Il tema della casa è centrale nel percorso teorico e progettuale di Cattaneo. Egli lo sviluppa in forma originale, allontanandosi dalle contemporanee teorizzazioni degli architetti tedeschi o degli italiani Diotallevi e Marescotti o da quelle di Ridolfi o di Libera.
In Cattaneo, le accezioni di casa isolata e di casa collettiva prendono consistenza, nel corso degli anni Trenta, all’interno di un percorso progettuale che si riverserà e si sublimerà nel suo libro Giovanni e Giuseppe del 1940, in modo specifico nel quinto capitolo dedicato a La produzione in serie; e l’urbanistica. Case isolate sono le abitazioni singole, che vanno dalle prime ville dell’inizio anni Trenta alla casa rurale e infine alla Casa famiglia per la famiglia cristiana del 1942, mentre le case collettive ospitano gli studenti, oppure sono la Casa per l’assistenza fascista di una città di 100.000 abitanti dei Littoriali del 1935 o l’Immobile “CX” nel centro di Como del 1938 o i progetti per alberghi a Milano (1934) e Ivrea (1942).

Cesare Cattaneo, schizzi di architettura.

Il tema della casa d’affitto è invece riferito a una dimensione residenziale intermedia che, nella Milano degli anni Trenta, diviene per molti architetti un concreto campo di sperimentazione architettonica.
Lo stesso Cattaneo ne progetta alcune a Milano e a Como e per poi costruirne una a Cernobbio.
Nel sopra citato capitolo su La produzione in serie; e l’urbanistica, dove troviamo le espressioni case isolate e case collettive, Cattaneo affronta tema della produzione edilizia in serie a confronto con i rapidi processi di trasformazione urbana: fra l’”utopia” di Le Corbusier e la “città per ogni generazione” di Sant’Elia (così le chiama Cattaneo) egli propone un diverso approccio al tema, disponendo i livelli di intervento urbano in una sequenza di percorsi che non derivano meccanicamente dal tema generale del piano urbano ma che si possono affrontare, e risolvere, analizzando le diverse scale di intervento.

Cesare Cattaneo, Case mobili rurali, 1940.

Il discorso si focalizza sul “modulo”, non assunto come elemento a sé stante ma inteso come possibilità di scelta infinita di combinazioni nel rapporto con gli altri elementi dell’insieme, per cui lo studio della città dovrebbe precedere quello della casa, quest’ultimo precedere quello della parte di casa e così di seguito fino ai più piccoli elementi.
Dal più grande scendere al più piccolo, dal generale verso il particolare come avviene, scrive Cattaneo, in ogni fenomeno di organizzazione. Ma non in maniera meccanica: per questo egli si sofferma sul significato del termine “modulo”, riducendone al minimo la grandezza, aumentando al massimo le varianti prodotte in serie, definendo le diverse scale di intervento, ampliando sia il numero degli edifici che si possono moltiplicare identici – ad esempio la casa singola, la casa collettiva, alcuni edifici pubblici – sia gli interventi “fuori serie”, dalle colonie marine, che sono in rapporto con l’ambiente naturale, alle chiese. Dal generale al particolare significa aumentare le possibilità di scelta e non ridurle.

Cesare Cattaneo, schizzi di architettura.

In questa mostra dedicata alla Casa isolata il percorso si snoda a partire dall’Eremo per un pittore del 1931 fino alla Casa famiglia per la famiglia cristiana del 1942, passando attraverso i più o meno approfonditi studi e progetti di case e ville (sono almeno sette) analizzati sia nelle specifiche soluzioni sia nel confronto dapprima con il tema della villa come campo di sperimentazione del razionalismo/funzionalismo anni Venti-Trenta e poi con gli studi di Cattaneo stesso per le case mobili rurali, per concludere infine con la serie di disegni per gli Alberghi a Ivrea (tema quest’ultimo che sarà ripreso nel volume sulle Case collettive). Senza peraltro tralasciare il parallelo discorso sul ruolo dell’arte, che diviene centrale negli ultimi anni di vita di Cesare Cattaneo.

Vista della mostra. Foto di Virginia Ortalli.