Presso il tempio di San Sebastiano, l’austero edificio religioso progettato da Leon Battista Alberti nella seconda metà del Quattrocento a Mantova, è in corso, fino al 7 giugno, la mostra Paolo Zermani. Il nuovo nell’antico. L’esposizione fa parte del ricco programma di Mantovarchitettura 2024, la manifestazione culturale promossa dal Polo Territoriale di Mantova del Politecnico di Milano, ed è curata da Vittorio Uccelli, autore anche dell’allestimento.
Riforma architettonica e liturgica della Basilica di S. Andrea, Mantova, 2012-16. Foto: Mauro Davoli.
Rispetto alla mostra precedente, Paolo Zermani. Paesaggio sacro (qui), realizzata due anni fa sempre nell’ambito di Mantovarchitettura, dedicata alle opere “sacre” progettate da Zermani all’interno di alcuni straordinari paesaggi naturali, quest’ultima esposizione illustra attraverso alcuni esempi costruiti il delicato tema di completamento e inserimento di nuove architetture negli organismi monumentali di grande pregio storico e architettonico.
Nuova uscita del Museo delle cappelle medicee, Firenze, 2021-23. Foto: weArch.
A tale proposito, il progettista parmigiano afferma: “In Italia ogni metro quadrato di terra che noi scaviamo custodisce ciò che resta del corpo e degli atti di un uomo vissuto nei secoli precedenti. Questa terra è dunque sacra. Cosa ci autorizza a dimenticarlo? È a partire da tale considerazione, profondamente propria alla condizione italiana, ma generalmente estensibile al contesto occidentale europeo, che trova ragione il mio lavoro di architetto. Si tratta di una ‘simmetria di abbandono e ravvivamento’, mai di una ripetizione, attuata attraverso un persistente incastro di antico e nuovo”.
Foto: Giuseppe Gradella.
Anche se la rassegna, che occupa il piano terra della pianta a croce greca del tempio di Alberti, presenta ben sette architetture di Zermani – la Nuova uscita del Museo delle cappelle medicee, Firenze, 2021-23; la Riforma architettonica e liturgica della Basilica di S. Andrea, Mantova, 2012-16; la Ricostruzione e restauro del castello di Novara, 2006-15; la Nuova sede della Scuola per l’Europa, Parma, 2009-17; la Chiesa di S. Giovanni, Perugia, 1997-2007; la Cappella nel bosco, Varano dei Marchesi, 2012; il Tempio di cremazione, Parma, 2009 –, sono essenzialmente le prime tre di esse (Firenze, Mantova e Novara) che corrispondono appieno al tema, Il nuovo nell’antico, della mostra.
Ricostruzione e restauro del castello di Novara, 2006-15. Foto: Mauro Davoli.
Si tratta di opere (il Museo delle cappelle medicee fiorentino, la Basilica di S. Andrea a Mantova e il castello di Novara) che si confrontano con successo con l’antico in architettura, completandolo attraverso interventi progettuali mirati: nuove architetture contemporanee che, però, traggono le proprie radici dalla storia.
Le altre quattro opere esposte (Parma, Perugia, Varano dei Marchesi, Parma), posizionate negli angoli della chiesa albertiana, sono, invece, esempi di un rapporto nuovo-antico improntato sull’inserimento di nuove opere di architettura nel paesaggio naturale ancestrale, “derivato dall’intarsio con la struttura del paesaggio italiano e dalla conferma delle sue misure”.
Tempio di cremazione, Parma, 2009. Foto: Mauro Davoli.