“Operazione artistica del tutto pura, bruta, reinventata dal suo autore,
a partire unicamente dai propri impulsi, in tutte le sue fasi”
Jean Dubuffet, 1949
Fino al 16 febbraio 2025 al MUDEC di Milano è possibile visitare la mostra Dubuffet e l’Art Brut. L’arte degli outsider, prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura con il patrocinio del Consolato Generale Svizzera a Milano, Institutional Partner Fondazione Deloitte, in collaborazione con la Collection de l’Art Brut, Losanna. L’esposizione è curata da Sarah Lombardi, direttrice della Collection de l’Art Brut, Losanna e da Anic Zanzi, conservatrice alla Collection de l’Art Brut, Losanna, e per la sezione dedicata a Jean Dubuffet da Baptiste Brun, docente e curatore esperto di Jean Dubuffet.
La mostra vuole portare al Museo delle Culture un progetto espositivo che racconti al pubblico la potenza espressiva dell’Art Brut, creazione artistica e rivoluzionaria da cui hanno tratto ispirazione molti artisti contemporanei e che continua anche oggi ad essere essenziale, nella convinzione che l’arte sia per chiunque abbia una voce da far risuonare attraverso la necessità vitale di esprimersi.
Guillaume Pujolle, La Provenza, fumetto, 1946. Acquerello e inchiostro su carta, Collection de l’Art Brut, Losanna ©Atelier de numérisation, Ville de Lausanne.
L’esposizione propone un percorso suddiviso in quattro parti. La prima sezione Jean Dubuffet presenta un corpus di opere di Dubuffet (18 tra dipinti, disegni, e sculture, prodotti tra il 1947 e il 1982) e di documenti che collocano in una prospettiva storica l’invenzione del concetto di Art Brut.
Dubuffet è anche un ricercatore di opere prodotte al di fuori dei circuiti artistici tradizionali; si interessa a disegni, dipinti, sculture e assemblaggi realizzati da artisti non professionisti, affinando il suo gusto e la sua conoscenza dell’arte popolare e del disegno infantile, in un lavoro di visione che considera sullo stesso piano cose a priori incomparabili. Dubuffet cerca ogni tipo di documento che possa testimoniare quella che rimane la sua affermazione più forte, programmatica di tutta la sua opera, condensata in una frase: “Tout le monde est peintre”, “Ognuno è pittore”.
Jean Dubuffet, Hôtel du Cantal, 1961. Olio su tela, Musée des Arts Décoratifs, Parigi ©Les Arts Décoratifs / Jean Tholance, ©Jean Dubuffet by SIAE 2024.
La seconda sezione, L’Art Brut, mostra al pubblico le composizioni delle figure più importanti e storiche del movimento. Forte è l’attenzione alle tematiche personalmente vissute dagli autori che influenzano le loro creazioni, le quali nascono senza preoccupazione del giudizio del pubblico o dello sguardo altrui; infatti, non avendo bisogno di riconoscimento e di approvazione, gli autori dell’Art Brut concepiscono universi, spesso enigmatici, non destinati ad altri che a loro stessi.
Nella sezione sono esposte le opere di Aloïse Corbaz, che internata in un ospedale psichiatrico inizia a disegnare e a scrivere segretamente, utilizzando materiali insoliti come petali di fiori e foglie schiacciate; di Carlo Zinelli, che rappresenta figure umane stilizzate e dettagli anatomici; di Adolf Wölfli, colorista autore di un’opera con 25.000 pagine di composizioni grafiche a pastello, collage, creazioni letterarie e partiture musicali; di Emile Ratier, artista cieco che, spinto dall’esigenza di “vedere” in maniera alternativa, crea sculture mobili in legno animate con manovelle e meccanismi sonori.
Adolf Wölfli, Senza titolo, 1922. Grafite e matite colorate su carta, Collection de l’Art Brut, Losanna ©Atelier de numérisation, Ville de Lausanne.
La terza e quarta sezione del percorso espositivo, Credenze e Corpo, presentano un insieme di opere provenienti dai cinque continenti il cui focus è legato alle tematiche delle credenze e del corpo.
La tematica delle credenze è intesa in un senso molto più ampio della sola dimensione religiosa e quindi coinvolge anche credenze personali. Marie Bouttier, spinta dal forte interesse per l’occulto, durante i momenti di trance realizza disegni automatici a matita che ritraggono strane creature dalla forma indistinta, in cui fogliame e vari motivi vegetali si confondono e si trasformano in insetti, pesci o larve; Giovanni Battista Podestà, profondamente legato alla religione cattolica, cerca di denunciare la corruzione sociale; Madge Gill, che crede in relazioni durevoli con i defunti, affida la responsabilità del proprio lavoro artistico a un’entità altra, lasciando che la sua mano venga guidata da ciò che gli spiriti le dettano.
Marie Bouttier, Senza titolo, 1899. Grafite su carta, Collection de l’Art Brut, Losanna ©Atelier de numérisation, Ville de Lausanne.
La tematica del corpo è rappresentata dai lavori dell’artista cinese Guo Fengyi, che illustra i fluidi che lo attraversano e da Giovanni Bosco, che svela invece anatomie frammentate; il maschile e il femminile si coniugano nei disegni di Giovanni Galli, mentre Sylvain Fusco evoca il corpo dal punto di vista dell’erotismo e del piacere carnale.
Giovanni Bosco, Senza titolo, tra 2006 e 2009. Pennarello su cartone, Collection de l’Art Brut, Losanna ©Atelier de numérisation, Ville de Lausanne.
In mostra è a disposizione del pubblico un’audioguida gratuita, che può essere scaricata in forma di app presso la biglietteria. Tra le voci e i commenti che accompagnano la visita si possono ascoltare anche le parole dello stesso Jean Dubuffet e degli artisti di Art Brut.
In occasione della mostra, 24 ORE Cultura ha pubblicato il catalogo Dubuffet e l’Art Brut. L’arte degli outsider, disponibile all’interno del bookshop della mostra, nelle librerie e online.