Il Rifugio del Gelso è la ristrutturazione e valorizzazione di un piccolo fabbricato agricolo a servizio dei terreni circostanti, in alta Brianza ai piedi delle colline di Montevecchia.
Il territorio in cui sorge è stato caratterizzato fin dagli inizi del ’900 dalla produzione della seta e dall’allevamento del gelso, il cui fogliame veniva impiegato come alimento per i bachi da seta. Tale coltura era diffusa nei poderi attorno alle cascine e ne delimitava la proprietà, oltre che a caratterizzarne insieme ai vitigni il paesaggio collinare. Oggi i terreni e terrazzamenti collinari vengono impiegati per altre attività come prati da sfalcio, pascolo e coltivazioni a mais e di alberi di gelso ne sono rimasti solo pochi esemplari, uno si trova proprio di fronte al Rifugio.
Foto: Marcello Mariana.
Negli ultimi cinquant’anni l’edificio è stato utilizzato come ricovero attrezzi e fienile e adattato e rimaneggiato secondo le esigenze del tempo, spesso con materiali che non hanno mai conferito particolari qualità. Eppure sotto lo strato di provvisorietà sono emerse nella ristrutturazione qualità nascoste, estetiche e non solo.
Una volta ripulito lo stabile di tutti i materiali di risulta utilizzati, l’edificio è caratterizzato da una struttura molto semplice in cemento “magro”, ripulita poi nella parte sottostante, mentre nella parte sovrastante a sostituzione dei tamponamenti precari è stato realizzato un nuovo paramento murario con mattoni di cemento. Il progetto risponde all’esigenza del proprietario di aver una parte di deposito/fienile al piano superiore e uno spazio più conviviale, oltre che di ricovero attrezzi, al piano terra di diretto accesso al sentiero posto dinanzi. Proprio qui trascorre gran parte del suo tempo il proprietario, un operaio della Garelli del 1940, che dopo una vita passata lavorando ora ha reso questo luogo la sua vita, trovando sempre occasione di scambiare quattro chiacchiere coi passanti, e facendo diventare il Rifugio un insolito luogo di incontro.
Foto: Marcello Mariana.
Entrando si trova un vero e proprio rifugio “arredato”: un piccolo tavolo con delle sedie attorno e una sola finestra a inquadrare il paesaggio circostante. Un luogo intimo, privato, quasi segreto.
Al piano superiore invece lo spazio è adibito a deposito per l’attrezzatura agricola. Se un tempo l’edificio era stato tamponato con materiali di risulta, ora vengono impiegati mattoni di cemento. Il progetto reinterpreta in chiave contemporanea gli antichi paramenti murari dei grigliati a croce utilizzati nelle vecchie cascine e nei vecchi fienili. Ad oggi il Rifugio viene utilizzato come ricovero attrezzi e deposito di piccole “balle di fieno” già essiccate: ecco perché non è stato necessario un paramento murario forato o quasi interamente aperto, adatto invece all’essiccazione del fieno.
Foto: Marcello Mariana.
I materiali sono lasciati grezzi, semplici ed autentici, come lo era già la porzione esistente al piano terra. Mattoni in cemento per i tamponamenti della parte alta, legno di abete per il tetto, coppi in laterizio e lamiera grezza per i canali e i pluviali.
La porta esistente in lamiera è stata verniciata in color ottone, a sottolineare il valore prezioso di questo piccolo Rifugio per il signor Benvenuto, e a indicare che dietro quella porta esiste un legame affettivo, una storia e tutte quelle storie che ancora abbiamo il dovere di ricordare perché sono esse stesse la storia di ognuno di noi.
Foto: Marcello Mariana.
The Mulberry Refuge, Montevecchia (Lecco), Italy
The Mulberry Refuge is the renovation and enhancement of a small agricultural building serving the surrounding land, in northern Brianza at the foot of the hills of Montevecchia.
Since the early 1900, this territory has been characterized by the production of silk and the mulberry farming, whose foliage was used as food for silkworms. Such cultivation was widespread in the farms and all around the hilly landscape. Nowadays, the land and the terraces are used for other activities such as hay meadows, pasture and corn crops and there are only a few mulberry trees left, one of which is right in front of the Refuge.
Pianta e prospetti.
In the last fifty years the building has been used as a tool shed and barn and adapted according to the needs of the time, often with poor- quality materials. Yet under the layer of time, some hidden qualities have emerged while restructuring.
Once the building was cleaned of all these materials, it could finally show its very simple structure made of rough cement. It was then cleaned in the lower part, while in the upper part a new wall with cement bricks was made to replace the old wall, made with waste materials. The project responds to the owner’s need to have a storage area/barn on the upper floor and a more convivial space, as well as shelter for tools, on the ground floor with direct access to the path in front. It is here that the owner, a Garelli worker born in 1940, spends most of his time. After a life spent working, he has now made this place his life, never losing a chance to chat with passers-by, and making the refuge an unusual meeting place.
Foto: Marcello Mariana.
Upon entering you will find a real “furnished” refuge: a small table with chairs and a single window framing the surrounding landscape. An intimate, private, almost secret place.
On the upper floor, instead, the space is used as a deposit for agricultural equipment. Waste materials were previously used for this building, whereas now the cement bricks instead. The project reinterprets in a contemporary way the traditional walls used in the old farmhouses and barns. Nowadays the Refuge is used as a tool shelter and as a deposit for small dried “bales of hay”: that’s why a perforated or almost completely open wall face, which was normally suitable for hay drying, was not necessary.
Foto: Marcello Mariana.
The materials are left raw, simple and authentic, as was the existing portion on the ground floor. Cement bricks for the upper part, fir wood for the roof, brick tiles and raw sheet metal for the channels and downpipes.
The existing sheet metal door has been painted brass-colored, to emphasize the precious value of this little refuge for Mr. Benvenuto, and to mark that beyond that door there’s a story to be told.
Foto: Marcello Mariana.