Una riflessione sulla memoria e sulla capacità della fotografia di esorcizzare il tempo
Il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma celebra Mario Cresci (Chiavari, 1942), figura importante della fotografia contemporanea e pioniere della sperimentazione visiva, con una mostra intitolata MARIO CRESCI. Un esorcismo del tempo, il cui vasto apparato iconografico è formato da circa 400 fotografie, documenti d’archivio e oggetti etnografici.
Il focus dell’esposizione, curata da Marco Scotini con Simona Antonacci, si concentra sui vent’anni trascorsi da Cresci in Basilicata, dove ha vissuto a stretto contatto con le comunità locali e i territori del sud d’Italia. L’artista ligure arrivò a Tricarico, un piccolo borgo nella provincia di Matera, nel 1966 per contribuire alla redazione del Piano Regolatore cittadino; in seguito, affascinato dalle potenzialità creative della cultura locale, rimase in Basilicata fino al 1988, partecipando attivamente alla vita del luogo e diventando punto di riferimento per giovani fotografi e artisti lucani.
Mario Cresci, Passato e presente, Tricarico, 1968. Courtesy Archivio Mario Cresci.
Il percorso espositivo della rassegna romana – allestita (progetto di Silvia La Pergola) nella suggestiva Galleria 5 del Museo – inizia con una sequenza di 95 immagini inedite (provenienti dall’archivio del CSAC di Parma) dedicate a Matera, risultato di un lavoro di ricerca durato quattro anni, in cui Cresci fotografa luoghi e oggetti della città, creando un confronto serrato tra il passato e il presente, raggruppato nel celebre volume Matera. Immagini e documenti sulla complessità dello sfollamento dei Sassi.
Presso uno spazio espositivo limitrofo, predisposto come una piccola tipica piazza materana vi sono presenti diverse immagini di Tricarico, selezionate tra oltre 1.400 fotografie scattate da Cresci nel corso degli anni, tra cui le 14 stampe originali, quali il Ritratto della mamma di Rocco Scotellaro e la Bimba di Tricarico, tra le sue prime sperimentazioni.
Mario Cresci, Dalla serie Interni mossi, Barbarano Romano, 1978. Collezione Fotografia MAXXI Architettura.
La mostra prosegue con le serie Interni e Interni mossi, che presentano fotografie di locali pubblici e spazi domestici di Tricarico (1967) e di Barbarano Romano (1978-79), caratterizzate dalla presenza di figure evanescenti, con volti sfocati mimetizzati con l’ambiente circostante. Cresci permette al contesto e agli oggetti di raccontare la loro storia, animando la materia inanimata.
Mario Cresci, Dalla serie Interni, Barbarano Romano, 1978-79. Collezione Fotografia MAXXI Architettura.
La parte centrale della rassegna è dedicata alla serie Fotografia nella Fotografia, in cui Cresci fotografa le stampe di famiglia o realizza ritratti in cui le persone tengono immagini dei loro cari lontani, defunti o emigrati. Questi archivi familiari diventano dispositivi che danno forma alla memoria, raccontando storie personali e collettive come l’emigrazione, la vita e la morte. Le immagini sono autentiche, intime, piene di poesia, senza concessioni al sentimentalismo o alla ricerca dell’esotico.
L’esposizione presenta anche il Presepe di Tricarico, 12 immagini realizzate a Natale del 1976 utilizzando frammenti della civiltà dei consumi combinati con elementi della cultura contadina.
Inoltre, lungo la parete destra della galleria, oltre 60 fotografie della serie Misurazioni sono messe a confronto con oggetti d’uso quotidiano custoditi in teche (timbri del pane, cucchiai in legno, galli in ceramica, giocattoli). Le fotografie letteralmente “misurano” e reinterpretano questi oggetti, evidenziando l’approccio analitico e antropologico di Cresci alla cultura contadina, riflesso della sua formazione legata al design e alla grafica.
Mario Cresci, Dalla serie Ritratti reali, Oliveto lucano, 1972. Courtesy Archivio Mario Cresci.
Fanno parte della mostra anche i foto-collage intitolati Un po’ di terra in cielo un po’ di cielo in terra, realizzati tra Matera e Milano nel 1973, in cui la fotografia e la grafica interagiscono attraverso prelievi e inserzioni di paesaggi, colorazioni e spostamenti di porzioni di immagini.
La rassegna si conclude di fronte alla grande vetrata della Galleria 5, su cui sono riprodotti cinque rayogrammi della serie Misurazioni ispirati al giocattolo di Pinocchio. Lo spazio ospita anche la serie Martina Franca Immaginaria (1979), caratterizzata dal bianco della calce dei muri intervallato da porte, finestre e figure umane parzialmente visibili.
Mario Cresci, Un po’ di terra in cielo un po’ di cielo in terra, fotocollage, Milano, 1973 . Courtesy Archivio Mario Cresci.
L’esposizione MARIO CRESCI. Un esorcismo del tempo rappresenta un’occasione unica per immergersi nel lavoro di uno dei maestri della fotografia contemporanea e per riflettere sulla memoria, l’identità dei luoghi e la capacità della fotografia di esorcizzare il tempo. Un’esperienza da non perdere per gli appassionati d’arte e fotografia, ma anche per tutti coloro che desiderano scoprire e apprezzare il fascino e la potenza evocativa di un grande artista visivo.
Mario Cresci, Autoritratto, dalla serie Interni mossi, Barbarano Romano 1978-19. Courtesy Archivio Mario Cresci.
La rassegna di MAXXI è il risultato di un intenso lavoro di ricerca, realizzato in collaborazione con le principali istituzioni culturali italiane, gallerie e collezionisti privati, tra cui l’Archivio Mario Cresci, il CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione di Parma, il MUFOCO – Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo e la Regione Basilicata.
Ne fanno parte un catalogo, edito da Contrasto e curato da Marco Scotini con Simona Antonacci, che offre un’ampia riflessione sull’opera di Mario Cresci, e, inoltre, una selezione di video storici, oltre che un’intervista realizzata appositamente per l’occasione.