All’inizio del mese di ottobre è stata inaugurata a Roma, presso il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, una vasta e importante esposizione che, oltre a illustrare il contributo dei grandi progettisti strutturali alla storia dell’architettura, indaga sul futuro dell’ingegneria e sul suo spostamento verso il mondo delle tecnologie, dei nuovi materiali, dell’azione ambientale, della fabbricazione digitale e della robotica.
Beda J. Amuli, Soko la Kariakoo, Dar es Salaam, 1974. Credit Benedikt Redmann, Courtesy Benedikt Redmann.
Intitolata Technoscape. L’architettura dell’ingegneria, la mostra, curata da Maristella Casciato e Pippo Ciorra, costituisce un nuovo importante tassello del filone di ricerca, di grandissima attualità, portato avanti dal MAXXI sul rapporto tra arte, architettura, scienza e nuove tecnologie. Ciò avviene, in primo luogo, per la consapevolezza che le urgenze ecologiche, politiche e sociali del pianeta avvicinino sempre di più le discipline artistiche a quelle scientifiche, e, poi, per la convinzione che l’ingegneria sia ormai in un momento storico di grande svolta.
Alexander Graham Bell kissing his wife Mabel Hubbard Gardiner Bell, who is standing in a tetrahedral kite, Baddeck, Nova Scotia. Credit Prints and Photographs Division Washington, Library of Congress, LC-DIG-ds-06863.
La rassegna Technoscape. L’architettura dell’ingegneria è stata suddivisa in due sezioni.
La prima, dedicata all’ingegneria delle costruzioni, dal dopoguerra ai giorni nostri, presenta – attraverso otto aree tematiche: “Gusci sottili”; “Campate modulari”; “Volumi sospesi”; “Edifici alti”; “Strutture reticolari”; “Cupole”; “Materiali alternativi”; “Membrane leggere” – oltre 40 opere, esempi straordinari della collaborazione tra progettisti strutturali e alcuni dei maestri dell’architettura come Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Jörn Utzon, Louis Kahn, Renzo Piano, Rem Koolhaas, SANAA, Toyo Ito, Zaha Hadid, Kengo Kuma e altri ancora.
Jørn Utzon, Hall Todd & Littlemore, Ove Arup and Partners, Sydney Opera House, Sydney, 1957-73. Photo by Robert Baudin, Courtesy Arup.
Così, in rassegna vi si possono ammirare, rappresentati da disegni, modelli e documenti d’archivio originali, video e fotografie d’autore, numerosi edifici icone architettonico-strutturali, tra cui il Palazzetto dello Sport di Pier Luigi Nervi a Roma, l’Olympiastadion di Frei Otto e Günter Behnisch a Monaco di Baviera, il Beaubourg di Franchini, Piano e Rogers e gli ingegneri della Arup, tra i quali Edmund Happold e Peter Rice, a Parigi, l’Opera House di Sidney di Jørn Utzon e Ove Arup, il MAM di Rio de Janeiro di Affonso Eduardo Reidy con Carmen Velasco Portinho, il Kimbell Art Museum a Fort Worth in Texas di Louis Kahn e August Eduard Komendant, il MASP di San Paolo, in Brasile, di Lina Bo Bardi e Figuereido Ferraz, il GC Prostho Museo e Centro di Ricerca di Kengo Kuma e Jun Sato, in Giappone, le cupole di Buckminster Fuller e tanti altri ancora. Si tratta di opere che non avrebbero visto luce senza questo proficuo interscambio professionale avvenuto tra architetti e ingegneri.
Tecton Group, Ove Arup, Penguin Pool at London’s Regent’s Park Zoo, London, 1934. Photo by Tony Taylor, Courtesy Arup.
La seconda parte della mostra è dedicata all’innovazione tecnologica e all’attuale propulsione dell’ingegneria verso l’impegno ecologico e la sperimentazione tecnologica, rappresentata attraverso le installazioni di sette centri di ricerca universitari: l’ETH di Zurig; l’Università di Stoccarda; il Technische Universität di Berlino; l’Università per le arti applicate di Vienna; il Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, Stati Uniti; l’Università di Princeton, New Jersey, Stati Uniti; la Fondazione Eucentre dello IUSS di Pavia.
Night Shift – Team: Viktoriya Tudzharowa, Benedikt Schambeck, Janna Eberharter, Naomi Neururer, Helen Andres, WS2021 – 2022 – Reconfigurable Street. Credit ©Studio Greg Lynn.
Accompagna la rassegna romana un libro catalogo di 304 pagina, di Forma edizioni, impostato come un atlante, un manuale con contributi di diversi autorevoli autori internazionali e un cospicuo apparato iconografico. Inoltre, è stato pianificato un nutrito programma, fatto di eventi, lectiones magistrales, dibattiti e lezioni divulgative, con lo scopo di aiutarci a comprendere ancora di più le connessioni tra l’ingegneria strutturale, la progettazione architettonica e il futuro impatto delle nuove tecnologie su tutti gli ambiti delle nostre vite.