Inaugurata all’inizio del mese di marzo, è in corso a Madrid, presso la bellissima sede di CaixaForum – progettata dagli svizzeri Herzog & de Meuron nei primi anni Duemila –, una vasta rassegna antologica dedicata all’“universo” creativo e professionale di Jean Prouvé (1901-1984).
Jean Prouvé, Casa de la familia Prouvé, fachada principal, Nancy, 1954. Colección Centre Pompidou, París, Musée national d’art moderne-Centre de création industrielle. Fondo Jean Prouvé de la Biblioteca Kandinsky. Donación de la Familia Prouvé © Jean Prouvé, VEGAP, Barcelona, 2021.
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Intitolata, appunto, El universo de Jean Prouvé. Arquitectura / Industria / Mobiliario (L’universo di Jean Prouvé. Architettura / Industria / Mobili), l’esposizione spagnola ripercorre la produzione del poliedrico homo faber francese, allo stesso tempo fabbro, designer, industriale e progettista, considerato uno dei grandi innovatori del XX secolo.
Jean Prouvé, Pabellón del Centenario del Aluminio, Quai d’Orsay, 1954. Colección Centre Pompidou, París, Musée national d’art moderne-Centre de création industrielle. Fondo Jean Prouvé de la Biblioteca Kandinsky. Donación de la Familia Prouvé © Jean Prouvé, VEGAP, Barcelona, 2021.
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La mostra, organizzata dalla Fondazione “la Caixa”, in collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi, presenta al pubblico 235 oggetti (di cui 146 originali), tra cui, disegni, modelli, fotografie, mobili e documenti, provenienti dalla collezione di architettura e design del museo parigino.
Jean Prouvé, Silla Cafétéria, 1950. Colección Centre Pompidou, París, Musée national d’art moderne-Centre de création industrielle. Donación de Catherine Drouin-Prouvé © Jean Prouvé, VEGAP, Barcelona, 2021.
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Il materiale esposto evidenzia la grande versatilità artistica e progettuale di Prouvé, che, nonostante inizi il percorso professionale quale fabbro presso l’officina del padre e non abbia mai ottenuto il titolo di architetto o di designer industriale, lungo la propria carriera disegna e realizza numerose case, stazioni di servizio e mercati prefabbricati, oltre a differenti tipi di mobili destinati a un vasto pubblico.
Jean Prouvé, Casa Coque, Salon des Arts Ménagers, París, Grand Palais, 1951. Colección Centre Pompidou, París, Musée national d’art moderne-Centre de création industrielle. Fondo Jean Prouvé de la Biblioteca Kandinsky. Donación de la Familia Prouvé © Jean Prouvé, VEGAP, Barcelona, 2021.
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Per riuscire a farlo, si mette in proprio e diventa un imprenditore, anzi, l’“industriale”, rivoluziona le tecniche di costruzione tradizionali, attraverso l’uso di elementi prefabbricati, progetta mobili non convenzionali, caratterizzati da una grande resistenza e leggerezza, ma, soprattutto, cerca di promuovere un’architettura di qualità a prezzi accessibili, a beneficio della comunità e con una determinata visione sociale.
Jean Prouvé, Casa Métropole, Tourcoing (Nord), hacia 1952. Colección Centre Pompidou, París, Musée national d’art moderne-Centre de création industrielle. Fondo Jean Prouvé de la Biblioteca Kandinsky. Donación de la Familia Prouvé © Jean Prouvé, VEGAP, Barcelona, 2021.
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L’esposizione di Madrid, impostata cronologicamente, ripercorre la vita e l’opera di Prouvé, che, tra l’altro, ha lavorato e collaborato con alcuni dei più grandi architetti moderni del periodo (Robert Mallet-Stevens, Le Corbusier, Charlotte Perriand, Eugène Beaudoin). Invece, come Ateliers Jean Prouvé progetta numerose opere di architettura di grande qualità, tra cui ricordiamo il Club di volo Roland Garros (Buc, 1935-36), le case Métropole (1950) e Coque (1951), la casa di famiglia Prouvé a Nancy (1954) e la casa Les Jours Meilleurs (1956), un prototipo di casa di 50 m2, realizzata industrialmente (in soli 5 esemplari) e da assemblare in loco, destinata ai senzatetto.
Jean Prouvé, Silla reclinable, 1929. Colección Centre Pompidou, París, Musée national d’art moderne-Centre de création industrielle. Donación de la Familia Prouvé © Jean Prouvé, VEGAP, Barcelona, 2021.
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Nel campo del design gli Ateliers crearono oggetti altamente resistenti e con economia dei materiali, spesso pieghevoli e ribaltabili. Uno dei modelli di maggior successo fu la sedia Standard (1934), negli anni modificata e perfezionata finché non divenne, con il nome di Cafétéria (1950), un assoluto riferimento. Altri mobili presenti nella rassegna e che riscossero una grande affermazione sono la sedia Dactylo n. 304 (1950), il tavolo Central Table (1951), la sedia Kindergarten Chair con la scrivania a due posti (1951), il tavolo Compass Table (1953), la sedia Anthony Rest Chair (1955).
Veduta della mostra.
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La rassegna di Madrid è curata da Olivier Cinqualbre e Marjorie Occelli, rispettivamente il capo curatore e la ricercatrice della collezione di architettura del MNAM-CCI / Centre Pompidou. La accompagnano diversi cicli di conferenze, visite guidate su prenotazione e un catalogo di oltre 250 pagine.