Mentre percorrevo il viale alberato di Giuseppe Piermarini nei Giardini Pubblici di Milano pensavo che forse il nostro ruolo di architetti nella società contemporanea sembra avere come priorità la ricerca di un rapporto, ancora passibile di sviluppo, tra architettura e natura. Questo significa stare nello spirito del tempo. La consapevolezza e la constatazione che le nostre esperienze sensoriali nello spazio stiano perdendo il loro significato, mi hanno inoltre convinta a scrivere questo breve testo, nella speranza che mio figlio e così le future generazioni amino ancora incontrarsi in un bellissimo giardino, oltre che apparire in un social network.
Pensavo…, impossibilitata a sviluppare una attività fondativa di valori collettivi e condivisibili nei luoghi fisici e materiali dei nostri spazi aperti, la memoria corporea e affettiva riduce il suo campo di azione.
Le memorie artificiali che ci aiutano a interpretare la realtà, a dilatarla, sono convinta siano uno strumento meraviglioso ed emozionante, creativo e imprescindibile ma non potranno mai SOSTITUIRE la nostra esperienza fisica diretta dello spazio, lo spazio che noi tutti viviamo.
Questo approccio, o punto di vista, ci consente di riflettere sulle occasioni che abbiamo per modificare il nostro ambiente urbano, optando per scelte ben precise, che mirino a ristabilire la priorità dello spazio pubblico e di civile convivenza.
Così noi dovremmo pensare a una visione di trasformazione paesaggistica della nostra città entro un macro-sistema che veda quello che io definisco – lo spazio sequenza – come punto focale: il sistema degli spazi aperti esistenti all’interno della città storica deve convivere e collegarsi all’insieme dei nuovi interventi. Noi diciamo che il rapporto tra natura e nuovi interventi di paesaggio e nuove urbanizzazioni dovrebbe essere il nostro comune denominatore. Vorremmo PASSEGGIARE IN un tempo della CONTINUITÀ all’interno di un giardino che connetta le parti. Lo spazio sequenza è anche un sistema differenziato ed articolato di spazi aperti. Un sistema di nuovi parchi e aree di sosta che rendano collegabile parti di città attraverso sistemi di verde.
Bosco delle Querce, Seveso e Meda, Ersaf, consulenza al paesaggio, arch. Paola Froncillo.
Le priorità del rapporto tra architettura e natura
1. È necessario concentrare le riflessioni sull’idea di spazio di tipo topologico, cioè, quella idea di spazio che presupponga una “interazione tra lo spazio costruito e i corpi che contiene” e che inscriva una relazione tra percezione del luogo da parte dell’individuo e il suo movimento nel sito.
Miriamo ad introdurre una idea di spazio che si basi su una rinnovata costruzione plastica dell’architettura e insieme sulla relazione tra architettura e configurazione del sito.
Questa definizione ha la sua origine nelle esperienze compiute dai maestri degli anni ’50, che hanno inaugurato queste sperimentazioni relative a una concezione dello spazio percettivo-sensoriale. Infatti, l’esperienza dei professionisti italiani negli anni ’50 e ’60 non parte dalla costruzione di immagini o da un procedimento imitativo delle forme e degli spazi del passato, bensì dalla ricerca di una materialità dell’architettura, intesa come costruzione dello spazio.
Riteniamo, infatti, che questa riflessione sia di estrema attualità.
La relazione dell’uomo con questa architettura è immediata.
Dovremmo dare risposta alla domanda proveniente dalla società che richiede luoghi dì incontro e comune convivenza.
L’interpretazione del programma funzionale e la risposta alla domanda proveniente dalla società, che sempre di più rende chiara la richiesta di spazi adatti agli scambi sociali, sono possibili solo se la nostra trasformazione è una proposta di qualificazione spaziale del sito.
Vorremmo tornare a produrre relazioni spaziali inedite e ribadire la natura del nostro operare.
2. Lo spazio deve materializzarsi, trovare definizione negli spazi pubblici di relazione, gli spazi aperti, ribadendo che lo spazio collettivo è l’oggetto d’interesse del nostro progetto urbano. Cercando di definire relazioni tra spazio aperto e spazio costruito inedite ma, soprattutto, partendo dal disegno della quota zero, lo spazio di relazione tra gli individui. Il progetto urbano dello spazio aperto mira a testimoniare fisicamente la memoria della cultura della città, la sua durata. Il livello dell’identità delle comunità urbane veniva un tempo materializzato nelle opere architettoniche e civili, alla scala della città stessa, mentre oggi stiamo assistendo alla perdita di un progetto, di una memoria comune.
Parona (Pavia), ampliamento Parco Comunale, realizzato (2001-05), arch. Paola Froncillo.
3. La modernità ha un valore etico ed è un progetto incompiuto, anzi non-finito.
Questa affermazione significa la necessità e il desiderio di continuare la riflessione sul tema dello spazio aperta dal movimento moderno.
Il tema dell’abitazione, in quanto oggetto di studio negli anni ’20 e ’30, negli anni ’50 il tema de Il Cuore della città (E.N. Rogers, J.L. Sert, J. Tyrwhitt [a cura di], Il Cuore della Città: per una vita più umana delle comunità [The Heart of the City], con gli atti dell’VIII Congresso dei CIAM, Hoepli, 1954) e la definizione di Centro civico, negli anni ’60 il lavoro sulle preesistenze e i centri direzionali, negli anni ’70 la riflessione sulla definizione di una forma urbana all’interno del rapporto tra morfologia e tipologia urbana – pensiamo ad esempio all’intervento IBA a Berlino – siano una sorta di corpus teorico di questo progetto moderno.
Il nostro contributo come generazione di architetti può diventare significativo se riusciamo a rinnovare questo pensiero razionale sullo sviluppo urbano, entro un macro-ordine che sia il rapporto tra natura e architettura, tra territorio e spazio costruito, cercando di preservare il territorio inedificato, bene prezioso, e sperimentando nel progetto, nuove relazioni tra pieno e vuoto, tra architettura e spazio aperto.
Sopra ogni cosa riconosciamo la necessità di studiare nuove tipologie spaziali per le attività del tempo libero. Vorremmo rendere abitabili tutti quegli spazi che non possiamo fisicamente percorrere e utilizzare attraverso le attività collettive.
Il rapporto spazio aperto e spazio costruito andrebbe progettato a partire dalla definizione dello spazio aperto, nel disegno a livello del suolo. Il che significa formulare, attraverso il progetto, un’ipotesi di espansione urbana che comporti la priorità del disegno a livello del suolo. La creazione dell’ambiente urbano, la riflessione alla scala della città prodotta dagli architetti negli anni ’50, ribadisce una attenzione ai valori della scala umana e alla definizione di “cuore della città”, nella “creazione di centri di comunità che avrebbero dovuto avere spazi aperti, aree libere, “piazze, e spazi per le passeggiate per il pubblico” (J.L. Sert, Centri per la vita di comunità in Op. cit.). Le Corbusier ribadisce ne Il Cuore della città, che la architettura deve trovare la sua ragion d’essere nella creazione dell’ambiente entro cui le attività umane si possano svolgere.
La ricerca di Jean Gehl ci insegna che la maggior articolazione degli spazi di socializzazione da maggior qualità allo scambio sociale.
La ricerca di Aldo van Eyck ci ricorda che il progetto di riconfigurazione urbana passa attraverso lo spazio pubblico tra le case.
Così l’idea di ambiente e lo spazio di relazione definiti da Jaap Bakema sono un’idea di spazio nuove: un’unità centrifuga che ha come centro un giardino oppure una piccola piazza.
Gli Smithson, Aldo van Eyck e Bakema ribadiscono che l’architettura ha il compito di rendere materiali le forme di relazione tra gli uomini e tra i fenomeni dell’ ambiente.
4. Il quarto principio che introduciamo riguarda la relazione tra spazio aperto e costruito e dice: questa relazione deve inserirsi in un ordine superiore che è la relazione con la natura.
Dobbiamo sperimentare il disegno dello spazio aperto come relazione tra spazio costruito e spazio aperto, tentando di inserire questa relazione all’interno di un “macro-ordine”: una relazione di tipo superiore che sta tra architettura e natura.
Frank Lloyd Wright definisce in La città vivente il termine “paesaggio” come la congiunzione tra “architettura e spazio”. La nuova urbanizzazione, assumendo i caratteri del suolo in cui sorge, diventa una sua componente. La ricchezza delle conformazioni del terreno risulta di fondamentale importanza per la definizione della relazione tra nuova urbanizzazione e sistema degli spazi aperti.
Progetto per Piazza della Scala, Milano, 2015, partecipazione al Concorso, arch. Paola Froncillo.