Situato nella baia di Muggia nel Golfo di Trieste, il terminal marittimo dell’Oleodotto Transalpino è utilizzato per lo scarico del greggio, che prosegue collegando il Porto di Trieste con i Länder tedeschi della Baviera e del Baden-Württemberg.
Tal Oil ha avviato una progettazione con lo scopo di implementare la sicurezza del sistema logistico e di aggiornare l’infrastruttura ai più rigidi standard di sicurezza e protezione ambientale adottati dal settore Oil & Gas e dalle best practices internazionali.
Una coerente ed una unitaria visione progettuale ha permesso di gestire le diverse attività specialistiche coinvolte (paesaggistico-ambientali; geotecniche e strutturali; pipeline system & management) in modo integrato e di fornire una soluzione infrastrutturale condivisa ed efficiente, in grado di restituire un paesaggio con un valore potenzialmente maggiore rispetto a quello di partenza.
Foto: Stefano Graziani.
Un’efficace logistica delle persone e delle merci aumenta l’accessibilità della città. L’obiettivo è soggetto a due vincoli che rappresentano di fatto altrettanti obiettivi politici: l’efficienza e la sostenibilità.
Le politiche della logistica – ove prevalgono contenuti economico-sociali, trasportistici, ambientali – si perseguono anche ed inevitabilmente con strumenti e valori di interdipendenza da non trascurare, affinché la logistica dia maggiore accessibilità anziché incrementare costi ambientali e/o fiscali.
Foto: Stefano Graziani.
Nel rapporto tra governo del territorio e tutela della biodiversità e della qualità paesaggistica, lo spazio infrastrutturale può portare un contributo originale e potente alla ricerca di un contesto più complesso. Le mutazioni vertiginose conosciute negli ultimi trent’anni lasciano intendere che sia possibile modellare ancora la forma.
Oggi siamo convinti che il paesaggio non debba essere solo percepito nel valore di eccezionalità, ma in quello quotidiano che comprende il tessuto intero del territorio. Tuttavia, nonostante la sua relativa longevità fisica, lo spazio infrastrutturale viene ancora spesso considerato un prodotto secondario di mercati e perlopiù ignorato.
Planimetria generale.
Anche se lo spazio infrastrutturale nella città contemporanea si palesa in maniera sempre più evidente, continua ad essere progettato come inevitabile causa di degrado da minimizzare in seguito con azioni di mitigazione e di compensazione.
E se da un lato è ritenuto importante conservare le aree naturali, diventa necessario riconoscere e utilizzare la forza dell’evoluzione che sta dando forma a nuovi ecosistemi. Agire in modo da permettere alla natura di svilupparsi nel cuore delle nostre città.
Suolo: sezione tipo e pianta.
La necessità di ripensare il paesaggio
Il paesaggio non è un dato immediato ma il prodotto di un’elaborazione. Ma cosa vuol dire fare un progetto di paesaggio infrastrutturale? Cosa si propone, chi decide di farlo? Cosa fa, e come lo fa? Sviluppare un progetto di paesaggio non è qualcosa che, di fatto, si possa solo fare. Il paesaggio è infatti un concetto relazionale, ha a che fare con il modo in cui ci rappresentiamo un territorio e ci sentiamo in esso.
Foto: Stefano Graziani.
In tal senso, ritengo che la percezione del paesaggio è qualcosa che si avvicina di più ad una pratica, ad un modo di vivere, piuttosto che un’oggetto da contemplare. Una tecnica di vita (Foucault) che ci aiuta a comprendere la connessione con il mondo naturale, a confrontarsi con le incertezze, a sviluppare la capacità di vivere l’aspetto poetico della vita, a essere consapevoli della complessità del reale.
Foto: Stefano Graziani.
La coscienza del paesaggio si risveglia oggi, anche se le fondate preoccupazioni per l’equilibrio ambientale fanno sì che essa passi in secondo piano riducendo sostanzialmente la nozione di paesaggio al concetto fisico-biologico di ambiente.
Ed è all’interno di questa complessità che si è costruito il paesaggio infrastrutturale dell’Oleodotto.
In considerazione a potenziali sviluppi dell’area degradata, oltre a ridurre il rischio ambientale, a ottimizzare l’occupazione di suolo, degli ingombri delle condotte e appoggi a terra, a articolare l’assetto viabilistico e riallineare la discontinuità dei bordi, l’opera intreccia un mondo di relazioni.
Foto: Erika Skabar.
Qui la corrispondenza tra struttura portante e condotte e la scelta della loro colorazione, i percorsi di manutenzione e sedute, la messa a dimora di pioppi bianchi, ginestre, rose selvatiche e prati fioriti che attraggono uccelli e insetti si esplicita, anche in continuità con il sistema insediativo costiero che si vuole aperto al mare.
In conclusione, può l’esperienza di paesaggio avere la forza di far cogliere il legame tra le parti e le totalità, sviluppare quell’attitudine naturale della mente umana a situare le informazioni in un contesto? Di far emergere la responsabilità di appartenere al luogo nella sua unitarietà mentre contribuiamo a realizzarlo?
Sviluppo attività, 2013-20. Foto: Stefano Graziani, Erika Skabar.