© Davide Catania.
Mi dici: “Ho un segreto, ma non posso raccontartelo qui. Non è sicuro”. Mi dai un appuntamento e una lunga serie di precauzioni da seguire e io le seguo.
Indosso vestiti senza marchi visibili, lascio a casa cellulare e carte con chip NFC, faccio il giro largo evitando le videocamere di sorveglianza davanti alla farmacia, all’ufficio postale, al tabacchi, all’alimentari bengalese.
In metropolitana non uso l’abbonamento (la tessera è a casa insieme alle altre carte), pago in contanti.
In treno tengo cappuccio e bavero della giacca tirati su, do le spalle a chi videochiama, scatta selfie o si controlla il trucco nello schermo del cellulare.
Nell’attraversare la stazione faccio la camminata per cui mi sono allenato tanto: caratteristica, ma non sospetta; il piede sinistro leggermente trascinato e puntato verso l’esterno.
A chi mi ferma per propormi abbonamenti a pay-TV, internet o giornali rispondo come mi hai insegnato a dire tu: “arretdemonmerdé” e tiro dritto.
Attraverso il parcheggio, scosto la rete, scavalco il muretto, cammino tra i rifiuti e le sterpaglie.
Sbuco tra i capannoni dismessi. Ne conto quattro, poi giro a sinistra e ti vedo, in distanza.
Mi avvicino e vedo che sorridi.
Forse mi dirai perché.