La mostra, ospitata negli spazi del Teatro dell’architettura di Mendrisio, dal 4 novembre 2022 al 5 febbraio 2023, restituisce con raffinata capacità critica le intuizioni, le indagini e le rappresentazioni del territorio dello storico e urbanista ginevrino André Corboz (1928-2012), il cui immenso fondo librario e documentale è conservato dal 2014 presso la Biblioteca dell’Accademia di architettura. Figura singolare nel panorama culturale europeo, Corboz si laurea in giurisprudenza all’Università di Ginevra nel 1952 ma ben presto inizia a occuparsi in maniera trasversale di tutto ciò che riguarda lo spazio abitato, prima come amministratore, giornalista, traduttore, poi come docente universitario a Montreal, dove insegna Storia dell’architettura, e all’ETH di Zurigo, dove ottiene la cattedra di Storia dell’urbanistica.

Mostra Il territorio come palinsesto: l’eredità di André Corboz, Teatro dell’architettura Mendrisio. Foto di Enrico Cano.

L’analisi dei fenomeni urbani – che lo porterà a coniare, in un saggio del 1983, l’espressione di “territorio come palinsesto” – è il filo rosso che lega i documenti presentati nel percorso espositivo, dove i disegni e gli studi scientifici sono spesso affiancati alle fotografie da lui stesso scattate nei suoi viaggi in tutto il mondo. A partire dall’approfondita indagine urbanistica su una piccola città coloniale sabauda appena fuori Ginevra, Invention de Carouge, 1772-1792, pubblicata nel 1968, il contributo originale di Corboz si spinge fino al nuovo millennio, anticipando temi contemporanei e leggendo in profondità la complessità dei fenomeni che caratterizzano il paesaggio urbanizzato. In particolare l’attenzione è rivolta al territorio inteso come manufatto, che diviene oggetto di appropriazione, rappresentazione e produzione nella sua qualità di “opera aperta”. Lo studio della mobilità e dei sistemi di circolazione alle diverse scale diviene poi occasione per rappresentare e spiegare le dinamiche che hanno portato agli attuali fenomeni dello sprawl urbano e dell’urbanizzazione fluida.

“Plan Billon”, mappa catastale, Ginevra, 1726 (gta Archiv / ETH Zürich, Plansammlung Städtebau / Archives d’Etat de Genève – Cadastre A2).

La mostra è suddivisa in due sezioni principali: Come leggere il territorio e Produzione dei saperi e storiografia. La prima parte riassume gli studi e le indagini sui sistemi urbani mentre la seconda si basa su documenti e riflessioni più personali, scrupolosamente annotate nei taccuini – ben 156 – esposti in mostra.
Proprio dai numerosi viaggi effettuati in Italia scaturiscono le originali interpretazioni delle opere del Palladio, visitate per lo più negli anni Settanta, e gli approfonditi studi che confluiscono nell’opera in due volumi Canaletto. Una Venezia immaginaria (1985), pubblicazione della sua tesi di dottorato in cui egli precisa un inedito approccio verso la rappresentazione settecentesca del paesaggio urbano veneziano. Le celebri vedute di Canaletto, da sempre considerate rappresentazioni fotografiche o “da camera” dello spazio veneziano, sono invece interpretate da Corboz come veri e propri progetti di composizione urbana, in cui l’artista manipola il paesaggio urbano secondo criteri immaginari per mettere in evidenza il tema di una Venezia ideale, caso esemplare di città che ha mantenuto inalterato l’antico impianto urbano e che attraverso l’opera d’arte privilegia alcuni luoghi da rappresentare in maniera simbolica.
Ancor più paradigmatico è lo studio trasversale che a più riprese, nel corso della sua vita, dedica alla città di Ginevra, definita “città senza territorio”, della quale sono presenti in mostra straordinarie mappe catastali settecentesche.

Punti focali nella prospettiva di Canaletto di Campo Santi Apostoli a Venezia, analizzati da André Corboz (Fondo A. Corboz, Biblioteca dell’Accademia di architettura, USI).

Distante dal dibattito architettonico che a partire dalla metà degli anni Sessanta riduceva la complessità del discorso urbano soltanto a criteri tipologici e morfologici, e lontano, in seguito, dalle illusioni del postmodernismo, Corboz è stato una figura di fondamentale importanza per la geografia umana e per l’analisi dei sistemi urbani moderni, nonché reale anticipatore delle più recenti ricerche sulla città contemporanea.
I materiali documentali e testuali provenienti dal Fondo André Corboz, selezionati per la mostra, confluiscono anche nel sito web (qui), un database biografico, bibliografico e per immagini dedicato interamente alla vita e all’opera del grande urbanista svizzero.

Veduta della mostra. Foto di Enrico Cano.