“La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C’è chi sopravvive”,
Eugenio Montale, 1971
Arrigo Arrighetti nasce nel 1922 a Milano. Ancora studente diciottenne, inizia a lavorare per il Comune di Milano come avventizio. Si laurea nel 1947 in Architettura al Politecnico di Milano discutendo una tesi sulla ricostruzione e trasformazione di Palazzo Sormani, in biblioteca pubblica, progetto che realizzerà tra il 1947 e il 1956 proprio in qualità di architetto incaricato del Comune. Inizia a collaborare con il Politecnico come assistente volontario alla cattedra di Tecnica delle Costruzioni e Tecnologia dei Materiali tenuta dal prof. Mario Cavallè. Si manifesta così l’interesse per le strutture, che in seguito sarà fondamentale nelle sue realizzazioni quali la copertura alla stazione MM di Amendola (1960), la piscina Solari (1963), la chiesa San Giovanni Bono (realizzata con Leo e Marco Finzi nel 1964), opere in cui la forma e la struttura si fondono in maniera potente e definiscono la cifra caratteristica della sua architettura.
Nei suoi primi anni di attività presso l’ufficio Progetti e Lavori progetta complessi di case popolari tra cui le case nel quartiere Gabrio Rosa e gli edifici in via Lorenteggio, dove, pur in una varietà tipologica comune (case a schiera in linea e a ballatoio), dedica particolare attenzione ai dettagli costruttivi e ai temi della luce e dell’areazione.
Dal 1955 al 1961 dirige l’Ufficio Studi e Progetti Edilizi del Comune di Milano trasformandolo in vero e proprio centro studi, dove la progettazione veniva impostata in modo che la parte informativa e di studio acquistasse valore preminente nel lavoro. Questo nasceva dall’esigenza di dare criteri il più possibile unitari e organici alla progettazione all’edilizia comunale e al tempo stesso di formare nuovi tecnici preparati. Durante la sua direzione vengono realizzate oltre 150 edifici tra scuole, impianti sportivi, uffici pubblici, mercati e complessi edilizi, divenendo esempio per molte città italiane. Inizia quindi la realizzazione di scuole, tra le altre, l’istituto Martin Luther King al Qt8, progettata con criteri fortemente innovativi: Arrighetti parte infatti dal concetto di scuola come comunità, edificio che accoglie un istituto base del vivere collettivo. Segue la scuola di Villapizzone, primo esempio di edificio modulare con strutture in cemento armato. Le scuole costituiscono per Arrighetti un importante campo di sperimentazione formale, come è evidente nella scuola materna di via Santa Croce. L’azione di Arrighetti sembra giustificare e anche anticipare la riflessione di Gillo Dorfles riguardo “la necessità di creare edifici nuovi, piuttosto che adattare i vecchi, di evitare l’immissione della popolazione scolastica in palazzi, ville, castelli (…) che saranno sempre poco idonei ad accogliere una scuola per l’infanzia e l’adolescenza. È invece preferibile che il bambino nell’età più formativa sia immesso entro ambienti nuovi di edifici recenti, creati ad hoc, che gli diano, – sin dai primi contatti – oltre gli immancabili requisiti pratici e igienici, l’atmosfera a e la percezione di una democraticità architettonica e sociale”.
Nel 1956 l’Ufficio organizza un importante convegno sulla edilizia scolastica dove Arrighetti può esprimere con successo le proprie convinzioni che, partendo dal tema in questione, coinvolgono però aspetti urbanistici, tecnici, pedagogici, economici, puntando anche alla realizzazione di modelli tipo capaci di evolversi in base alle nuove necessità. In questo periodo Arrighetti progetta numerosi edifici scolastici, dalle scuole materne, alle scuole medie, agli istituti tecnici superiori che devono essere dotati, oltre che di aule, anche di diversi e specifici laboratori. I suoi lavori suscitano interesse a livello nazionale e internazionale e il Ministero della Pubblica Istruzione pubblica come esempi sui “Quaderni” diversi suoi edifici realizzati in quegli anni. Nel 1960 viene indicato per eseguire il progetto degli allestimenti delle stazioni della Metropolitana Milanese, ma riuscirà a realizzare solo la copertura della stazione Amendola–Fiera caratterizzata da una copertura di resina poliestere rinforzata con fibre di vetro. Tra la fine degli anni Cinquanta e i primi Sessanta realizza la piscina e stabilimento docce di via Argelati e la piscina coperta del Parco Solari. Nel 1961 Arrighetti assume la direzione dell’Ufficio Urbanistica Comunale che manterrà sino al 1963. In questo periodo si occupa della revisione del piano Regolatore del 1953, ed è impegnato nella progettazione della Spina Centrale del quartiere Gallaratese G1 e G2 e della sistemazione del Monte Stella al QT8. Contemporaneamente mantiene viva la collaborazione con la facoltà di Architettura dove diventa assistente alla cattedra di Urbanistica tenuta dal prof. Ezio Cerutti. Realizza nel 1964 il quartiere Sant’Ambrogio I con la chiesa di san Giovanni Bono e pochi anni più tardi il Sant’Ambrogio II. Nel 1979 termina l’attività presso il Comune di Milano e da allora lavora come libero professionista sino al 1989, anno della sua scomparsa.
La figura di Arrighetti, proprio per la sua costante attenzione alle problematiche sociali, è comparsa nella mostra curata da OMA di Rem Koolhaas Architecture by Civil Servants realizzata all’interno della Biennale
di Venezia del 2012, in cui i curatori intendevano evidenziare il ruolo degli architetti “impiegati pubblici”, veri e propri “burocrati” dell’edificare, cioè che lavoravano per servire la causa sociale. “Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta” – ricordano gli architetti dello studio OMA – “ebbero diffusione in tutta Europa grandi studi di progettazione di opere sociali, è stata l’epoca d’oro dell’architettura pubblica: un breve e delicato periodo di ingenuo ottimismo, prima che l’economia di mercato diventasse il brutale comune denominatore”. L’opera esposta, unica per l’Italia, è la chiesa di San Giovanni in Bono al quartiere Sant’Ambrogio I.
L’architetto Arrigo Arrighetti ha pensato alla città che stava risorgendo dalle macerie della guerra e andava trasformandosi sotto l’urto dell’immigrazione in metropoli, come un luogo ospitale in cui la socializzazione e i contatti umani avessero diritto a luoghi atti ad accoglierli e a favorirli. Con questi obiettivi Arrighetti ha fatto della sperimentazione la guida della propria ricerca progettuale, convinto che l’Architettura (con la “A” maiuscola) sia un servizio che si presta all’uomo per l’intera sua vita quotidiana e che può contribuire a creare la felicità di chi la vive. Arrighetti ha tenuto sempre fermo un modo di procedere: guardare, prima di intraprendere un progetto, alla sua funzione, al suo valore civile.
Bibliografia
Piero Bottoni, Antologia di edifici moderni in Milano, editoriale Domus, Milano, 1954
Gio Ponti, Milano oggi, edizioni Milano moderna, Milano, 1957
Roberto Aloi, Nuove Architetture a Milano, Hoepli, Milano, 1959
Agnoldomenico Pica (a cura di), Architettura moderna in Milano. Guida, Ariminum, Milano, giugno-luglio 1961
Arrigo Arrighetti, Sei anni di attività dell’Ufficio Studi e Progetti Edilizi, in “Città di Milano”, n. 6-7, giugno-luglio 1961
Maurizio Grandi e Attilio Pracchi, Milano guida all’architettura moderna, Zanicchelli, Bologna, 1980
Carla Bodino, (a cura di), Arrigo Arrighetti architetto, Archivio Storico Civico di Milano, 1990
Claudio Camponogara, Arrigo Arrighetti a Milano, in “AL, mensile di informazione degli Architetti Lombardi”, n. 4, aprile 2002
Jacopo Leveratto, Arrigo Arrighetti. Prototipi per un’architettura civile, in “ARK”, n. 33, marzo 2020
Marco Biraghi, Adriana Granato (a cura di), L’architettura di Milano. La città scritta dagli architetti dal dopoguerra a oggi, Hoepli, Milano, 2021
AA.VV., Arrigo Arrighetti a Milano / Arrigo Arrighetti in Milan, Fondazione dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano, Milano, 2022
Fonti delle immagini
Le immagini, qualora non siano citati gli autori, sono state tratte dai seguenti volumi:
Carla Bodino, (a cura di), op.cit.
Gianoiero Aloi, op.cit.
Francesco Ogliari, 25 aprile 1945. Milano prima e dopo. La ricostruzione 1945-1950, Edizioni Selecta, Pavia, 2011
“Edilizia Moderna”, n. 58, agosto 1956
“Vitrum”, n. 159, gennaio-febbraio, 1967
“La rete delle linee. Linea n. 1”, Pubblicazioni della Metropolitana milanese s.p.a. (opuscoli del 15 aprile 1959, e maggio 1961)