Alla fine del mese di febbraio è stata inaugurata a New York, presso la Bard Graduate Center Gallery, un’importante rassegna antologica dedicata all’opera professionale di Eileen Gray (1878-1976). Intitolata solamente Eileen Gray, l’esposizione statunitense – organizzata, in realtà, dal Centre Georges Pompidou di Parigi in collaborazione con l’istituto di ricerca Bard Graduate Center – presenta circa 200 opere prodotte dalla Gray nel campo della progettazione architettonica e del design, tra cui disegni, modelli, fotografie e materiale d’archivio, oltre a mobili e oggetti (di cui alcuni mai esposti in pubblico) progettati dall’architetta e designer irlandese.
View of the south façade of E 1027 from the sea, Roquebrune-Cap-Martin, unknown date. Centre Pompidou, Bibliothèque Kandinsky, Paris. Fond Eileen Gray.
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Curata da Cloé Pitiot, la retrospettiva newyorkese si prefigge, innanzitutto, l’obiettivo di ribadire la pratica architettonica di Eileen Gray, meno conosciuta rispetto a quella di designer, esponendo qui 12 dei 44 progetti presenti nel catalogo della mostra. Grazie anche ad alcune recenti scoperte archivistiche, al pubblico viene offerta una completa visione del suo operato professionale attraverso materiale proveniente, tra gli altri, dai Centre Georges Pompidou e Musée des Arts Décoratifs di Parigi, Irish Architectural Archive e Museo Nazionale d’Irlanda, oltre a un gruppo di collezionisti privati.
Caroline Ueberschaer, Steven Belflower, Todd McDowell (UF). Model of Tempe a Pailla, designed by Eileen Gray, 1993-94. Wood and paper. Irish Architectural Archive, 2006/15/3.
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Il percorso espositivo di Eileen Gray è suddiviso in cinque sezioni tematiche, che ripercorrono la sua lunga carriera professionale, dal primo periodo artistico-formativo fino all’attività nella città di Parigi, in cui, a partire dal 1902, avrebbe trascorso il resto della sua vita.
La pratica formativa di Gray inizia come pittrice a Londra, presso la Slade School, e prosegue nella capitale francese, in quegli anni principale centro artistico internazionale, dove, tra gli altri, frequenta l’artista giapponese Seizo Sugawara, che la introdurrà ai segreti della tecnica di laccatura.
Matt Ragsdale. Scale model of Ellipse house, designed by Eileen Gray, 1993-94. Wood and paper. Irish Architectural Archive, 2006/15.9.
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La seconda sezione della mostra riguarda le attività svolte della Gray (ormai stabilitasi a Parigi) presso la Galérie Jean Désert, da lei fondata e gestita, dal 1921 al 1930, in rue du Faubourg-Saint-Honoré al numero 21. Anche se per il nome della galleria aveva usato uno pseudonimo maschile, si è trattato di uno spazio, che la Gray ha utilizzato con successo per vendere i suoi lavori artistici (disegni, dipinti, fotografie), per esporre oggetti di design realizzati (tappetti, mobili laccati) e per presentare alla facoltosa clientela le sue prime soluzioni architettoniche d’arredo degli interni.
Eileen Gray. Drawing for Boudoir de Monte Carlo, 1923. Gouache, crayon. Musée des Arts Décoratifs, Paris. ©MAD, Paris / Christophe Dellière.
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La terza sezione esplora il complesso rapporto, professionale e personale, della Gray con l’architetto rumeno Jean Badovici, con il quale si cimenta nelle sue prime esperienze di architettura moderna, sia attraverso le collaborazioni con la rivista “L’Architecture Vivante”, sia direttamente sul campo, progettando l’appartamento parigino di Badovici e, a Vézelay, la casa Renaudin (1925) e la casa studio Badovici (1927-31).
Eileen Gray. Fauteuil transat (Transat chair), 1926-29. Varnished sycamore, tubular steel, synthetic leather. Centre Pompidou, Musée national d’art moderne, Paris. Purchase, 1992, AM 1992-1-1. © Centre Pompidou, Mnam-CCI, Dist. RMN-GP: Jean-Claude Planchet.
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Il tema della quarta sezione esplora e illustra le moltissime sfaccettature della casa E 1027 a Roquebrune-Cap-Martin (1926-29), da considerare a tutti gli effetti un’icona dell’architettura moderna, attraverso l’ausilio di numerosi disegni e fotografie e gli 11 mobili originali appositamente progettati.
Eileen Gray. Fauteuil Bibendum (Bibendum chair), ca.1927–29. Wood, tubular steel, canvas. Galerie Jacques De Vos. Photograph: Christian Baraja, Studio SLB.
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L’ultima parte della mostra, intitolata Architecture, espone le opere architettoniche di Eileen Gray, per lo più non realizzate, suddivise tipologicamente tra architetture residenziali, sociali, espositive e urbane. Le 12 architetture prescelte, rappresentate attraverso diversi documenti d’archivio, disegni e modelli, sono: E 1027 (1926-29); Battachon / Renaudin House, Vézelay (1926-32); Tempe a Pailla, Mentone (1931-34); appartamento per Jean Badovici in rue Châteaubriand, Parigi (1929-31); appartamento di Eileen Gray in rue Bonaparte, Parigi; progetti House for an Engineer (1926), House for Two Sculptors (1933-34), Ellipse House (1936) e progetto a Dakar (ca. 1940); progetti per una tenda da campeggio smontabile (1930-31), un centro vacanze e tempo libero (1936-37) e un centro culturale e sociale (1946-47).
Eileen Gray. Paravent (Screen) prototype, ca. 1918. Ebonized wood, metal. Robert and Cheska Vallois, Paris.
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Tra gli apparati dell’esposizione spiccano gli estratti del film In Conversation with Eileen Gray, prodotto dal Bard Graduate Center e basato su un’intervista inedita del 1973 con Gray di Andrew Hodgkinson.
Infine, il catalogo della rassegna, distribuito dalla Yale University Press, è suddiviso in tre sezioni – Beginnings; Being a Designer; Being an Architect –, contenenti numerosi saggi, oltre che 200 illustrazioni e 44 progetti, distribuiti lungo le sue 500 pagine.