Il centro di Bergamo Bassa rappresenta uno dei luoghi più rappresentativi di una rinnovata cultura urbana che è andata affermandosi in Italia tra Ottocento e Novecento. Si tratta di un approccio progettuale in cui il disegno della città moderna si sovrappone sulla trama storica senza annullarne la memoria e i caratteri fondamentali. Questa architettura della città costruita per l’uomo del XX secolo è un testo aperto da studiare e comprendere seguendo molteplici approcci. Tra i più interessanti, sicuramente per un architetto, troviamo quello che pone al centro del lavoro di ricerca l’opera di ridisegno, scomposizione e analisi delle sue parti. Un lavoro basato sullo studio metrico e iconografico di immagini e disegni. Come affermano gli stessi autori: “di fondamentale importanza, appare l’uso della fotografia, di architettura e paesaggio (in questo caso di paesaggio urbano), come strumento di rilievo intimamente legato alle restituzioni grafiche mediante la fotogrammetria e la scansione 3d.
In questo senso il volume di Alessandro Bianchi e Massimiliano Zigoi dedicato al Centro Piacentiniano costituisce un nuovo e interessante apporto alla conoscenza di questa parte di Città oggi nuovamente interessata da programmi e progetti mirati alla sua valorizzazione e rilancio. Il lavoro è frutto della ricerca condotta dagli autori all’interno del Laboratorio di Fondamenti della Rappresentazione tenuto dagli stessi al Politecnico di Milano. Nei tre capitoli viene proposta una rilettura attenta che parte dai caratteri insediativi del luogo, con la sua progressiva affermazione quale spazio pubblico riconosciuto e condiviso, per poi approfondire puntualmente le sue architetture e concludere sulle prospettive di recupero e valorizzazione.
A. Bianchi e M. Zigoi, Disegni di rilievo e proporzionamento del Palazzo di Giustizia.
Il primo capitolo in particolare ripercorre le tracce storiche approfondendo legami e rapporti tra ambiente costruito, storia e cultura architettonica, facendo emergere dalle relazioni tra luogo e progetto identità e caratteri di una precisa idea di città moderna. Bergamo e il suo territorio sono costruiti su rapporti antitetici e tuttavia imprescindibili e complementari. Questo carattere di contrapposizione tra le parti è ricorrente e si coglie chiaramente sia alla grande scala (nella relazione tra montagne e pianura, tra la Città Alta e la Città Bassa), sia nella stratificazione della coscienza sociale, economica e culturale (capoluogo-provincia, sacro-profano, lavoro-divertimento). In questo sistema di cose un luogo in particolare assume nella storia della città il ruolo di spazio condiviso e deputato alla messa in scena delle contraddizioni urbane e umane: un grande prato rigoglioso di piante e frutti si trasforma nel tempo in piazza di pietra dove si vende e si compera, dove si ride e si prega, è il Sentierone. Il nome ha origine da un grande prato rimasto per secoli sospeso tra i borghi e la città sul colle, un luogo dedicato già dal medioevo allo scambio e al commercio. Il “Prato di Sant’Alessandro”, per la sua posizione e per le sue tradizioni diviene centro della città contemporanea e ancora una volta si assiste ad un’apparente contraddizione in cui la campagna si sovrappone alla città e viceversa.
Comune di Bergamo, Planimetria affidata ai progettisti dall’ente banditore per l’elaborazione delle loro proposte (1906-07).
Marcello Piacentini, Pianta della versione definitiva del Progetto Panorama, arch. Piacentini e ing. Quaroni (1908).
Il secondo capitolo è dedicato interamente alla narrazione del “Progetto Panorama” che Marcello Piacentini redige in collaborazione con l’ingegnere Giuseppe Quaroni. Il lavoro, vincitore del concorso nazionale per la riqualificazione dell’area promosso dall’Amministrazione comunale nel 1907, prosegue fino alla fine degli anni Venti nella realizzazione dei nove lotti costituenti il fulcro del nuovo centro cittadino con progetti che Piacentini condivide insieme ad altri architetti della città come Ernesto Suardo, Giovanni Muzio e Luigi Angelini. Nel libro, Alessandro Bianchi e Massimiliano Zigoi mettono a confronto i disegni originali con i rilievi dell’opera costruita, proponendo una lettura dell’area compiuta edificio per edificio, approfondendone i caratteri tipologici e insediativi, le relazioni con il contesto. Le analisi metrico-proporzionali dei fronti consentono di comprendere le scelte progettuali operate da Piacentini e la sua propensione nell’uso di griglie dimensionali che legano tra loro i diversi edifici in un sistema di visuali e prospettive che misurano lo spazio e lo pongono in relazione con la Città Alta.
Nel terzo e ultimo capitolo gli autori compiono un bilancio sull’attuale situazione dei centri storici italiani e l’importanza che assume la conservazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico al fine di rilanciarne l’attrattività e la capacità di attirare nuovi fruitori, una naturale vocazione che deve essere salvaguardata sia come patrimonio culturale per la memoria collettiva sia come valorizzazione di una struttura urbana cruciale per la vita contemporanea.
Marcello Piacentini, Prospettiva del Progetto Panorama dell’arch. Piacentini e dell’ing. Quaroni (1908).
Il ridisegno e lo studio sui tracciati regolatori dei fronti dei nove edifici piacentiniani mette in evidenza analogie e diversità stilistiche, scala e proporzioni, forme e materiali del nuovo centro di Bergamo. Il libro presenta un catalogo di architetture esemplari. I palazzi di Piacentini formano un immaginario urbano e iconografico che ha plasmato il carattere moderno della parte di città nel piano fatta di architetture solenni e di ampi spazi dove la piena luce delle piazze si alterna all’ombra dei viali alberati. Il tema dell’arco si contrappone alla geometria lineare dei bugnati, le tenui cromie delle pietre si unisce alla ricchezza dei mosaici delle pavimentazioni sotto i porticati. Si tratta di nuovi paesaggi urbani carichi di memoria del passato, pensati in stretta relazione visuale con l’immagine compatta e murata dell’altra parte di città sul colle. Quest’ultima espressione di una magnificenza che rimane fissa nella memoria e nella cultura del luogo.