È in corso, presso lo Spazio mostre del Politecnico di Milano, un’interessante esposizione dedicata all’opera progettuale dell’architetto ingegnere Gianluigi Gho’ (1915-1998), detto Gigi. Promossa dall’Archivio Gigi Gho’ e dalla Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico, la mostra, a cura di Alessandro Sartori, illustra la vasta produzione di questo professionista milanese attivo nel secondo dopoguerra, autore di numerosi edifici per abitazioni, terziari e industriali.
Sede della Torcitura Borgomanero, via Solferino 40, Milano, 1949-52. Scorcio urbano da via Marsala (foto storica) ©Archivio Gigi Gho’ – Tutti i diritti riservati.
Le opere di Gho’ (o semplicemente Gho, come indica il titolo della mostra) – tra cui le milanesi la Sede della Torcitura Borgomanero di via Solferino e gli edifici per abitazioni, uffici e negozi di via Sant’Antonio Maria Zaccaria, piazza della Repubblica, via Legnano, Quartiere Frua, via Monte Generoso e altri, ma anche il Complesso Kodak di Cinisello Balsamo, l’Istituto San Marco di Bergamo e la Sede della Società Elettrica Sarda, di Cagliari – fanno ormai parte dei principali testi e studi dedicati all’architettura moderna italiana realizzata negli anni della ricostruzione. Inoltre, nel corso della sua carriera, egli ha lavorato e collaborato con alcune importanti figure della cultura progettuale del periodo, tra cui Aldo Favini, Giulio Minoletti e Gio Ponti – col quale ha stretto un duraturo rapporto di amicizia e di reciproca stima professionale – e con artisti, come Lucio Fontana e Fausto Melotti.
Edificio per abitazioni, uffici e negozi, via Vittor Pisani 16, Milano, 1970-71. Prospetto su via Vittor Pisani, con indicazioni cromatiche, scala 1:100. ©Archivio Gigi Gho’ – Tutti i diritti riservati.
Gho’ “ha progettato per tutta una vita senza preoccuparsi troppo di promuovere il suo lavoro. Pur aggiornandosi costantemente sulle vicende dell’architettura italiana e straniera, non ha mai preso troppo parte nel dibattito che coinvolgeva gli ambienti colti della Milano di quegli anni. Era come se una certa riservatezza di fondo, comune anche ad altri professionisti a lui contemporanei, fosse legata alla necessità di verificare la teoria sempre e solo nella dimensione pratica, attraverso le sue architetture”, testimoniava il figlio Cesare, prematuramente scomparso quest’anno e ideatore del progetto espositivo milanese, insieme al nipote Andrea.
Edificio per abitazioni, viale Romagna 56/3, Milano, 1950-51. Vista dell’edificio appena completato (foto d’epoca). ©Archivio Gigi Gho’ – Tutti i diritti riservati.
weArch ha pubblicato finora quattro articoli dedicati alla figura professionale e all’opera di Gigi Gho’: un primissimo articolo generale sull’omonimo Archivio e sulle numerose opere di architettura ivi custodite (qui), uno successivo sul chalet di Planpincieux, la casa familiare di vacanze nei pressi di Courmayeur (qui), uno terzo sulla recente messa in produzione di Gho, una sua moderna poltroncina progettata negli anni Cinquanta (presente nella mostra al Politecnico) (qui) e, infine, uno dedicato al “libretto” di 40 pagine, che contiene alcune bellissime “lettere artistiche” disegnate a mano da Gio Ponti e altri documenti unici che testimoniano l’amicizia tra i due architetti (qui).
Stabilimento Kodak, via Giacomo Matteotti 62-64, Cinisello Balsamo, 1960, 1964-65, 1970-74, 1978, 1981, 1988. Scorcio del fronte nord della palazzina marketing (foto storica) ©Archivio Gigi Gho’ – Tutti i diritti riservati.