Ho iniziato molti anni orsono ad occuparmi dell’architettura del Movimento Moderno e poi contemporanea in Pavia e provincia; ricerca sintetizzata in un libro dedicato (V. Prina, Pavia Moderna. Architettura moderna in Pavia e provincia 1925-1980, Edizioni Cardano, Pavia, 2003) e in numerosi itinerari monografici su riviste varie.
Salvo rare eccezioni le opere erano poco o per nulla conosciute ma, una volta individuate e studiate, si sono rivelate di primaria importanza per capire meglio l’opera di molti Maestri del Moderno.
Assai difficile la localizzazione, iniziata spulciando regesti di opere su libri monografici o riviste dell’epoca e proseguendo poi in polverosi archivi. In seguito è iniziata la ricerca sul territorio usufruendo di una mappa – all’epoca non esistevano Google Maps o Street View o altro – e molto spesso nei pressi dell’architettura chiedendo agli abitanti del luogo informazioni, parlando spesso con anziani – vera e propria memoria storica – che riuscivano a darmi informazioni assai significative.
Grazie alle informazioni e con un po’ d’intuito alla fine riuscivo a trovare l’opera, spesso in pessime condizioni o anche frutto di tremende modifiche; in alcuni casi invece appariva l’architettura ancora conservata. In ogni caso l’incontro produceva meraviglia, si riuscivano finalmente a comprendere le relazioni con il contesto e iniziava lo studio e il confronto con altre opere dell’autore o dell’epoca.
Il vagare nel territorio produceva anche notevoli sorprese, scoprendo architetture notevoli ma sconosciute; iniziava quindi un percorso al contrario, tentando di individuare l’autore cercando di unire l’intuito al successivo passaggio su libri o in archivi.
L’impegno è stato lungo ma fruttuoso ed è proseguito negli anni con inaspettate scoperte. Ad esempio ho scoperto i disegni dell’epoca e per primo ho attribuito a Giuseppe Pagano Pogatschnig la paternità dell’idroscalo pavese; ho avuto anche l’occasione di vedere per primo in archivio e pubblicare il progetto di quartiere residenziale “Patrizia” di Alvar Aalto, oltre a progetti inediti di Baldessari, Caccia Dominioni, Gio Ponti e altri.
La ricerca è in seguito proseguita con progettisti locali che poco o nulla avevano da invidiare ai vari Maestri.
Notevoli sono i nomi dei Maestri del Moderno che hanno operato in Pavia e provincia: Alvar Aalto, Giuseppe Pagano, Giuseppe De Finetti, Piero Portaluppi, Pietro Lingeri, Carlo Mollino, Mario Ridolfi e Wolfgang Frankl, Giancarlo Palanti, Luciano Baldessari, Ignazio Gardella, Gaetano Ciocca, Piero Bottoni, BBPR, Guglielmo Ulrich, Guglielmo Mozzoni, Antonio Cassi Ramelli, Giovanni Muzio, Luciano Baldessari, Mario Asnago e Claudio Vender, Eugenio Gentili Tedeschi, Eugenio Faludi, Gio Ponti, Marco Zanuso, Luigi Caccia Dominioni, Pietro Porcinai, Vito e Gustavo Latis, Augusto Magnaghi e Mario Terzaghi, Gregotti-Meneghetti-Stoppino, Aldo Rossi, Giancarlo De Carlo, Studio Nizzoli, Guido Canella, Antonio Monestiroli…
In questi itinerari sono presenti anche progetti non realizzati perché sono tanto importanti quanto i progetti costruiti; ovviamente non sono la stessa cosa, non sono paragonabili architetture realizzate e disegni. La questione è insita nel bisogno di conoscenza completa delle istanze di un progettista nel contesto della propria epoca storica. Gli itinerari sono un viaggio anche mentale.
Il primo itinerario raccoglie le opere progettate dal 1904 al 1945; il secondo sarà relativo a opere dal 1945 al 1993, mentre il terzo sarà dedicato alle opere dei Maestri di seconda generazione.
Spero che questi itinerari permettano di apprezzare opere che determinano una sorta di “qualità diffusa” nel territorio della provincia e spero in futuro che queste opere siano più rispettate e in molti esempi riportate alla loro dignità architettonica eliminando, nell’ambito del restauro del moderno di cui si discute ormai da decenni, gli incongrui interventi di trasformazione accumulati nel tempo ed evitandone ulteriori altrettanto scellerati.
Le fotografie attuali, quando non meglio specificato, sono dell’autore.