La recente uscita per i tipi di Jaca Book della collana Paesaggio con Architetture diretta da Andrea Savio e Carlo Alberto Maggiore, ci proietta all’interno di uno dei temi chiave della ricerca e della produzione architettonica.
I primi tre volumi offrono un’analisi approfondita sul ruolo e il valore del paesaggio nella progettazione degli edifici. Gli autori mettono in risalto, con un approccio olistico, il contributo fornito dal contesto alla realizzazione di opere originali ed eccezionali in una dinamica reciproca di figura-sfondo in cui la singolarità e il pregio delle costruzioni sono strettamente connessi con le caratteristiche dell’ambiente circostante.
Ogni volume si concentra su un aspetto specifico di questa relazione a partire da un peculiare angolo prospettico.

Vico Magistretti, Case Rosse di Framura. Viste dal mare. Foto: Andrea Savio.

Andrea Savio (Vico Magistretti, Case Rosse a Framura), Sara Protasoni (Figini e Pollini, Asilo Olivetti a Ivrea) e Laura Greco (Angelo Bianchetti, gli Autogrill) raccontano, con le loro analisi storico-critiche, come il paesaggio intervenga in maniera preponderante nella definizione dello spazio e dell’ambiente in cui questi edifici sono inseriti. Attraverso una ricca documentazione iconografica, riproduzioni di tavole originali, rielaborazioni grafiche e fotografie d’epoca, ogni autore fornisce al dibattito nuovi spunti critici ed ermeneutici in merito al rapporto fra Paesaggio e Architettura.
Un paesaggio, come si legge nel risvolto di copertina dei volumi della collana, “naturale e urbano — si costituisce sempre insieme con quel principio insediativo che avvia il lento e complesso processo di modificazione di un luogo con le architetture tra le architetture”. L’intima connessione tra Natura e Architettura si realizza, dunque, quando gli elementi naturali e quelli urbani stabiliscono una comunicazione sinergica in modo tale che la presenza degli uni implichi necessariamente quella degli altri. È un processo di arricchimento reciproco che modella il paesaggio, creando un’armonia visiva e concettuale che riflette la nostra relazione con il mondo che ci circonda.
Come scrive Christian Norberg-Schulz (Genius Loci. Paesaggio Ambiente Architettura, Electa, 1992), un Genius Loci rappresenta lo spirito del luogo che sopravvive alle modifiche dovute ai diversi assetti funzionali conferendo un carattere indelebile ai paesaggi.

Vico Magistretti, Case Rosse di Framura. Foto: Andrea Savio.

Il Genius Loci che interviene a integrare Natura e Architettura è uno dei temi centrali delle Case rosse a Framura di Vico Magistretti. Nel volume di Andrea Savio si sottolinea come l’articolazione dei rispettivi elementi compositivi conduca a una sintesi organica che integra interconnessioni geometriche, fisiche e visive in un dialogo incessante fra interno e esterno.
L’originalità del linguaggio compositivo di Magistretti, in continuità con le sue opere precedenti, pone qui l’accento sulla fusione con il contesto, tematica che ha le sue radici nei principi della modernità e che è da lui reinterpretata e declinata nell’alveo della ricerca architettonica italiana. Il maestro chiarisce come il processo progettuale e la scelta compositiva non possano prescindere dalla valorizzazione e accoglimento delle caratteristiche orografiche del luogo di origine. Un chiaro esempio di questa relazione intima è dato dall’impiego della figura del quadrato come tracciato ordinatore e modulo di organizzazione spaziale che, innestandosi sul pendio scosceso della pineta, realizza un vero e proprio meccanismo di stratificazione progressiva. La configurazione volumetrica delle Case rosse di Framura, che si stagliano all’interno dell’ambiente naturale, grazie anche a una ricerca accurata di materiali e di aspetti cromatici contrastanti, contribuisce a ridisegnare un paesaggio antropico che attraverso l’arte (Architettura), acquisisce nuova bellezza.

Figini e Pollini, Asilo Olivetti, Ivrea. Sullo sfondo il complesso di 24 unità abitative. Foto: Mario Crimella / MART – Archivi Storici, Rovereto.

Se Magistretti trova nella naturalità del contesto l’idea progettuale generatrice, Figini e Pollini utilizzano per l’asilo Olivetti a Ivrea un approccio decisamente più cartesiano. Il rigore logico, diretta conseguenza dei principi del razionalismo architettonico, all’interno del quale si colloca il progetto originale (1939-1941), riporta a una architettura che, come si evince dal volume di Sara Protasoni, interpreta le istanze del Razionalismo nella declinazione stilistica e culturale tipica di una produzione afferente all’area del Mediterraneo.
L’Architettura, in questo caso, si confronta con le arti visive e il paesaggio viene interpretato come Natura diaframmata dall’asilo e determinato dalla relazione “in visu/in situ”. Le scelte compositive e l’impiego di materiali prettamente locali testimoniano, inoltre, come gli architetti vogliano stabilire un rapporto biunivoco fra Architettura e contesto. La sequenza di spazi aperti e chiusi, l’attenzione dedicata alla progettazione del verde, creano, come scrive l’autrice, la riproposizione di un paesaggio evocativo “di quell’originaria condizione perduta di comunione tra uomo e natura di cui il Paradiso Terrestre è la massima rappresentazione.

Figini e Pollini, gli spazi esterni dell’Asilo Olivetti, Ivrea. Foto: Mario Crimella / MART – Archivi Storici, Rovereto.

Mentre con le Case Rosse e l’Asilo Olivetti nella costruzione del paesaggio, l’Architettura ascolta e reinterpreta i “suggerimenti” del contesto in una relazione in cui l’una (la Natura) influenza prioritariamente l’altra (l’Architettura), con gli Autogrill di Angelo Bianchetti, si assiste a un cambiamento di tale prospettiva. L’Architettura non si adatta più all’ambiente, ma si impone al suo interno, definendo un nuovo concetto di paesaggio. Tale trasformazione si lega alla nascita di una nuova società, in cui la rivoluzione energetica, la diffusione dell’automobile e il conseguente potenziamento delle direttrici di comunicazione, di cui l’Autostrada del Sole costituisce l’opera più imponente, diventano i nuovi punti di riferimento per l’Architettura. Le autostrade, con il loro tracciato che attraversa e taglia il territorio, rappresentano così i nuovi elementi distintivi di un paesaggio che non rincorre più la riproposizione di un’immagine arcadica, ma che deve adeguarsi a nuove regole. Un paesaggio dove la natura è sostituita dall’asfalto.

Angelo Bianchetti, Autogrill a Fiorenzuola d’Arda, 1959. Foto: Archivio Jan Jacopo Bianchetti.

Come emerge dalle pagine di Laura Greco, i padiglioni degli Autogrill, al di là della loro dimensione e collocazione, a lato o a cavallo delle corsie, oltre a celebrare il viaggio come rito collettivo, costituiscono dei veri e propri bastioni dai quali osservare e percepire dinamicamente il contesto. I padiglioni sono edifici “fermi”, statici che ci guidano all’incontro con un paesaggio in continuo movimento. Questo paesaggio, trasformazione di un’area marginale, eleva il valore dell’opera dell’uomo che qui si sostituisce alla Natura che, di conseguenza, da protagonista del racconto diviene immagine di sfondo.

Angelo Bianchetti, Autogrill a Montepulciano, 1967. Foto: Archivio Jan Jacopo Bianchetti.

Ogni volume, seguendo una precisa linea editoriale, presenta una prospettiva originale sulle modalità con cui l’Architettura, attraverso i processi progettuali e creativi, si approccia al rapporto Architettura-Natura nella costruzione del paesaggio come interazione tra elementi naturali e artificiali. Questo enfatizza in modo evocativo le caratteristiche del luogo, del Genius Loci, nello sviluppo del progetto, creando così autentici e unici Paesaggi con Architettura.