostro, della cantina romanica e del refettorio, il recupero della chiesa di Santo Stefano e la sistemazione del camposanto dei monaci; inoltre, probabilmente il fulcro di tutti gli interventi, la realizzazione della biblioteca ipogea, con la sala di lettura per il pubblico, negli spazi ricavati con il recupero dell’ex chiesa di Sant’Egidio.

La caffetteria vista da nord-ovest. Foto: ©René Riller.

L’ingresso alla casa dei giovani. Foto: ©René Riller.

Alla fine si può affermare che l’intera abbazia è stata trasformata, grazie all’abilità progettuale di Tscholl e alla lungimiranza dei suoi datori di lavoro, in un grande museo di sé stessa.
Le sistemazioni operate da Tscholl sono interventi puntuali che, tuttavia, seguono tutti una stessa logica architettonica, un misto tra la sobrietà razionale richiesta dagli ambienti dell’abbazia e la modernità dedotta dalle forme e dai materiali contemporanei abilmente utilizzati tra loro, quali il calcestruzzo pigmentato, l’acciaio dipinto di nero e trattato a cera, il vetro e il legno.

Il camposanto dei monaci di Monte Maria. Foto: ©René Riller.

Completano la pubblicazione bilingue (in italiano e tedesco), oltre al saggio Tra le mura di Monte Maria di Francesco Dal Co e al servizio fotografico di René Riller, gli apparati quali i crediti di progetto, le biografie e la bibliografia.