Emmanuele Lo Giudice è un “anarchitetto contemporaneo”. L’ho conosciuto alla Casa dell’Architettura presso l’Acquario Romano in occasione della mostra di Yona Friedman nel 2017. Da allora la simpatia per la sua teoria circa l’architettura gassosa che era stata immediata, ci ha portato a numerose collaborazioni, in primo luogo in Becoming Padiglione Spagna 2018, successivamente al Macro Asilo e al workshop di autocostruzione con il cartone, passando per Uncertanty sempre al Padiglione spagnolo e per approdare infine a questa suggestiva performance a Mestre nella cornice di Biennale Sessions, La Biennale di Venezia 2023 Parco Aperto.
Foto: Marco Franceschin.
Qui l’anarchitetto dà sfoggio delle sue teorie costruendo e progettando, insieme a Floriana Orlandino, una struttura iperleggera di tubi di cartone dai quali si crea una “nuvola rossa” di fumo. E la sua architettura immateriale, utopica fa pensare alle lotte del capo indiano Nuvola Rossa contro l’espansione ferroviaria verso occidente negli USA, la sua è una battaglia poetica che vede a confronto archistar e mondo delle costruzioni, rispetto a una visione sognata di spazi di relazione orizzontale e veramente aperti ed inclusivi.
Foto: Simone Fecchio e Licia Liang.
Questo luogo diventa teatro e “tempio”, come dice lo stesso Emmanuele Lo Giudice “di un rito performativo all’interno del quale verrà scritto sul pavimento ripetutamente, con le proprie dita intrise d’acqua, I REMEMBER YOU. Con questa operazione non si fa in tempo a completare la frase che già l’acqua si è asciugata e quindi bisogna ritornare e ritornare ancora a scriverla, per cercare di tener viva la ‘memoria’ di questa realtà, di questo luogo, di questo territorio delimitato, costruito da una relazione spaziale tra lo spazio, l’uomo e il mito”.
Disegno di Emmanuele Lo Giudice.