In occasione della donazione al Politecnico di Milano del fondo archivistico dedicato all’opera architettonica, artistica e di ricerca del progettista bustocco Enrico (Richino) Castiglioni (1914-2000), uno dei protagonisti dell’architettura italiana del XX secolo, pubblichiamo qui un breve commento scritto da Stefano Castiglioni, architetto e figlio di Enrico.
Sullo stesso argomento Federico Bucci, Delegato del Rettore per politiche culturali con la delega anche per gli Archivi Storici del Politecnico milanese, ci ha manifestato la propria soddisfazione per una donazione così importante, sottolineando la sua grande valenza culturale per gli studiosi e tutti gli appassionati di architettura.
(Redazione weArch)
Nell’agosto del corrente anno è stata depositata istanza per donazione al Politecnico di Milano del fondo archivistico denominato “La ricerca e l’opera architettonica di Enrico (Richino) Castiglioni” illustrativo dell’attività e dell’espressione artistica di mio padre di cui riferisco brevi informazioni e considerazioni.
Nato nel 1914 a Busto Arsizio (Varese) da una famiglia di imprenditori tessili, laureato in Ingegneria civile presso il Politecnico di Milano, nel 1937, e in Architettura a Roma, nel 1939, sviluppò una formazione improntata allo studio e all’estrinsecazione di creative e innovative soluzioni strutturali. Non mancano esperienze progettuali significative già nel breve periodo intercorso tra la sue due lauree e l’evento bellico della Seconda Guerra Mondiale (in cui fu direttamente coinvolto prestando servizio militare sul fronte greco-albanese), ma è dall’immediato dopoguerra che dà inizio e sviluppa una feconda attività professionale, protrattasi sino alla sua scomparsa nel novembre 2000.
Scuola elementare, Gorla Minore, 1959.
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Fu però il periodo compreso tra il 1950 e il 1970 quello più fertile e peculiare della sua produzione ed espressione architettonica. Mi soffermerò sul particolare contesto che più gli permise di esprimere e svolgere il suo impegno di architetto, saggista ed artista e precisamente nei primi decenni della seconda metà del secolo scorso, epoca ancora poco considerata, ma che configura un periodo fecondo e controverso della storia italiana.
Il decennio ’55-’65 è ormai universalmente riconosciuto quale lasso di tempo del XX secolo più significativo e denso di trasformazioni ed eventi, che videro anche il nostro Paese particolarmente vitale e accreditato a livello internazionale: il territorio lombardo e la cosiddetta “fascia del Sempione” (al cui centro si collocava la sua città) rappresentavano l’ambito più propulsivo, fecondo di idee e produttività culturale e industriale: poteva allora essere considerata una sorta di paradigma.
Erano gli anni in cui:
– il ricordo bellico si poneva definitivamente alle spalle con la “ricostruzione” ormai conclusa;
– il “boom economico” in atto veniva celebrato con enfasi anche nell’esposizione di ITALIA ’61 a Torino;
– era vivo l’entusiasmo e l’eco internazionale delle Olimpiadi di Roma del 1960;
– il cinema italiano, con Roma catalizzatrice di incontri multiculturali, primeggiava a livello mondiale;
– nel Paese gli eventi interni (“centro-sinistra” e “nazionalizzazione dell’energia elettrica”) disegnavano orizzonti politici ed economici nuovi, attesi e più avanzati.
Concorso stazione di Napoli, 1954.
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Nella cultura architettonica italiana dello straordinario periodo degli anni ’60, Enrico Castiglioni fu riconosciuto tra gli interpreti autentici: in effetti, tra il 1950 e 1970 si colloca la fase più fertile e peculiare della sua espressione architettonica.
La sua figura e l’opera sono state testimoniate da autorevoli autori quali Argan, Benevolo, Conrads, Dorfles, Kultermann, Pica, Portoghesi, Siegel, Crippa, da prestigiose riviste quali “Domus”, “l’Architettura”, “l’Architecture d’Aujourd’hui”.
Rilevanti eventi culturali misero in luce come Enrico Castiglioni venisse considerato, per il significato simbolico e ideale riflesso nelle sue espressioni architettonico-strutturali, unitamente ad Mangiarotti, Mollino, Moretti, Nervi, Ponti e Scarpa, fra i protagonisti che, con diverse specificità, marcarono gli orientamenti strategici e le scelte peculiari della cultura dell’epoca.
Concorso chiesa Montecatini Terme, 1953.
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Rammento in particolare:
– la mostra promossa dal Comune di Milano assieme alla rivista “Domus” nel 1979, a Milano, presso il Convento delle Stelline, cui seguì una pubblicazione monografica: 50 anni di Architettura Italiana, sintetizzata nei 7 protagonisti sopra citati;
– l’esposizione Les années ’50, nel 1988, presso il Centre Pompidou a Parigi;
La sua attività (estesa continuativamente per 50 anni) si è tradotta in un vasto repertorio di realizzazioni di rilievo, concentrate prevalentemente nel territorio della provincia di Varese, di cui richiamo quelle che più resero testimonianza del suo peculiare periodo:
– la mostra del Cotone e del Tessile in V.le Borri, Castellanza, del 1952;
– la Casa della Cultura (Sedes Sapientiae) di via Pozzi, Busto Arsizio, del 1954;
– la scuola elementare nel parco Durini a Gorla Minore, del 1959;
– l’edificio porticato di via Milano 3, angolo via Don Minzoni, a Busto Arsizio, del 1955;
– il quartiere S. Anna a Busto Arsizio, del 1960;
– le scuole elementari del rione Beata Giuliana a Busto Arsizio, del 1958;
– la casa Garavaglia in via xx Settembre 47, a Busto Arsizio;
– l’ITIS di viale Borri, Castellanza, del 1960;
– la chiesa parrocchiale nella frazione di Prospiano, Gorla Minore, del 1962.
Nell’aprile 2003 la rivista “AL”, mensile di informazione degli architetti lombardi, ne delineò un agile itinerario nell’articolo “Enrico Castiglioni in un percorso d’arte tra passato e futuro”, a cura di Giuseppe Magini (“AL”, n. 4/2003, pp. 52-55).
Concorso municipio di Novara, 1968.
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Più noto nell’ambito dei “cultori” di architettura è invece il suo ruolo in ambito nazionale e internazionale svolto in quegli anni, in équipe con altri colleghi, che lo videro vincitore di numerosi Concorsi, ottenendo menzioni e riconoscimenti, che qui voglio segnalare:
– le realizzazioni dei nuovi quartieri INA casa a Cesate, Padova, Vercelli, nel 1950;
– il progetto della nuova stazione ferroviaria di Napoli, del 1954;
– il progetto del grattacielo Peugeot a Buenos Aires, del 1962;
– il progetto di sistemazione e restauro della Fortezza da Basso a Firenze, del 1967;
– il progetto del centro Pompidou a Parigi, del 1968.
Concorso grattacielo Peugeot a Buenos Aires, 1962.
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Tra i progetti, soprattutto quelli redatti per concorsi, esprimono concezioni strutturali decisamente innovative per l’epoca, quali sviluppi di “superfici a guscio” e “sistemi portanti continui”, tale da superare i tradizionali fondati sulla usuale distinzione tra “impalcati e piedritti”.
La sue architetture delineano una progettualità statica anticipatrice di soluzioni che gli strumenti informatici renderanno poi più agevolmente praticabili.
Peculiare resta peraltro la resa grafica negli elaborati progettuali, in particolare per le prospettive di grande formato, realizzate da lui stesso con accorgimenti e tecniche rivelatrici di elevata maestria e padronanza ingegneristica con esito di indubbia efficacia.
Concorso Santuario Madonna delle lacrime, Siracusa, 1952.
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L’archivio, oggetto di istanza di donazione, riguarda propriamente l’opera architettonica di Enrico Castiglioni fino al 1970 ed è costituita da:
– grafici di circa 200 progetti (rotoli di lucidi e copie);
– distinta analitica di pubblicazioni/recensioni su riviste e testi, oltre a saggi e scritti dell’Autore;
– n. 9 di “bozzetti architettonici”, eseguiti (in gesso, massello ligneo, metallo, ecc.) da modellisti professionali con particolare maestria, idoneamente restaurati;
– ampia raccolta di stampe fotografiche, illustrative di opere progettate e/o eseguite;
– note biografiche;
– libretto universitario originale, significativo per la valutazione dell’impegno e attenzione alla problematica morfologico-strutturale sviluppata nel percorso architettonico;
– epistolario tenuto con “protagonisti” dell’epoca: Gio Ponti, Piero Portaluppi, Luigi Figini, Adalberto Libera, Mario Apollonio.
Trattasi dunque di un compendio di materiale, che, seppur necessitante di opportuna sistematizzazione (quale scannerizzazione dei grafici di grande formato), risulta sufficientemente sistematico e idoneo per successive consultazioni e approfondimenti del progettista protagonista.
Concorso chiesa di Cattolica, 1968.
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Per meglio comprendere la sua figura ed il significato della sua espressione artistica ritengo di completare il quadro sopresposto con ulteriori riferimenti esulanti dall’ambito proprio dell’architettura.
Nello scenario conclamato degli anni ’60, al di là degli echi più immediati ed eclatanti, dei traguardi economici conclamati, era allora in atto nel mondo intellettuale un periodo di profonda riflessione e generale revisione critica estesa dall’arte alla letteratura, al pensiero filosofico e alla religione.
Richino Castiglioni si relazionò così con una cerchia ristretta di intellettuali e “uomini soli”, alieni da omologazioni di comodo, soggetti quindi a un sospettoso ostracismo da parte del potere economico-politico, che erano sì pochi, ma non isolati, e in ogni caso di riconosciuta autorevolezza e spiccata personalità: basti ricordare il Prof. Mario Apollonio, Padre Costantino Ruggeri, il Vescovo di Lugano Mino Grampa, Padre Nazzareno Fabretti, Mons. Giovanni Battista Guzzetti e anche Padre Eligio Gelmini.
Conobbe Fausto Melotti, Lucio Fontana (prima che fossero celebrati dai media) mentre nel mondo dell’architettura intrattenne un rapporto diretto e continuo con Bruno Zevi e soprattutto con Gio Ponti.
La sua era una concezione della società e una lettura storica, intesa quale relazione ed equilibrio tra realtà-concretezza da un lato e dall’altro sogno-spiritualità-ideale (espressa da un’ampia saggistica cui si dedicò negli ultimi anni), che non si conformava a schemi e modelli culturali convenzionali, precostituiti e strumentali, dove era fondamentale e sempre presente il riferimento alla comunità della sua città nei cui valori, essenziali e condivisi, avvertiva una profonda ragione ispiratrice della sua espressione culturale-artistica che non volle limitare all’architettura, estendendola a pittura, scultura e saggistica.
Chiesa a Prospiano, Gorla Minore, 1962.
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Nel dicembre 2001, a un anno dalla sua scomparsa, la Sua Città gli tributò una sincera, partecipata e commossa testimonianza di ammirazione e ringraziamento, in occasione:
– di una frequentatissima mostra completa della sua testimonianza artistica, promossa dalla locale Associazione “Famiglia Bustocca” e allestita presso il Liceo Artistico di Busto Arsizio, seguita dalla pubblicazione della monografia della sua complessiva opera architettonica, scultorea e pittorica Enrico (Richino) Castiglioni, significati in un percorso d’arte tra passato e futuro;
– e della presentazione, presso il teatro Fratello Sole di Busto Arsizio, della raccolta antologica dei suoi saggi, Il significato dell’architettura e altri scritti” (Sinai Edizioni).