Voci dal Mediterraneo, Architette di resilienza e Convergenza di Forze: il potere dell’impegno collettivo nell’architettura

Tre eventi dedicati alla prospettiva al femminile nei confronti delle trasformazioni culturali sociali ed architettoniche inaugurano le iniziative del Padiglione Italia, Comunità Resilienti a cura di Alessandro Melis alla diciassettesima Biennale di Venezia, Mostra Internazionale di Architettura.

Un primo evento, in programmazione la mattina del 23 maggio, dal titolo Europe, a Resilient Community? Critical Practices across the Mediterranean Border, coordinato da Marialuisa Palumbo, architetta e ricercatrice alla Cornell University, da anni interessata al rapporto tra architettura e giustizia ecologica e sociale, riunirà studiosi, attivisti e architetti per esporre i paradossi della militarizzazione del confine tra l’Europa e l’Africa, con l’obiettivo di individuare e sostenere pratiche alternative e strategie progettuali per un futuro resiliente.
L’evento vedrà successivamente gli interventi della mediatrice culturale e portavoce di Sea-Watch Mattea Weihe, che aprirà il dibattito portando a partire dal punto di vista di chi salva vite in mare, seguirà la geografa Ilaria Giglioli per ragionare sulla produzione sociale e simbolica dei confini, sarà poi la volta della storica dell’architettura Samia Henni con un intervento sul possibile ruolo dell’epistemologia femminista per disfare le frontiere, e poi degli architetti Sandi Hilal + Alessandro Petti (Decolonizing Architecture Art Research), Sana Frini (LociLocus), Lucia Pierro + Marco Scarpinato (AutonomeForme), per concludere con la testimonianza della giovane imprenditrice siciliana Paola Galuffo (Periferica).

Nel pomeriggio di domenica sempre Marialuisa Palumbo in collaborazione con l’associazione RebelArchitette presenta l’iniziativa dal titolo Architette di Resilienza che presenterà 17 studi di professioniste italiane, raggruppati in quattro categorie di progetti e altrettanti “atti di resilienza”.
La riqualificazione di luoghi e spazi urbani attraverso l’esperienza di Patrizia Di Monte di Grávalos-Di Monte, Mariola Peretti, Rossella Ferorelli della piattaforma Small, Nina Artioli, Alessandra Glorialanza con Eliana Saracino dello studio TSpoon, e Margherita Manfra con Nasrin Mohiti Asli del collettivo Orizzontale.
Il Recupero di paesaggi industriali e produttivi con le pratiche di Maria Cristina Garavelli, Lara Bissi, e Cristina Bellini di Officina Meme, Paola Serrittu di Landworks, Lucia Pierro di AutonomeForme, Francesca Favero, Caterina Franco, Anna Frigerio di LabF3, Marta Baretti e Sara Carbonera di Arbau.
La chiusura dei cicli di materia con Tiziana Monterisi di Ricehouse, Sara Lucietto di Terra e Paglie e Marta Maccaglia di Semillas ed in chiusura il tema della riscrittura di forme e di segni comuni e condivisione di tracce (approcci, strumenti) con Lycia e Gaia Trapani di Lyga Studio, Lara Sappa di Officina 82, Cristina Senatore e Mariana Martini.
L’evento sarà anche occasione di introduzione all’allestimento presente al Padiglione Italia dedicato alle architette italiane, sarà introdotto da Alessandro Melis e moderato da Marialuisa Palumbo, Francesca Perani ed Elena Fabrizi.

Mercoledì 25 maggio invece avrà luogo Convergenza di forze: il potere dell’impegno collettivo nell’architettura
“Un collettivo è un gruppo di entità che condividono o sono motivate da almeno un problema o un interesse comune, o lavorano insieme per raggiungere un obiettivo comune”. In architettura, i collettivi femministi, queer e intersezionali hanno acquisito sempre più visibilità negli ultimi decenni. Come sono emersi questi gruppi, quali sono i loro programmi e le loro motivazioni e come sfruttano il potere del collettivo per decostruire le strutture oppressive?
con Hanna Asefaw Reduser Husleia, Carina Guedes de Mendonça Arquitetura na periferia, Nancy Naser El Din attivista e architetta, Francesca Perani Rebelarchitette e Amy Perkins di Parity Group / Assemble; moderato da Charlotte Malterre-Barthes Parity Front / Harvard GSD con RebelArchitette.
Attraverso una tavola rotonda che raccoglie voci provenienti da vari angoli di discipline spaziali e attivismo, la conversazione mirerà ad affrontare con onestà le sfide e le possibilità che il lavoro collettivo porta con sé.
Saranno affrontati temi inerenti l’organizzazione e il cameratismo, le strategie e la pianificazione dell’azione, la coesione e la longevità – questioni inerenti al lavoro svolto in modalità partecipata e alle strutture di gruppo, oltre a discutere gli ostacoli – la cooptazione, la strumentalizzazione e il riconoscimento ottico tra gli altri. Vedremo come possiamo imparare dalle agende e dagli strumenti radicali portati sul tavolo, dall’empowerment attraverso l’auto-costruzione, agli alloggi collettivi e al cambiamento delle politiche, all’impegno politico nelle comunità queer, all’attivismo istituzionale e ai gruppi di lavoro femministi.
Con l’obiettivo di delineare perché i collettivi sono forze con cui ricongiungersi e come queste convergono verso lo smantellamento di condizioni ingiuste all’interno delle dinamiche legate all’ambiente costruito.