La mostra Il Tempo del Futurismo, in corso presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, restituisce il senso radicale del celebre movimento artistico e culturale italiano dell’inizio del Novecento, evidenziandone la complessità e la multiformità. L’esposizione si propone come inclusiva, didattica e multidisciplinare, rivolgendosi al grande pubblico e, in particolare, alle nuove generazioni. Curata da Gabriele Simongini e promossa dal Ministero della Cultura, coincide con l’ottantesimo anniversario della scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento e autore del Manifesto del Futurismo (1909), offrendo un’occasione unica per riflettere sull’impatto di questa avanguardia del XX secolo.
Umberto Boccioni, Idolo moderno, 1911, olio su tavola. Courtesy Estorick Collection, London.
Il progetto scientifico esplora inediti legami tra arte, scienza e tecnologia, offrendo una visione del movimento che supera l’ambito puramente artistico per abbracciare le implicazioni culturali e sociali del Futurismo. L’esposizione non si limita a rendere omaggio a Marinetti e ai suoi compagni, ma invita a riflettere sull’attualità delle sfide affrontate da questo movimento rivoluzionario.
Umberto Boccioni, Stati d’animo-gli addii, 1911, olio su tela. Courtesy Museo del Novecento, Milano, ©Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati, foto: Carrà.
L’esposizione si sviluppa su oltre tremila metri quadrati e si articola in ventisei sale che ospitano oltre cinquecento oggetti, tra cui circa 350 opere d’arte come dipinti, sculture, disegni, oggetti d’arredo e film, accompagnati da libri e manifesti. Accanto ai capolavori storici, trovano spazio veicoli, strumenti scientifici d’epoca e un idrovolante Macchi Castoldi MC 72, simbolo della modernità celebrata dai futuristi. Due installazioni site-specific, a cura di Magister Art e Lorenzo Marini, immergono i visitatori nelle dinamiche atmosfere futuriste.
Luigi Colombo Fillia, Idolo meccanico, 1925, olio su tela. Courtesy Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, foto: Studio Idini.
Il percorso espositivo è organizzato cronologicamente e suddiviso in dieci sezioni tematiche che mettono in luce la forza creativa, la sperimentazione e la qualità compositiva degli artisti futuristi. La narrazione prende avvio dalla fine dell’Ottocento, con opere di Medardo Rosso e dei divisionisti Pellizza da Volpedo e Previati, per poi concentrarsi sui lavori di Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini, firmatari del Manifesto dei pittori futuristi del 1910. La mostra comprende anche contributi di rilievo, come le aeropitture di Gerardo Dottori, le grafiche pubblicitarie di Fortunato Depero e le marionette di Enrico Prampolini.
Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il sole, 1904, olio su tela. Courtesy Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, foto: Giuseppe Schiavinotto.
Tra i dialoghi più significativi della rassegna si segnala quello tra Il Sole (1904) di Pellizza da Volpedo e Lampada ad arco (1910-1911 circa) di Balla, che evidenzia il passaggio epocale dall’Italia rurale alla modernità industriale, simbolo di progresso ed energia dinamica per i futuristi.
Una particolare attenzione è dedicata alle applicazioni del Futurismo nelle arti grafiche e decorative, tra cui le pubblicità del Campari e la cameretta per bambini progettata da Balla. Spicca, inoltre, la ricostruzione degli Intonarumori, strumenti musicali ideati da Luigi Russolo nel 1913, attivati regolarmente durante la mostra.
Giacomo Balla, Lampada ad arco, 1911, olio su tela. Courtesy The Museum of Modern Art, New York. Hillman Periodicals Fund, 1954.
Le sezioni espositive tracciano anche l’influenza del Futurismo sull’arte dal secondo dopoguerra fino all’Arte Povera, attraverso opere di Burri, Fontana, Dorazio, Vedova, Turcato e Mario Schifano. Sebbene le ultime parti, dedicate all’eredità del Futurismo e ai parallelismi con l’era digitale, possano suscitare qualche perplessità, Il Tempo del Futurismo si distingue per l’ampiezza e la qualità delle opere presentate.
Giacomo Balla, Trasformazione forme – spiriti, 1918, olio su tela. Courtesy Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, foto: Studio Idini.
Il catalogo della mostra, pubblicato da Treccani, raccoglie saggi di autori come Gabriele Simongini, Francesca Barbi Marinetti, Günter Berghaus, Elena Gigli, Claudio Giorgione, Giovanni Lista, Ada Masoero, Ida Mitrano, Riccardo Notte, Francesco Perfetti e Marcello Veneziani, contribuendo a un’analisi approfondita del Futurismo e del suo impatto.
Luigi Russolo, Lampi, 1910, olio su tela. Courtesy Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, foto: Studio Idini.
In occasione della mostra, la straordinaria casa futurista di Giacomo Balla (qui), situata in via Oslavia a Roma, ha riaperto le porte al pubblico per visite guidate. Inoltre, il quadro Espansione Fiore n.17 (1929 circa) di Balla è stato ricollocato nella casa, suo spazio originario. Il progetto è stato curato dal MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma.
Vista della mostra. Foto: Emanuele A. Minerva e Agnese Sbaffi – Ministero della Cultura / Courtesy Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.