A Pirano, in Slovenia, in occasione del 35esimo anniversario del Premio Piranesi (Piranesi Award / Nagrada Piranesi: qui i risultati dell’edizione 2024) e nell’ambito della 41esima conferenza internazionale Piran Days of Architecture / Piranski dnevi arhitekture (22-23 novembre 2024), è stata inaugurata una mostra dedicata all’opera del progettista Bogdan Bogdanović (1922-2010).
Nel 1989, il primo Premio Piranesi fu assegnato proprio a Bogdanović per il suo Parco memoriale Dudik a Vukovar, in Croazia, completato nove anni prima dell’istituzione del premio. La rassegna slovena celebra non solo l’anniversario del riconoscimento, ma, soprattutto, ripercorre, attraverso un ricco materiale inedito, il lavoro di questo straordinario architetto, scultore, urbanista, professore, scrittore e politico jugoslavo, nato a Belgrado.

Santuario per i partigiani serbi e albanesi caduti, Kosovska Mitrovica, Kosovo, 1960-73. Foto: Bogdan Bogdanović ©Architekturzentrum Wien, Collection.

Intitolata Bogdan Bogdanović. Nekropolis / Necropolis, l’esposizione – ideata e organizzata da Maja Ivanič e Špela Kuhar, e curata da Jelica Jovanović – presenta 23 memoriali, monumenti e siti commemorativi dedicati alle vittime della Seconda guerra mondiale e della Lotta di liberazione popolare, realizzati dall’architetto belgradese tra gli anni Cinquanta e gli inizi degli anni Ottanta nei territori di quasi tutte le sei ex Repubbliche federative della Jugoslavia.
In queste opere, l’architettura, la scultura e la land art si fondono in un insieme unico, spesso divenuto iconico anche a livello internazionale grazie al lavoro di alcuni fotografi, siti web specializzati e mostre, tra cui spicca Toward a Concrete Utopia: Architecture in Yugoslavia, 1948–1980, tenutasi al MoMA di New York tra il 2018 e il 2019.

Tumulo funebre degli Invitti, Prilep, Macedonia del Nord, 1960-61. Foto: Bogdan Bogdanović ©Architekturzentrum Wien, Collection.

Pur concepiti con scopi commemorativi, molti dei memoriali esposti sono oggi considerati autentiche gemme architettoniche e scultoree, capaci di trascendere il loro significato originario grazie al talento del loro creatore. Bogdanović descriveva spesso i suoi memoriali come “necropoli”, città dei morti integrate nel paesaggio. Pianificava la loro collocazione e la sistemazione paesaggistica in dialogo (talvolta in contrasto) con l’ambiente circostante.
Anche nell’attuale contesto di oblio politico, le necropoli di Bogdanović offrono luoghi di pacifico isolamento immersi nel verde, fungendo da monito per il prezzo della pace. Le loro solenni figure in cemento, pietra e legno emergono da prati, foreste e specchi d’acqua, evocando una profonda riflessione.

Cimitero dei Partigiani, Mostar, Bosnia-Erzegovina, 1959-65. Foto: Matej Vozlič.

La mostra espone materiali inediti, molti dei quali conservati nell’appartamento di famiglia a Belgrado o portati con sé da Bogdanović durante l’esilio. Tra gli oggetti esposti vi sono fotografie scattate dallo stesso architetto, che offrono uno sguardo intimo e carico di tensione, insieme a progetti, disegni, documenti originali e immagini delle maestranze con cui collaborò. Questo straordinario archivio è stato reso disponibile grazie al lavoro di ricercatori e al sostegno di Ksenija Anastasijević, moglie di Bogdanović.

Parco memoriale di Jasenovac, Croazia, 1959-66. Foto: Roberto Conte.

Fanno parte della mostra le seguenti opere: Tumulo funebre degli Invitti, Prilep (Macedonia del Nord, 1960-61); Cimitero dei Partigiani, Mostar (Bosnia-Erzegovina, 1959-65); Slobodište, Kruševac (Serbia, 1960-65); Parco memoriale di Jasenovac (Croazia, 1959-66); Memoriale della Rivoluzione, Leskovac (Serbia, 1964-71); Memoriale per le guerre d’indipendenza, 1804–1945, Knjaževac (Serbia, 1969-71); Santuario per i partigiani serbi e albanesi caduti, Kosovska Mitrovica (Kosovo, 1960-73); Altare di Adone, Labin (Croazia, 1973-74); Guardiano della Libertà, Klis (Croazia, 1988, distrutto nel 1995); Necropoli per le vittime del fascismo, Novi Travnik (Bosnia-Erzegovina, 1971-75); Monumento ai caduti, Vlasotince (Serbia, 1973-75); Monumento alla Libertà, Berane (Montenegro, 1977); Parco memoriale Dudik, Vukovar (Croazia, 1978-80); Mausoleo della lotta e della vittoria, Čačak (Serbia, 1970-80); Parco memoriale di Garavice, Bihać (Bosnia-Erzegovina, 1969-81); Parco memoriale di Popina, Trstenik (Serbia, 1978-81); Monumento alle vittime ebraiche del fascismo, Belgrado (Serbia, 1950-52); Viale dei patrioti caduti tra il 1941 e il 1944, Belgrado (Serbia, 1959, con Svetislav Ličina); Necropoli, Sremska Mitrovica (Serbia, 1959-60); Monumento all’inizio della rivolta, Bela Crkva vicino a Krupanj (Serbia, 1971); Monumento al massacro di patrioti e rom nella valle di Arapova Dolina, Leskovac (Serbia, 1971-73); Necropoli Partigiana, Štip (Macedonia del Nord, 1974); Tomba di Dušan Petrović-Šane, Aranđelovac (Serbia, 1980).

Necropoli partigiana, Štip, Macedonia del Nord, 1974.

Nato a Belgrado, Bogdanović ricoprì anche il ruolo di sindaco della città (1982-1986). Nel 1993, in seguito alla sua opposizione al nazionalismo serbo, si esiliò a Vienna, dove visse gli ultimi anni della sua vita ricevendo, importanti riconoscimenti, tra cui la Croce d’onore austriaca per la scienza e l’arte e la Medaglia d’oro della città.

Parco memoriale di Garavice, Bihać, Bosnia-Erzegovina, 1969-81. Foto: Boris Trapara.