“Il razionalismo di Goya è ideologico ed egli lo proietta nelle sue opere utilizzando l’espressione come modalità che collega, da un lato, la critica sociale attraverso le tematiche e, dall’altro, la critica della pittura stessa, dissolvendo le forme convenzionali del bello”, Víctor Nieto Alcaide
Fino al 3 marzo 2024 sarà possibile visitare al Palazzo Reale di Milano la mostra Goya. La ribellione della ragione. Il progetto è promosso dal Comune di Milano-Cultura e prodotto da Palazzo Reale e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, in collaborazione con la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando (Madrid) e con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia, dell’Ente del Turismo Spagnolo e dell’Istituto Cervantes di Milano. La mostra è curata dal professor Víctor Nieto Alcaide, Delegato Accademico del Museo, Calcografia e Mostre della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid. Il concept dell’allestimento è a cura di Novembre Studio.
Attraverso dipinti, incisioni e matrici in rame, la mostra racconta una parte del mondo di Goya, concentrandosi sulla sua attitudine di artista, il suo pensiero e la sua ideologia, proponendo al visitatore opere che descrivono la sua evoluzione artistica e i temi da lui trattati, raccontando però anche l’uomo e il cruento contesto storico e sociale che plasmò in maniera unica il suo pensiero intellettuale.
Francisco Goya, Autoritratto, 1815. Olio su tavola. Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid.
Il percorso espositivo mostra al visitatore un fil rouge che corre trasversale alla visione cronologica delle opere, ossia l’animo dell’uomo illuminato dalla sua ragione. Goya ha la possibilità di relazionarsi con una cerchia di amici intellettuali fidati, con cui scambia vedute, sensibilità, posizioni politiche, sociali e culturali, commentando la sua epoca storica satura di avvenimenti politici, sociali e ideologici.
Lui stesso sperimenta una rivoluzione della sua pittura in sintonia alla complessità storica che si trova a vivere, attraverso immagini in grado di rompere con le regole e l’imitazione dei modelli. Goya è infatti il primo artista le cui opere sono frutto di esperienze, di sentimenti personali, di passioni e sofferenze, nonché della sua visione del mondo che lo circonda. È uno dei primi artisti a identificarsi con la vita, ecco perché non è possibile comprendere la sua pittura senza conoscere la sua vita, né la sua vita se non attraverso la sua pittura.
Francisco Goya, Il manicomio, 1808-12. Dalla serie “Cuadros de fiestas y costumbres”. Olio su tavola. Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid.
Molte incisioni sono esposte affiancate dalle loro matrici di rame originali. Alle incisioni Goya affida il suo pensiero libero, che non gli era stato concesso dai committenti delle opere di pittura legate alla retorica di corte o al racconto di temi tradizionali; infatti, il pittore carica le sue incisioni di critica alla guerra. Le incisioni sono la “ribellione della ragione” di fronte alla mancanza della stessa nelle barbarie belliche, divenendo testimonianza di angoscia, di rifiuto, e uno speranzoso richiamo al ritorno dell’ordine della ragione.
Francisco Goya, Stragi di guerra, 1810-14 (lastra in rame) / 1863 (stampa). Dalla serie “Desastres de la guerra”, 30. Acquaforte, puntasecca, bulino, brunitoio. Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid.
Le matrici in rame, da cui le incisioni derivano, sono esse stesse delle opere d’arte. Poterle osservare alla mostra è un’occasione unica resa possibile dalla collaborazione con la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, a Madrid, che – con la Calcografia Nacional – ha terminato di restaurare le matrici in metallo, in un progetto di recupero senza precedenti per complessità e che permette di ammirare le lastre di rame nei loro originari dettagli ritornati alla luce e a confronto diretto con le stampe.
Francisco Goya, Il sonno della ragione genera mostri, 1797-99. Dalla serie “Caprichos”, 43. Acquaforte e acquatinta. Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid.
L’Academia de San Fernando si occupa da decenni del restauro, della conservazione e della stabilizzazione delle 228 delle matrici calcografiche realizzate da Goya. Dato che superficie di alcune lastre mostrava lesioni da ossidazione, in particolare nelle zone perimetrali, è stato utilizzato un metodo adeguato per rimuovere i rivestimenti applicati all’epoca (forse già dal 1872). Inoltre, lo spessore dei rivestimenti avrebbe provocato nel tempo una perdita di leggibilità delle opere, celando di conseguenza alcune delle tecniche più raffinate che Goya utilizzò per eseguire le incisioni.
Le operazioni di restauro ebbero come risultato la creazione di un protocollo d’azione sulle incisioni che ha reso possibile anche la rimozione dello strato galvanico di nichel da ventisette lastre dei Caprichos, sei dei Desastres de la guerra e quattro dei Disparates.
Anche la rimozione dei rivestimenti galvanici di acciaio dalle lastre ha richiesto l’elaborazione di uno specifico trattamento mediante un primo intervento finalizzato alla rimozione di tutti i depositi dalle superfici metalliche (come vernici, strati protettivi e inchiostri cristallizzati) seguito da un bagno in un agente chelante (in grado di intrappolare le particelle di ferro); una volta sciolto il rivestimento, l’azione solvente è neutralizzata, per poi procedere all’inibizione metallica e alla protezione delle superfici.
Pre e post restauro di Francisco Goya, E non c’è nulla da fare, 1810-14 (lastra in rame), 1863 (stampa). Dalla serie “Desastres de la guerra”, 15. Puntasecca, bulino, brunitoio, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid.
In occasione della mostra, 24 ORE Cultura ha pubblicato il catalogo Goya. La ribellione della ragione, insieme al volume monografico a cura di Stefano Zuffi e, infine, la graphic novel Francisco Goya. La tentazione dell’abisso, dell’illustratore Otto Gabos.