Il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo presenta presso i propri spazi espositivi (l’intero primo piano e la piazza antistante al museo) progettati da Zaha Hadid, la mostra Ambienti 1956-2010 Environments by Women Artists II. La rassegna romana mette in evidenza il contributo fondamentale delle donne artiste alla storia degli ambienti e rappresenta un nuovo capitolo del progetto espositivo intrapreso l’anno scorso dalla Haus der Kunst di Monaco di Baviera con Inside Other Spaces – Environments by Women Artists 1956-1976 (qui).

Aleksandra Kasuba, A Spectral Passage, 1975-2023. Foto: Giorgio Benni.

La mostra al MAXXI, curata da Andrea Lissoni, Marina Pugliese e Francesco Stocchi, costituisce la prima grande esposizione del 2024 dell’istituzione museale di Roma presieduta da Alessandro Giuli, nel primo anno di direzione artistica di Francesco Stocchi. La rassegna Ambienti 1956-2010 Environments by Women Artists II riprende la ricerca tedesca ampliandone la cronologia (1956-76) fino al 2010, anno del completamento dell’edificio museale sede del MAXXI, incluso anch’esso, come un’unica grande opera immersiva, nell’elenco delle installazioni da scoprire.

Nanda Vigo e Lucio Fontana, Ambiente Spaziale “Utopie”, 1964-2017. Foto: Giorgio Benni.

Il nuovo capitolo del progetto espositivo dedicato agli Ambienti ideati da donne – che presenta 19 installazioni realizzate per mano di 18 artiste (Nanda Vigo è l’autrice di due di esse, di cui una insieme a Lucio Fontana) – consente di esplorare alcuni nuovi aspetti critici dell’arte ambientale, mettendo in luce tematiche quali l’interazione con lo spazio pubblico, il rapporto con le nuove tecnologie e il coinvolgimento attivo dei visitatori.
Al confine tra arte, architettura e design, la rassegna presenta installazioni, “ambienti” che si attivano e vivono grazie all’interazione con il pubblico, oltre a convivere in una specie di organica continuità, facendone parte attivamente, con gli iconici spazi dinamici del museo progettato dalla Hadid.

Esther Stocker, “Il termine ’affine‘ attrae la nostra attenzione anche se in realtà non significa nulla”, 2004. Foto: Cinzia Capparelli.

Sono in mostra opere di: Micol Assaël (Sleeplessness, 2003); Monica Bonvicini (Don’t Miss a Sec’., 2004); Judy Chicago (Feather Room, 1966-2023); Lygia Clark (A casa é o corpo. Penetração, ovulação, germinação, expulsão, 1968); Lucio Fontana e Nanda Vigo (Ambiente spaziale: “Utopie”, nella XIII Triennale di Milano, 1964); Laura Grisi (Vento di Sud-Est (Wind Speed 40 Knots), 1968); Zaha Hadid (MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, 2010); Aleksandra Kasuba (Spectral Passage, 1975); Kimsooja (To Breathe, 2006-24); Christina Kubisch (The Bird Tree, 1987-2024); Léa Lublin (Penetración / Expulsión (del Fluvio Subtunal), 1970); Nalini Malani (Alleyway, Lohar Chawl, 1991); Marta Minujín (¡Revuélquese y viva!, 1964-2023); Tania Mouraud (We used to know, 1970-2023); Pipilotti Rist (Sip My Ocean, 1996); Martha Rosler (If You Lived Here…, 1989-in corso); Esther Stocker (“Das Wort ‘gleichartig’ zieht unsere Aufmerksamkeit auf sich, und doch besagt es eigentlich gar nichts” (G. Frege), 2004-24); Nanda Vigo (Ambiente cronotopico vivibile, 1967); Tsuruko Yamazaki (Red (Tenda a forma di una zanzariera / Shape of Mosquito Net), 1956).

Tsuruka Yamazaki, Red (Shape of Mosquito Net), 1956. Foto: Giorgio Benni.

La mostra al MAXXI, oltre alla presentazione di diverse interessanti installazioni–ambienti esperienziali inseriti dentro uno spazio espositivo unico, anch’esso un grande ambiente immersivo, dinamico e aperto, invita il visitatore alla partecipazione e all’azione, a “sporcarsi le mani” e a ritrovare la propria sensorialità.

Lea Lublin, PhallusMobilis, 1970-2023. Foto: Giorgio Benni.