A Berlino, presso la Tchoban Foundation. Museum for Architectural Drawing, è in corso una rassegna antologica dedicata all’opera progettuale di Boris Iofan (1891-1976), uno dei più importanti e rappresentativi architetti dell’Unione Sovietica (ossia, l’USSR – Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, 1922-1991).
La mostra berlinese, intitolata L’architetto di Stalin: l’ascesa e la caduta di Boris Iofan, ripercorre la produzione architettonica e la carriera professionale dell’architetto russo, nato a Odessa e laureatosi nel 1916 a Roma, presso il Regio istituto superiore di belle arti, attraverso numerosi disegni e schizzi originali inediti provenienti direttamente dalla collezione del Museum for Architectural Drawing.

Progetto per il padiglione sovietico all’Esposizione Universale di Parigi del 1937. Uno dei primi schizzi. Veduta prospettica, 1937, matita su carta, 445 × 555 mm.

Tornato in patria, Iofan si fece conoscere attraverso le sue prime opere – tra cui il Palazzo del Governo a Mosca e il Sanatorio Barvikha, vicino alla capitale – dalla nomenklatura del governo sovietico, tant’è che la sua vicinanza a Iosif Stalin, il potente segretario generale del PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica), che governò il Paese dal 1922 al 1953, gli rese l’appellativo di “architetto di corte”.

Progetto per il sanatorio di Barvikha. Veduta prospettica di un cortile con parte dell’edificio, 1940, acquerello, pennello, gessetto rosso su carta, 556 × 416 mm.

Infatti, in quel periodo, tra il 1932 e il 1947, l’anno della sua caduta in disgrazia presso Stalin, Iofan fu considerato una delle figure più influenti nel mondo dell’architettura ufficiale dell’Unione Sovietica e di Mosca. Egli arriva a progettare i padiglioni sovietici alle due Esposizioni Mondiali, a Parigi, nel 1937, dove entra in diretta concorrenza con Albert Speer (l’architetto personale di Hitler e uno dei massimi interpreti dell’architettura del regime nazista), e in quella successiva, del 1939, tenutasi a New York.

Progetto per il padiglione sovietico all’Esposizione Universale di New York del 1939. Prospettiva, 1938-39, pennello, acquerello, tempera, matita su carta, 293 × 241 mm.

L’opera più importante di Iofan, e per molti versi anche la più emblematica, viene considerata il suo progetto per il Palazzo dei Soviet, un gigantesco e monumentale grattacielo (in risposta ai grattacieli americani) da erigere nel centro di Mosca, per celebrare davanti a tutto il mondo il progresso, la prosperità e la maestria tecnico-costruttiva dello Stato sovietico.

Palazzo dei Soviet. Primo concorso aperto. Prospettiva, schizzo, 1931, carboncino su carta, 370 × 490 mm.

In seguito alla vittoria nel concorso del 1932 (il primo premio andò a pari merito a tre proposte progettuali, anche se, poi, Stalin assegnò la vittoria a Iofan), egli realizza numerosi studi e schizzi per il nuovo Palazzo dei Soviet, in collaborazione, però, con altri due conosciuti progettisti di Leningrado, Vladimir Shchuko e Vladimir Gelfreikh, e con lo stesso Stalin, che personalmente “suggerì” l’idea di posizionare in cima all’edificio una gigantesca statua di Lenin (Vladimir Il’ič Ul’janov, 1870-1924), il grande rivoluzionario e politico russo-sovietico, considerato il “padre” dell’Unione Sovietica.
L’opera non fu mai terminata, anche a causa della guerra, e nel 1941 i lavori di costruzione vennero fermati e la struttura d’acciaio, che ormai raggiungeva il 50º piano, fu rimossa e fusa per realizzare le armi.

Palazzo dei Soviet. Secondo concorso chiuso. Prospettiva, ca. 1932, grafite, lacca su carta, 330 × 611 mm.

Il progetto per il Palazzo dei Soviet di Iofan può essere considerato come la sua opera architettonica più rappresentativa e simbolica, che meglio immedesima quell’idea di architettura monumentale e celebrativa, espressione (in questo caso) dell’Unione Sovietica del dopoguerra. Si potrebbe asserire che questo tipo di architettura, di estrazione neoclassica, è stato spesso utilizzato nel corso della storia da diverse classi governanti, anche in contesti politici diametralmente opposti, come un valido modello architettonico adatto a celebrare ed esaltare il loro operato. Per questo l’architettura di Iofan non si può classificare come “sovietica” o “staliniana”, essa rientra semplicemente in quella categoria di opere che cercano di corrispondere un’adeguata risposta architettonica, più o meno riuscita, all’esigenza di rappresentanza di un determinato paese o regime.

Palazzo dei Soviet. Versione finale. Vista prospettica dal fiume Moscova, 1934, carboncino su carta, 1670 × 1880 mm.

Nel 1947 Iofan cadde in disgrazia: scrisse più volte a Stalin e ad altri funzionari del governo sovietico, ma non ricevette alcuna risposta e così la sua carriera di brillante “architetto di corte” subì un brusco fermo.
Dopo la morte di Stalin, avvenuta nel 1953, Iofan continuò a progettare e costruire, anche se ormai aveva sostituito la sua cifra stilistica neoclassica con una più contemporanea, da associare al modernismo dell’International Style e al costruttivismo, praticato dallo stesso Iofan nella seconda metà degli anni Venti, prima di diventare uno dei maggiori esponenti dell’architettura ufficiale dell’Unione Sovietica.

Progetto per i condomini in via Shcherbakovskaya a Mosca. Prospettiva, 1962-69, pennarello, pennello, inchiostro, acquerello, matita su tavola, 629 × 870 mm.

La mostra – curata da Vladimir Sedov, storico dell’architettura e direttore del Dipartimento di Storia dell’arte russa all’Università statale di Mosca – viene accompagnata da un libro e catalogo di 304 pagine, pubblicato da DOM Publishers di Berlino.

Progetto per l’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica. Versione 2, vista panoramica, 1969, carboncino, acquerello su carta da lucido, 255 × 584 mm.