L’8 marzo, in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, la Biennale di Venezia ha annunciato l’attribuzione del Leone d’oro speciale alla memoria a Lina Bo Bardi, architetta italiana naturalizzata brasiliana, ma anche designer, artista, critica e scenografa.
Il riconoscimento ad Achillina Bo, detta Lina (1914-1992), verrà celebrato il 22 maggio 2021 nel corso della cerimonia di inaugurazione della 17. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale, intitolata How will we live together?

Lina Bo Bardi, MASP – Museu de Arte de São Paulo, 1968. MASP building at the Paulista Avenue. Photo: Leonardo Finotti, Courtesy Leonardo Finotti.
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Il meritato riconoscimento (accolto favorevolmente dal Consiglio di Amministrazione dell’ente Biennale di Venezia) è stato proposto da Hashim Sarkis, curatore della Biennale Architettura 2021, con le seguenti motivazioni: “Se esiste un architetto che meglio di ogni altro rappresenta il tema della Biennale Architettura 2021 questa è Lina Bo Bardi. La sua carriera di progettista, editor, curatrice e attivista ci ricorda il ruolo dell’architetto come coordinatore (convener) nonché, aspetto importante, come creatore di visioni collettive. Lina Bo Bardi incarna inoltre la tenacia dell’architetto in tempi difficili, siano essi caratterizzati da guerre, conflitti politici o immigrazione, e la sua capacità di conservare creatività, generosità e ottimismo in ogni circostanza”.

Lina Bo Bardi, Casa de Vidro, São Paulo, 1951. Photo: Leonardo Finotti, Courtesy Leonardo Finotti.
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“Tra le sue opere spiccano edifici imponenti che con il loro design coniugano architettura, natura, vita e comunità. Nelle sue mani l’architettura diviene effettivamente una forma di arte sociale capace di favorire l’incontro.
L’esempio più alto di questa attitudine è il progetto del Museo di San Paolo, emblematico per la sua capacità di creare uno spazio pubblico per l’intera città, di realizzare spazi interni flessibili e di essere adatto a ospitare esposizioni sperimentali e inclusive, come quelle della stessa Bo Bardi. I titoli delle mostre che vi si sono svolte (The House as Soul; The Dignity of Architecture; The Hand of the Brazilian People) valgono da soli a illustrare molto efficacemente la capacità dell’architettura di unire le persone.
Il Leone d’oro speciale alla memoria a Lina Bo Bardi rappresenta il riconoscimento, dovuto ormai da tempo, di una prestigiosa carriera sviluppatasi tra Italia e Brasile e di un contributo volto a riconsiderare il ruolo dell’architetto come facilitatore della socialità. Rappresenta infine il tributo a una donna che rappresenta semplicemente l’architetto nella sua migliore accezione”.

Lina Bo Bardi, André Vainer, Marcelo Ferraz, SESC – Fábrica da Pompéia, São Paulo, 1986. Interiors. Photo: Leonardo Finotti, Courtesy Leonardo Finotti.
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Achillina Bo nasce a Roma, dove si laurea, nel 1939, presso l’Università La Sapienza, in Architettura. L’anno successivo si trasferisce a Milano dove incontra Gio Ponti. Inizia a collaborare con diverse riviste di architettura e di costume dell’epoca; nel 1944 è co-direttrice, con Carlo Pagani, di “Domus”, insieme creano, con il sostegno di Bruno Zevi, il settimanale “A – Attualità, Architettura, Abitazione, Arte”. Tre anni dopo si trasferisce definitivamente in Brasile con il marito Pietro Maria Bardi, critico, storico dell’arte, giornalista e gallerista.

Lina Bo Bardi sitting on a Bardi’s Bowl Chair, 1950. Photo: Francisco Albuquerque, Courtesy of Instituto Moreira Sales + Instituto Bardi.
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In Brasile Lina Bo Bardi realizza numerose e importanti opere architettoniche, tra cui: il MASP – Museu de Arte de São Paulo (1947; 1957-69) un grande parallelepipedo di calcestruzzo e vetro sorretto da due enormi pilastri rossi, che si è convertito in uno degli edifici più iconici dell’architettura paulista brasiliana; la Casa de Vidro (1950-51), la sua residenza, modernista, trasparente e immersa nella foresta tropicale del quartiere Morumbi di San Paolo; il SESC – Fábrica da Pompéia (1977-86), un vastissimo e multifunzionale centro sociale, culturale, ricreativo, e sportivo, ricavato all’interno della struttura dismessa di una fabbrica di fusti di petrolio di San Paolo; il Teatro Oficina (1980-94), in cui vengono sovvertite le “tradizionali” gerarchie spaziali e gli interpreti sono posizionati in un lungo e stretto spazio centrale circondati dagli spettatori posti sui ponteggi.

Lina Bo Bardi, Edson Elito, Teatro Oficina, São Paulo, 1984. Photo: Leonardo Finotti, Courtesy Leonardo Finotti.
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In conclusione, si può affermare che le opere progettate da Lina Bo Bardi rispecchiano “un’architettura moderna e antica allo stesso tempo, popolare, vernacolare e colta, artigianale e non industriale, rispettosa delle tradizioni, ma anche innovativa”. La sua è, innanzitutto, una pratica progettuale libera, al servizio del sociale e della collettività.

Lina Bo Bardi, Igreja Espírito Santo do Cerrado, Uberlândia, 1976. Aerial view, Photo: Leonardo Finotti, Courtesy Leonardo Finotti.
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