Il volume Bosch e l’altro Rinascimento a cura di Bernard Aikema e Fernando Checa Cremades, è stato edito in occasione della mostra Bosch e un altro Rinascimento, tenutasi a Palazzo Reale di Milano, dal 9 novembre 2022 al 12 marzo 2023, (vedi articolo Altri rinascimenti in Europa). Nelle intenzioni degli autori, il libro non è stato pensato come una tradizionale pubblicazione sull’artista fiammingo, composta da una biografia accurata e da una esauriente illustrazione delle opere, ma bensì, come una descrizione di ampio respiro in senso disciplinare, geografico e visivo, avente un chiaro obiettivo, quello di documentare il ruolo determinante di Jheronimus Bosch nello svilupparsi di un “altro” Rinascimento, diffusosi prevalentemente in Spagna nel mondo asburgico e anche in Italia, rispetto al Rinascimento classicheggiante e legato al mito dell’antico, prevalentemente indicato dalla critica e maggiormente legato agli sviluppi artistici propagatisi a partire dalla Penisola italiana.
Jheronimus Bosch, Trittico di santa Liberata, olio su tavola, 105,2 × 118,5 cm. Venezia, Gallerie dell’Accademia.
Questa tesi, del manifestarsi di un Rinascimento “diverso”, è particolarmente cara ai due autori, Bernard Aikema e Fernando Checa Cremades, che ne hanno fatto il filo conduttore anche della mostra organizzata a Palazzo Reale. Per realizzare la pubblicazione in esame, si è unito ai due autori un gruppo di specialisti internazionali e di studiosi qualificati che hanno firmato vari dei diciotto capitoli di cui si compone il volume, contribuendo tutti ad approfondire il particolare punto di vista delle argomentazioni presentate.
Jheronimus Bosch, Visioni dell’aldilà (Entrata in paradiso), olio su tavola, 88,5 × 39,8 cm. Venezia, Gallerie dell’Accademia.
Jheronimus Bosch, Visioni dell’aldilà (Ascesa all’empireo), olio su tavola, 88,8 × 39,9 cm. Venezia, Gallerie dell’Accademia.
Jheronimus Bosch, Visioni dell’aldilà (Caduta agli Inferi), olio su tavola, 88,8 × 39,6 cm. Venezia, Gallerie dell’Accademia.
Jheronimus Bosch, Visioni dell’aldilà (Gli Inferi), olio su tavola, 88,5 × 39,6 cm. Venezia, Gallerie dell’Accademia.
Il corposo lavoro editoriale, pubblicato dal 24 ORE Cultura, oltre a contenere numerosi contributi storici e scientifici di altissimo profilo, si contraddistingue per la ricchezza del repertorio iconografico e la qualità delle immagini contenute. Tutta l’opera di Bosch viene presentata con una dovizia di particolari e di ingrandimenti che rende possibile apprezzare anche i particolari più piccoli dei dipinti straordinari per la loro originalità, altrimenti difficilmente percepibili a occhio nudo anche sulle opere viste al naturale. Questa eccezionalità della soluzione grafica delle riproduzioni è fondamentale per la conoscenza, proprio nel caso della particolarità della espressione pittorica di Bosch, caratterizzata, come è noto, da atmosfere oniriche e paesaggi fantasmagorici, spesso notturni, illuminati da incendi, popolati da infinite immagini fantastiche di esseri umani grotteschi, di animali bizzarri, di luoghi e di oggetti, di grandezza e di scala diversa, scaturiti dalla stravagante fantasia dell’autore.
Jheronimus Bosch, Trittico del Giardino delle delizie, olio su tavola, 220 × 389 cm. Madrid, Museo Nacional del Prado.
Nel primo capitolo Jheronimus Bosch a nord e a sud delle Alpi, i due autori insieme, accennano alla vita del pittore fiammingo (1450 circa-1516), nato nella città di Boscoducale (’s-Hertogenbosch), una delle capitali del Ducato del Brabante (Paesi Bassi), che fu attivo per tutta la sua esistenza. I due studiosi illustrano come si diffuse la conoscenza delle sue singolari pitture, con le sue apocalittiche immagini con i repertori di esseri surreali e di luoghi utopici, in Europa, non solo del Nord ma anche del Sud. I più noti fra questi dipinti sorprendenti sono le Tentazioni di sant’Antonio a Lisbona, i due trittici con Santa Liberata, Tre santi eremiti e le quattro tavolette con le Visioni dell’aldilà a Venezia, il Giudizio finale a Vienna, il Giudizio finale di Bruges, le Tentazioni di sant’Antonio e il Carro del fieno a Madrid e il trittico il Giardino delle delizie sempre a Madrid, considerato in assoluto il capolavoro di Bosch.
Particolare di Jheronimus Bosch, Trittico del Giardino delle delizie, olio su tavola, 220 × 389 cm. Madrid, Museo Nacional del Prado.
Nel secondo capitolo, Jheronimus Bosch, l’“antirinascimento” e il mondo mediterraneo, Aikema ritorna sulla opportunità di riesaminare la validità del “modello vasariano”, secondo cui la concezione della maniera classica è a fondamento del nuovo modo espressivo artistico che si sviluppa a partire dalla seconda metà del XV secolo fino al XVI secolo, nelle corti italiane, in particolar modo a Firenze, Roma e Mantova.
L’autore, ribadisce, quindi, che il concetto di “Rinascimento” non può essere limitato “alla ripresa dell’antico nella maniera tosco-romana”, ma che occorre considerare anche i nuovi modi di concepire l’opera d’arte che sorsero non solo in Italia ma anche in altre regioni d’Europa, portando a una diversificazione delle forme e delle idee e delle produzioni artistiche, in un momento di grandi cambiamenti, di scoperte di nuovi mondi e di innovazioni scientifiche.
Crebbero il desiderio del nuovo, la voglia di conoscere, il fascino del diverso, stimolati dalle novità che arrivavano dalle scoperte di nuove popolazioni e civiltà, di animali e vegetali sconosciuti.
Particolare di Jheronimus Bosch, Trittico del Giardino delle delizie, olio su tavola, 220 × 389 cm. Madrid, Museo Nacional del Prado.
Le nuove meraviglie e le stranezze influenzavano l’immaginazione di pittori, scultori e architetti d’oltralpe ma anche italiani, si pensi, ad esempio, alle caricature composte da frutti e fiori di Giuseppe Arcimboldo (1526-1593) o anche ai Giardini delle meraviglie come il Bosco di Bomarzo progettato dall’architetto Pirro Ligorio (1513-1583), composto da antri tenebrosi e popolato da creature spaventevoli. Il senso della Curiositas e della Varietas spingeva i committenti a chiedere agli artisti di ideare sempre nuove soluzioni, caratterizzanti il cosiddetto “altro Rinascimento”.
In questa variegata molteplicità di espressioni si inserisce l’opera di Jheronimus Bosch, dal segno bizzarro ed enigmatico. Secondo Aikema, la sua arte senza dubbio ha contribuito allo sviluppo di un Rinascimento alternativo sia nell’Europa meridionale sia nei paesi asburgici della Mitteleeuropa.
Nel terzo capitolo, Bosch, Filippo II e il Rinascimento asburgico, Fernando Checa Cremades spiega il successo che ebbe il celebre pittore alla corte asburgica di Filippo II, il collezionista che alla fine del XVI secolo conservava le principali opere di Bosch. L’esistenza di queste opere, nei vari luoghi di residenza del re di Spagna conferma il delinearsi di un periodo rinascimentale ritenuto “un Rinascimento ‘altro’ che deve essere osservato come il frutto di un’interazione culturale, artistica e politica che ebbe nella casa di Asburgo il suo momento più complesso e di maggiore intensità per quanto concerne l’arte”.
Bottega di Jheronimus Bosch, La visione di Tundalo, olio su tavola, 54 × 72 cm. Madrid, Museo Lázaro Galdiano.
Nel capitolo quarto Bruegel “nuovo Bosch”: l’opposizione estetica intorno al 1560, Bertram Kaschek analizza l’influenza dell’opera di Bosch sul lavoro di Pieter Bruegel il Vecchio.
Nel quinto capitolo, Le Tentazioni di sant’Antonio di Jheronimus Bosch del Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona, Joaquim Oliveira Caetano, a partire dalla descrizione del Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio, di Lisbona, respinge l’interpretazione di Bosch come artista eretico ed esoterico, tesi che in più momenti è stata anche fortemente sostenuta da vari settori della critica d’arte. Il primo argomento a favore della estraneità del grande pittore a convinzioni e/o frequentazioni eretiche è proprio il fatto che, se Bosch fosse stato veramente tacciabile di eresia, le sue opere non sarebbero mai state acquistate, ammirate e poi ospitate nei suoi palazzi, dal re Filippo II di Spagna.
Le atmosfere infernali che caratterizzano, talvolta, anche le opere sacre di Bosch, affollate dalla presenza di licenziose creature mostruose e di esseri satanici, non devono essere guardate con sospetto ma viste come “satire dipinte dei peccati e degli eccessi degli uomini, ovvero una specie di specchio nei quali i mostri, gli errori e le fantasie sono i nostri, non i suoi”, come riporta Caetano citando le affermazioni di Fra José de Siguenza, studioso che già nel 1605 si era occupato di confutare l’accusa di eresia mossa al maestro di Boscoreale. Quindi, l’opera di Bosch può essere ritenuta, addirittura, moralizzatrice.
Particolare di Jheronimus Bosch, Le tentazioni di sant’Antonio, olio su tavola, 131 × 218 cm. Lisbona, Museu Nacional de Arte Antiga.
I saggi contenuti nei capitoli seguenti esaminano vari aspetti dell’opera di Bosch:
– Lo scrigno dei sogni: Jheronimus Bosch e le Wunderkammer di Paula Findlen;
– Sognare a occhi aperti con Bosch: letture oniriche nella ricezione italiana e spagnola di Ralph Dekoninck e David Zagoury;
– Metamorfosi e ibridazioni artistiche fra l’Italia e la Francia nel Cinquecento di Juliette Ferdinand;
– Bosch e oltre: il naturalismo scientifico nel XVI secolo di Florike Egmond;
– Rappresentazioni del fantastico nel Rinascimento spagnolo: Bosch, i mostri e il grottesco di Fernando Checa Cremades;
– Disparates e fantasie di Jheronimus Bosch: l’Arazzeria del cardinale Granvelle e della Collezione Reale spagnola di Concha Herrero Carretero;
– Bosch nella collezione di Mencía de Mendoza: dal Giardino delle delizie al Carro del fieno di Noelia García Pérez;
– Attraverso l’Atlantico: la vita postuma di Jheronimus Bosch nel Vicereame del Perù di Daan van Heesch;
– Jheronimus Bosch e l’Italia di Bernard Aikema;
– Giovanni Girolamo Savoldo tra Bosch, Venezia e il Nord di Thomas Dalla Costa;
– Riflessi di Bosch nell’Italia del XVI e XVII secolo di Giulia Zanon;
– Il sogno di Raffaello o Allegoria della vita umana di Giorgio Ghisi: bizzarria e mistero in una stampa tra Italia e Fiandre nel Cinquecento di Claudio Salsi;
– Per concludere di Bernard Aikema e Fernando Checa Cremades.