Il volume Le Ville di Ronchi e Poveromo architetture e società 1900-1970 è il progetto editoriale di Massimiliano Nocchi e Silvia Nicoli, promosso dalla Società degli Amici di Ronchi e Poveromo e pubblicato da Pacini Editore di Pisa.
Il libro, una estesa narrazione di 336 pagine, ricostruisce la storia dello sviluppo insediativo di Ronchi e Poveromo, due località di villeggiatura a nord della Versilia, prossime a Forte dei Marmi: l’evoluzione del paesaggio e la costruzione di nuove abitazioni, dagli anni Venti del Novecento, sono legate alla presenza di figure di rilievo della cultura italiana che, affascinate dalla bellezza naturale dei luoghi, decidono di villeggiare in questa zona selvaggia e riservata.
Il volume è composto da 14 capitoli, introdotti da un piccolo collage di sintesi, alcuni sono arrichiti da un inserto costituito da immagini e saggi che completano la conoscenza del tema.

Aldo Rossi, Casa Ceragioli, 1961-64. Foto di FR3 – Luca Fregoso, Bernardo Fregoso, Marta Basalto.

L’Atlante fotografico, nella sezione centrale del libro, costituisce un altro contributo originale: dieci case-landmark sono state oggetto della campagna fotografica, condotta con FR3 – Luca e Bernardo Fregoso e Marta Basalto.
Il volume si chiude con l’Inventario delle architetture, una schedatura di 71 edifici visitati dagli autori, e classificati in base al loro valore storico-architettonico.
Infine una Mappa, inserita in una tasca della copertina, consente di localizzare i 71 luoghi censiti e descritti.

Leonardo Ferrari, Casa Crepax, 1968. Foto di FR3 – Luca Fregoso, Bernardo Fregoso, Marta Basalto.

Il lavoro di ricerca che si è svolto dal 2014 attraverso sopralluoghi, interviste ai proprietari e ai testimoni, visite agli archivi di architettura, ha consentito di ricostruire sia la storia delle presenze che quella delle architetture progettate per la costa apuana.
Lavinia Mazzucchetti, traduttrice dell’Opera Omnia di Thomas Mann, è tra le prime ad arrivare nella costa apuana con altre germaniste. Lavinia diventa da subito un punto di riferimento per gli intellettuali che frequenteranno questi territori; alcuni di loro villeggiano a Villa Irene, una pensione dove tra gli anni Venti e Trenta soggiornano Adriano Olivetti, Marcel Fleishmann e Walter Benjamin.
Roberto Longhi e Anna Banti comprano e abitano una casa sul lungomare; altri, tra cui Eugenio Medea, Alberto Savinio, Filippo Sacchi decidono di costruire le loro dimore estive a Poveromo. Piero Calamandrei dalla sua casa all’incrocio tra il Lungomare e via Siena scrive L’Inventario della casa di campagna e, nel dopoguerra, dal suo studio aereo con vista sulle Apuane, lavora alla stesura della Costituzione.

Remo Nocchi, Casa Pellerano, 1960-62. Foto di FR3 – Luca Fregoso, Bernardo Fregoso, Marta Basalto.

Studio BR – Bacigalupo Ratti, Casa Boraini Natoli, 1966. Foto di FR3 – Luca Fregoso, Bernardo Fregoso, Marta Basalto.

Anche l’abitazione che Alberto Savinio si costruisce nel 1936, è il rifugio “dove ha lavorato moltissimo: lì ha dipinto, ha scritto ha composto musica”(1). È uno spazio architettonico in cui potersi identificare, una casa “con un gran muro pieno e curvato a ‘S’, e questo muro segna perentoriamente la lettera iniziale”(2) del nome di Savinio.

Enrico Galassi, Casa Savinio, 1936-37. Foto di FR3 – Luca Fregoso, Bernardo Fregoso, Marta Basalto.

Dopo le prime ville eclettiche della fine degli anni Venti, la zona costiera, grazie alla realizzazione del sistema stradale, viene interessata da un processo di urbanizzazione più consistente caratterizzato dalla costruzione di nuove e aggiornate architetture. I principali protagonisti sono Tomaso Buzzi ed Enrico Galassi che progettano undici edifici tra il 1934 e il 1941; in quegli anni anche Mino Maccari frequenta il litorale di Ronchi e incarica Carlo Mollino per il progetto della sua casa al Cinquale.

Enrico Galassi, Casa Kechler, 1936. Foto di FR3 – Luca Fregoso, Bernardo Fregoso, Marta Basalto.

La guerra rappresenta un momento drammatico in cui la costruzione delle case subisce una brusca interruzione. Nell’immediato dopoguerra, nei pressi di Ronchi, Piero Bottoni, che era stato impegnato nella realizzazione dello stabilimento Olivetti a Massa, progetta la sua casa per la villeggiatura: una “casa minima” con un ingombro di soli 5 x 6,60 metri, poi, nel 1949, proposta ad Adriano Olivetti e, purtroppo, demolita negli anni ’90.

Alberto Mazzoni, Casa Mazzoni-Durini, 1955-56. Foto di FR3 – Luca Fregoso, Bernardo Fregoso, Marta Basalto.

Enrico Aurel Peressutti, Casa Malipiero, 1962-64. Foto di FR3 – Luca Fregoso, Bernardo Fregoso, Marta Basalto.

Dalla metà degli anni Cinquanta riprende l’attività edilizia e vengono costruite nuove ville, come quelle dei Malipiero e dei Crepax ma anche locali per lo spettacolo e il divertimento come il dancing Oliviero; gli architetti che disegnano questi nuovi insediamenti sono progettisti di fama come Pietro Porcinai, Maurizio Tempestini, Alberto Mazzoni, Aldo Rossi e Aurel Peressutti.
Negli stessi anni la zona di Ronchi e Poveromo è meta di altri scrittori e intellettuali che si ritrovano in pensioni e ristoranti come Cipriano e la Nuova Pergola, tra gli altri Italo Calvino, Ignazio Silone, Eugenio Montale, Piero Citati, Giulio Einaudi, Ferruccio Parri, Eugenio Scalfari, Giorgio Mondadori e Ignazio Gardella, che frequenta Ronchi dagli anni Quaranta.

Maurizio Tempestini, Villa Passigli. Foto di Silvia Nicoli, Massimiliano Nocchi.

Le case descritte nel volume, inserite in un territorio significativo dal punto visto ambientale, possono divenire le polarità di un “Parco architettonico-letterario diffuso” finalizzato alla valorizzazione del paesaggio, della cultura e del patrimonio di architettura contemporanea. In relazione a questo progetto, il libro ha censito le ville presenti e contiene una mappa che individua i luoghi notevoli di questo territorio.

Tomaso Buzzi, Villa Medea, 1934-35. Foto di FR3 – Luca Fregoso, Bernardo Fregoso, Marta Basalto.

Note
1. M. Savinio, Con Savinio. Ricordi e lettere, a cura di Angelica Savinio, con una nota di Leonardo Sciascia, Sellerio, Palermo, 1987, p. 53.
2. Savinio, La mia Casa, in “Corriere della Sera”, 1 settembre 1946, ora in Opere. Scritti dispersi. Tra guerra e dopoguerra (1943-1952), Bompiani, Milano, 1989, pp. 360-64.