Fino al 6 gennaio 2025 presso la Fondazione Benetton Studi Ricerche di Treviso, nella sede di Palazzo Bomben, è possibile visitare la mostra fotografica Italia giardino del mondo. Where Nature meets Art, Craft and Design, prima tappa italiana della mostra itinerante dedicata ai giardini italiani (precedenti tappe a Praga e Berlino, prossime in corso di definizione), promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, con il partenariato dell’Associazione Parchi e Giardini Italiani, del Fondo per l’Ambiente Italiano e di Grandi Giardini Italiani.

Giardino del Castello Ruspoli, Vignanello (Viterbo), Lazio. Foto: ©Dario Fusaro / Archivio Grandi Giardini Italiani.

Questo appuntamento è prova dell’interesse e dell’impegno istituzionali degli ultimi anni sul fronte della conoscenza, della valorizzazione e della promozione del patrimonio italiano di parchi e giardini storici, attenzione confermata dagli importanti investimenti pubblici (fondi PNRR) dedicati alla formazione, alla catalogazione e ai veri e propri interventi di recupero, con lavori attualmente in corso in tutta la penisola.
L’obiettivo del Ministero è esporre una sorta di vetrina delle peculiarità del giardino italiano, nell’ottica di comunicare il valore di questi beni anche all’estero, come vero e proprio “prodotto” della cultura italiana. Un’operazione non banale, dato che il rischio sarebbe potuto essere quello di una eccessiva semplificazione a fini, per così dire, pubblicitari e “commerciali”, della grande stratificazione di pensieri, pratiche, stili e modelli che caratterizzano la cultura del giardino italiano.

Memoriale Brion, Altivole (Treviso), Veneto, di Carlo Scarpa, progetto e realizzazione 1970-78. Foto: ©Luca Chiaudano / FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano.

Se, come sottolineato nel corso della conferenza inaugurale dalla professoressa  Chiara Santini, coordinatrice del comitato scientifico e curatoriale della mostra, l’esordio dell’espressione “giardini italiani” è avvenuto solo a fine 1800, con uno sguardo che, dalla prospettiva di allora, ha inteso rileggere le esperienze passate sotto una luce unificante, coniando di fatto una definizione, la mostra cerca di proporre un’importante sintesi e un’interessante lettura trasversale che ricomprenda sia tutta l’illustre tradizione passata, sia le forme più recenti e significative della pratica contemporanea, in un orizzonte temporale che va dal Rinascimento fino ad oggi.

Giardino di Piuca, Greve (Firenze), Toscana, di Antonio Perazzi, progetto e realizzazione 2002-in corso. Foto: ©Studio Antonio Perazzi Landscape Design.

Questo obiettivo è stato perseguito costruendo la mostra attorno a sette concetti chiave: il disegno, l’acqua, la ricerca botanica, il rapporto dei beni con il paesaggio, il dialogo con le arti, la dimensione sociale, il valore del mestiere.
Tali valori ricomprendono e sintetizzano in maniera diacronica e trasversale la cultura italiana del giardino e del paesaggio, di cui si offre una lettura delle componenti sia “interne” che “esterne”, ovvero riferite sia a caratteristiche intrinseche del bene, sia al suo rapporto con il contesto.
Dunque una rassegna che, per dare al tema visibilità in chiave propositiva e internazionale, rifugge dal concetto di patrimonio chiuso e cristallizzato, per affermare quello di un corpus vivo, che rende ragione della metamorfosi che sta investendo i giardini, chiamati sempre più ad assolvere a nuovi compiti all’interno del territorio e della società e a essere depositari non solo di una nobile tradizione, ma anche di nuove esigenze legate soprattutto, all’accessibilità, alla comunicazione, alla didattica e alla sostenibilità.

Giardino della Villa Reale di Marlia, Capannori (Lucca), Toscana. Foto: ©Riccardo Panico / Archivio Grandi Giardini Italiani.

Tra i lavori più recenti inclusi nella rassegna, quelli di Pietro Porcinai (1910-1986) e Maria Teresa Parpagliolo (1903-1974), che hanno contribuito ad arricchire l’approccio tradizionale con nuove visioni che precorrono quelle di oggi, quali appunto il dialogo tra storia e innovazione, l’importanza, a fianco dei valori estetici e compositivi, delle sfere ecologico-ambientali e sociali nel progetto di paesaggio.
Accanto alle fotografie, che rappresentano il nucleo centrale dell’esposizione – quello che viaggerà in giro per l’Europa – una serie di contenuti, frutto della personalizzazione del format generale, costituiti da una selezione di carte, libri antichi e fondi archivistici della Fondazione Benetton, nonché una particolare soluzione espositiva con teche trasparenti in cui sono state messe a dimora essenze vegetali: un richiamo alla vera e propria materia dei giardini e all’azione come momento fondamentale del fare e del “saper fare”.

Spazio Teatro Celle, Omaggio a Pietro Porcinai, Santomato (Pistoia), Toscana, di Beverly Pepper, progetto e realizzazione 1987-92. Foto: ©Amalasunta di Giuliano Gori e C.

Accompagna la mostra un volume che raccoglie tutte le immagini esposte e il materiale iconografico storico, completandoli con saggi accademici.
Il progetto è stato curato da Sabina Minutillo Turtur e Renato Fontana, prodotto dalla Bye Bye Silos con il contributo di un comitato scientifico composto da Chiara Santini, Paolo Cornaglia, Marco Ferrari, Luigi Latini, Andrés Holguín e Lorenza Gasparella. Ricerche archivistiche a cura di Michele Tobia.

Foto della mostra allestita ©Daniela Colaci.