È in corso, presso il MAXXI– Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, un’esposizione dedicata alle donne in architettura, che spazia dai loro inizi (a partire da Signe Hornborg, prima donna al mondo laureatasi in architettura, nel 1890, a Helsinki), attraverso l’evoluzione al femminile della figura stereotipata di architetto professionista titolare di uno studio, sino alla situazione attuale in cui diverse architette sono protagoniste attive della progettazione internazionale.

Denise Scott Brown. Credit: Robert Venturi, Courtesy of ©Venturi Scott Brown and Associates.

Intitolata BUONE NUOVE. donne in architettura, la mostra, che resta in programma fino all’inizio di settembre, viene commentata con queste parole dai suoi tre curatori, Pippo Ciorra, Elena Motisi ed Elena Tinacci: “Almeno tre i temi che vorremmo sottolineare. Il primo è il crescente processo di liberazione del mondo professionale dell’architettura da pregiudizi e abitudini che spesso hanno frenato l’affermazione delle donne e di altri soggetti “non-standard” (collettivi, coppie, formazioni aperte). Il secondo riguarda l’impressione che l’allargamento della platea professionale nel senso della gender equality contribuisca positivamente alla capacità dell’architettura di rispondere alle urgenze del presente, soprattutto in termini di sensibilità ecologica, inclusività, sostenibilità sociale. L’ultimo punto, infine, vede l’Italia, dove troviamo molte donne tra i migliori progettisti emergenti (o emersi), come un esempio avanzato di questa trasformazione”.

Nanda Vigo (ALCANTARA 2018 | Arch-Archology). Credit: Nanda Vigo, Courtesy of MAXXI.

La mostra si articola in quattro aree tematiche: Storie, Pratiche, Narrazioni, Visioni, oltre a Unseen, l’installazione site specific progettata da Frida Escobedo.

Toshiko Mori. Credit: Iwan Baan, Courtesy of Toshiko Mori Architect.

La sezione Storie presenta– attraverso numerose fotografie, documenti e modelli, suddivisi su otto “isole” espositive – 85 figure femminili che, nel corso del ’900, hanno segnato con i loro lavori la crescita e l’evoluzione al femminile della professione di architetto, tra cui Charlotte Perriand, Eileen Gray, Lina Bo Bardi, Margarete Schütte-Lihotzky, Nanda Vigo, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Cini Boeri, Zaha Hadid, Aino Aalto, Ray Eames, Alison Smithson.
Gli otto tavoli tematici sono stati intitolati: Prime Donne; Mise en scéne; La città delle donne; Lady manager; Nomadismi; Duetti; Voci; Tracce.

Benedetta Tagliabue, Spanish Pavilion, 2010 – World Expo Shanghai. Credit: Shen Zhonghai, Courtesy of Architect Benedetta Tagliabue – Miralles Tagliabue EMBT.

La sezione Pratiche illustra la produzione architettonica contemporanea e i profili di 11 architette, titolari o socie di altrettanti studi di architettura internazionali: collettivo multidisciplinare Assemble; Elizabeth Diller di Diller Scofidio + Renfro; Jeanne Gang di Studio Gang; Lina Ghotmeh di Lina Ghotmeh Architecture; Grafton Architects – Yvonne Farrell e Shelley McNamara; Mariam Kamara di atelier masōmī; Anupama Kundoo di Anupama Kundoo Architects; Dorte Mandrup di Dorte Mandrup A/S; Kazuyo Sejima di Sanaa, Kazuyo Sejima & Associates; Benedetta Tagliabue di Miralles Tagliabue EMBT; Lu Wenyu di Amateur Architecture Studio.

Mariam Kamara, atelier masomi, Niamey Cultural Center, Aerial View. Credit: ©ateliermasomi.

L’area tematica Narrazioni è formata da 12 interviste, realizzate dal collettivo Mies.TV ad alcune autorevoli personalità del mondo dell’architettura, tra cui, Beatriz Colomina, Martha Thorne, Maristella Casciato, Paola Antonelli.
Invece, Visioni indaga il rapporto tra identità di genere e spazio, attraverso video prodotti nell’ambito del programma Future Architecture Platform, una rete di 27 istituzioni europee.

Studio Gang, Gilder Center, New York. Credit: Studio Gang.

L’installazione Unseen rappresenta un omaggio alla figura e all’opera di Anni Albers, ai suoi iconici disegni e arazzi di scuola Bauhaus. Realizzata appositamente per la mostra romana dall’architetta messicana Frida Escobedo, costituisce “un’occasione per riflettere sull’invisibilità della figura femminile e sul tema del tempo in architettura”.

Lucy Styles, YAP Rome at MAXXI 2020, Home Sweet Home. Credit: Valentina Vannicola, Courtesy of MAXXI.