Lo studio torinese Lineeverdi, unico partecipante italiano selezionato alla 28esima edizione del Festival internazionale dei Giardini di Chaumont-sur-Loire, si è aggiudicato, con il progetto “All Strelitzias go to Heaven”, il prestigioso premio della giuria “Prix de la création”.
Photo: ©Lineeverdi.
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Il tema del Festival, “Jardins de Paradis”, è stato interpretato realizzando un paradiso onirico fatto di cielo azzurro, soffici nuvole e straordinarie varietà di piante, che ha convinto la giuria per “la sua efficacia visiva e concettuale, e allo stesso tempo per essere un giardino innovativo e riccamente piantumato”.
Photo: ©Lineeverdi.
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In questo paradiso il visitatore è invitato a camminare quasi fluttuando su un pavimento decorato con nuvole bianche immerse nel cielo blu per perdersi tra vere nuvole poligonali e piante rigogliose: la Musa paradisiaca (il Banano) e l’Uccello del Paradiso (la Strelitzia), i soli tipi di piante che crescono rigogliosamente in Paradiso.
Photo: ©Lineeverdi.
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La peculiarità, la geometria dei petali e i colori dei fiori rendono la Strelitzia una pianta fuori dal comune, mentre la Musa paradisiaca deve il suo nome alla dolcezza e al profumo dei suoi frutti, in grado di saziare quasi al primo morso.
La Strelitzia e la Musa racchiudono in sé tutti i pregi delle piante, fiori spettacolari, frutti deliziosi, foglie eleganti e profumi invitanti, e, quindi, entrano di diritto nel Paradiso.
©Lineeverdi.
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Motivo ricorrente del progetto è l’esagono che modula il pavimento su cui è dipinto il cielo. L’esagono è stato scelto come figura geometrica che ricorre spesso in natura ma che allo stesso tempo rievoca sia il 6, numero matematicamente perfetto, che il sesto atomo della tavola periodica, il carbonio, base di tutta la chimica degli organismi viventi.
Lineeverdi con Francesca Cosmai.
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L’installazione, progettata in collaborazione con l’architetto paesaggista Francesca Cosmai e realizzata da Artegiardini, vuole essere, inoltre, un tributo alla natura vivente, l’unico e vero “Giardino del Paradiso” in cui viviamo che deve essere preservato per le generazioni future.
testo di Stefania Naretto e Chiara Bruno Otella