Il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma inaugura la propria stagione autunnale con due esposizioni dedicate al tema del Mediterraneo, “luogo di convivenza e dialogo, custode di un patrimonio culturale e identitario comune che oggi più che mai è necessario ribadire”. Nello specifico, si tratta di una vasta retrospettiva dell’opera progettuale di Riccardo Dalisi e di un omaggio al lavoro fotografico di Mimmo Jodice.
Entrambe le mostre – la rassegna antologica Riccardo Dalisi. Radicalmente, a un anno della sua scomparsa, e la serie fotografica Mediterraneo di Jodice – esprimono la mediterraneità attraverso una prospettiva che pone i temi locali al centro di visioni globali e viceversa.
Le esposizioni fanno parte della nuova programmazione del MAXXI Architettura, diretta da Lorenza Baroncelli.
Vista della mostra Riccardo Dalisi. Radicalmente. Foto: Musacchio, Pasqualini.
Riccardo Dalisi. Radicalmente
Riccardo Dalisi (1931-2022) è stato uno dei progettisti italiani più poliedrici degli ultimi decenni, le cui produzioni anticonvenzionali spaziano tra molteplici discipline, quali architettura, arte, design, artigianato, tradizione popolare e altre.
Realizzata in collaborazione con l’Archivio Riccardo Dalisi, a cura di Gabriele Neri, progetto di allestimento Novembre Studio, la mostra attualmente in corso al MAXXI presenta per la prima volta all’ampio pubblico l’intera e ricchissima opera dell’architetto, designer e artista napoletano.
Riccardo Dalisi nel suo studio, Napoli. Foto di Fulvio Cutolo. Courtesy Archivio Riccardo Dalisi.
Le numerose sezioni che compongono la rassegna, come Rione Traiano, Geometria generativa, Progetto come riscatto, Gaudí a Napoli, Global Tools, La sedia del cece, Caro Riccardo, L’opera buffa del design, Ultrapoverissimo, Mitologie, Architettura dell’imprevedibilità, Architettura viva, Dalisi Napoli oggi, documentano il “disordine creativo” in cui Dalisi operava, i suoi progetti e le ricerche (alcuni esposti per la prima volta), oltre al fervido clima culturale e artistico della Napoli degli anni Sessanta e Settanta.
Studio Dalisi, calata San Francesco, Napoli. Foto di Fulvio Cutolo, 2004. Courtesy Archivio Riccardo Dalisi.
Così, ai laboratori creativi realizzati con i bambini del Rione Traiano di Napoli (strutture effimere, arredi, sculture con materiali di scarto), si susseguono le architetture fondate sulla “geometria generativa” (coesistenza di voci diverse in una progettazione di gruppo), che utilizzano una “tecnica povera” (valorizzazione del lavoro collettivo dell’artigianato rispetto alla tecnologia avanzata).
Riccardo Dalisi, Laboratori a Napoli, anni Settanta. Courtesy Archivio Riccardo Dalisi, MiC – Direzione Generale Archivi – Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania.
Tra i suoi molteplici riferimenti culturali (Paul Klee, i laboratori del Bauhaus, Danilo Dolci, Charles Rennie Mackintosh e altri), Dalisi individuò un’importante fonte d’ispirazione nell’operato dell’architetto catalano Antoni Gaudí, nelle sue tecniche e forme da reinterpretare, creando così uno speciale dialogo mediterraneo tra Barcellona e Napoli.
Nel 1973 Dalisi, in risonanza con la cosiddetta “architettura radicale” (Archizoom, Remo Buti, Ugo La Pietra, 9999, Gaetano Pesce, Gianni Pettena, Ettore Sottsass, Superstudio, UFO e Zziggurat), fondò Global Tools, una “contro-scuola” di architettura e design, “senza studenti né professori”, con l’obiettivo principale di stimolare la creatività individuale, le tecniche manuali, l’espressività del corpo e l’artigianato.
Riccardo Dalisi, Caffettiere animate. Foto di Sergio Riccio, Courtesy Archivio Riccardo Dalisi.
La Sedia del cece nacque in seguito alla creazione di una bambina, che durante un laboratorio costruì una piccola sedia con legno di scarto e una molletta per i panni, su cui adagiò un piccolo cece. Dalisi ne fu talmente colpito, anche perché alla favola della principessa sul pisello si mischiava quella di Cicerenella (piccolo cece), che pensò di organizzare una “contro-animazione” in cui diversi importanti personaggi dell’arte e del design (Andy Warhol, Joseph Beuys, Jannis Kounellis, Aldo Rossi, Franco Purini, Giancarlo De Carlo, Paolo Portoghesi, Gae Aulenti, Bruno Munari, Enzo Mari e altri) si confrontavano con l’opera di una bambina napoletana.
Riccardo Dalisi, Non solo pensiero, 1997. Courtesy Archivio Riccardo Dalisi.
Nel campo del design, Dalisi collaborò con molte aziende, progettando oggetti anticonvenzionali, tra cui lampade, arredi, piastrelle, mosaici e altri prodotti che presentavano forme libere derivate dalla natura e dalla fantasia. Ma è soprattutto la ricerca, sviluppata per l’azienda Alessi, sulla tradizionale caffettiera napoletana, in cui si mescolano gli aspetti funzionali e antropologici (il rito del caffè) di un prodotto di design anonimo, che gli valse la meritata fama internazionale, dopo una decina di prototipi realizzati, un modello finale messo in produzione e il Compasso d’Oro vinto nel 1981.
Il suo rivoluzionario lavoro nel campo del design, che coinvolge temi di grande attualità come il riuso, l’economia circolare, il risparmio e la sobrietà “minimal”, si manifesta attraverso le opere di design ultrapoverissimo, in cui sculture, lumi, lampioni e oggetti di latta sono stati creati da migranti e persone senza lavoro in appositi laboratori.
Riccardo Dalisi, La caffettiera-vestale, Golfo di Napoli, 1985. Archivio Fotografico Alessi.
Accompagna la mostra un volume dedicato alla serie della Sedia del cece, edito da Corraini, con disegni di diversi artisti, architetti e designer che ne presero parte, oltre alle testimonianze e saggi ad opera di studiosi e progettisti.
Riccardo Dalisi, Schizzo realizzato per la pubblicazione Riccardo Dalisi Decrescita. Architettura della nuova innocenza, Corraini editore, 2006. Courtesy Archivio Riccardo Dalisi.
Mimmo Jodice. Mediterraneo
Mediterraneo è uno dei progetti più noti di Mimmo Jodice (1934), uno tra i principali interpreti della fotografia contemporanea. Il Centro Archivi del MAXXI Architettura espone un nucleo di fotografie vintage di questa serie, entrate a far parte della Collezione di Fotografia del MAXXI Architettura grazie al contributo degli Amici del MAXXI.
La mostra, a cura di Simona Antonacci e realizzata in collaborazione con lo Studio Mimmo Jodice, espone anche documenti d’archivio, provini a contatto, interviste e materiali di studio per approfondire la genesi del progetto fotografico che, sviluppato negli anni ’80 e ’90, riflette l’interesse crescente di Jodice per i temi dell’antico, della memoria e delle origini.
Nelle fotografie di Mediterraneo, il fotografo partenopeo trasfigura volti, corpi, architetture, paesaggi, antiche rovine e miti attraverso ombre profonde, superfici mosse, bagliori improvvisi e variazioni dei contorni. Questi effetti sono ottenuti attraverso sapienti movimenti in camera oscura, che restituiscono la dimensione poetica ed espressiva del linguaggio di Jodice.
Mimmo Jodice, Atleta della Villa dei Papiri, 1986 ©Mimmo Jodice.
In sintesi, entrambe le mostre al MAXXI offrono un’occasione unica per esplorare la mediterraneità attraverso gli sguardi distintivi di Riccardo Dalisi e Mimmo Jodice, due eccezionali artisti che hanno contribuito in modo significativo alla cultura italiana e internazionale.